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martedì 11 febbraio 2014

Elitaria - Widescreen Satanas

#PER CHI AMA: Black Industriale, Aborym
C'è sempre più fermento nella scena italica: mentre le vecchie gloriose band del passato si confermano ad altissimi livelli anche con etichette internazionali (Aborym e Forgotten Tomb), e altre hanno la fortuna di firmare per “major” del metal (Fleshgod Apocalypse), nuove realtà emergono quotidianamente, che sperano di forgiarsi una propria strada verso il più che meritato successo. Oggi è il turno dei piacentini Elitaria e del loro minaccioso concentrato di black industriale che proprio dalla band di Fabban e soci trae parte della sua ispirazione. 'Widescreen Satanas' è infatti una perla fusa di metallo nero, cinque pezzi (più intro e outro) fatti di un sound bellicoso, un vortice di velenosa e insana malvagità che combina gli stilemi del black d'avanguardia di Samael e Alastis con la furia iconoclasta degli Aborym più intransigenti. “Widescreen Satanas” parte I e II coniugano alla grande la proposta del combo emiliano: un assalto sonoro, una centrifuga di chitarre, divagazioni cibernetiche e un drumming artificiale, su cui si inerpicano le belluine vocals di D666 che narrano di come le macchine abbiano messo in ginocchio l'uomo. Nei suoi intermezzi più riflessivi, emergono forti anche le influenze black/death di 'Abyss Calls Life' dei Necromass, che ne elevano ulteriormente lo spessore artistico. “Ragnaroek Propaganda” è un altro attacco efferato che non lascia scampo nemmeno per un secondo. Se dovessi identificare l'elemento di maggiore spessore nel sound dei nostri, citerei l'egregio utilizzo di samples e tastiere, che arricchiscono e fortificano non poco, il risultato finale, come accade anche nella parossistica e celestiale “Dawn of Mecha”. Con “Mithocondrion”, gli Elitaria confermano i risultati positivi espressi nelle precedenti song e evidenziano una bella progressione sonora rispetto a 'Ngc 666 (New Galaxies Catalogue 666)' del 2010: si tratta di un mid-tempo in stile Samael, con qualche suono disturbante ma pregno di melodie e risvolti catchy che mettono in luce anche un lato più umano del duo italico. Ora auspico che qualcuna delle etichette nostrane diano una possibilità agli Elitaria, anziché dar corda alle solite e noiose band scandinave. Bravi! (Francesco Scarci)