#PER CHI AMA: Post Rock Strumentale |
Non sono dei novellini gli austriaci Microtonner, dato che stanno per compiere il loro diciassettesimo compleanno, e con questo quarto album portano a compimento un “ritorno alle radici”, dopo una parziale virata verso lidi industrial ed elettronici. Da poco, infatti, Martin Baumann (chitarra) e Paul Proll (basso), hanno ri-accolto in organico un batterista stabile (Chris Hubmann), che gli ha consentito di cimentarsi nuovamente con il loro primo amore, ovvero un post-rock strumentale caratterizzato da un suono molto solido, direi quasi granitico. 'Navigation' è quasi un concept album, un viaggio in musica, un racconto di viaggio, un racconto di vita. Ciò che colpisce, fin dai primi istanti della traccia d’apertura “Departure”, è questa sensazione di straordinaria concretezza e fisicità che i tre riescono ad infondere nelle loro trame, che riescono a risultare interessanti e mai banali, a dispetto di una tavolozza espressiva solo all’apparenza limitata. Il mare nero e increspato della copertina viene più volte evocato nel corso di queste nove tracce, dalle inquietudini di “Exploration”, fino alla potenza espressa senza freni in “Dark Surface” (inclusa anche nella prima compilation del Pozzo dei Dannati) dove tra feedback, percussioni marziali e muri chitarristici, pare di udire anche il canto di una sirena in lontananza. Vanno dritti al punto, i Microtonner, senza inutili orpelli la loro musica si dispiega con sorprendente immediatezza e una potenza sempre funzionale al brano, e mai usata per mascherare lacune compositive. Si fanno ben volere, questi austriaci, come quei mediani non particolarmente dotati dell’estro del genio che però corrono dietro agli avversari, recuperano la palla e fanno ripartire l’azione, e poi corrono verso la porta, credendo anche ai lanci in cui nessuno crede. Per tutti i 90 (40, in questo caso) minuti. Senza cedimenti. (Mauro Catena)
(Self - 2013)
Voto: 70