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martedì 3 dicembre 2013

Dawn of Tears - Act III: The Dying Eve

#PER CHI AMA: Swedish Death, Dark Tranquillity, Children of Bodom
La formazione spagnola non è certo l'ultima arrivata in ambito estremo, anche se certamente non è la più prolifica delle band. Attivi infatti fin dal 1999, con questo loro 'Act III: The Dying Eve' giun-gono finalmente al traguardo del secondo album (all'attivo anche un EP). Si tratta di un lavoro cer-tamente debitore delle sonorità dei mostri sacri del nord Europa, in testa Children of Bodom e primi Sentenced. Il lavoro consta di nove tracce che aprono con "A Cursed Heritage", song che a livello di melodie strizza decisamente l'occhio ai 'Bambini di Bodom' mentre a livello di rifferama, non posso non citare i Dark Tranquillity, per un risultato finale davvero apprezzabile. Certo, come spesso mi è capitato di scrivere, nulla di nuovo sotto il sole. "Present of Guilt" è una song più pacata che tra malinconiche melodie nordiche e leggeri influssi elettronici, mi conquista per la sua semplicità e fluidità. Di sicuro a livello tecnico-compositivo, il quintetto di Madrid non è certamente sprovveduto: ottime qualità infatti risiedono nei suoi strumentisti. "Lament of Madeleine" è una song che per certi versi ha in sè qualcosa dei primi Cradle of Filth, per una velata vena gothic black, niente male. "The Darkest Secret" apre con una bella tastierina dal taglio vampiresco, poi attacca il riffing serrato ma sempre marcatamente melodico (e di chiara derivazione heavy classica) della sezione di asce, mentre il robusto drumming picchia che é un piacere. Un plauso va al buon J. Alonso che dietro al microfono offre una prova molto convincente con un growling mai sopra le righe per ferocia, ma anzi molto comprensibile, a cui peraltro spesso si affianca una eterea voce femminile. Ribadisco che forse la pigrizia dei nostri nel rilasciare i propri album alla fine rischierà di essere un'arma a doppio taglio, in quanto la proposta del combo iberico finisce per "puzzare" ov-viamente di già sentito, un peccato. Arrivo a "Silent as Shades are" e la eleggo immediatamente mia traccia preferita, forse perchè avrebbe potuto essere inclusa in 'Projector' dei già citati DT e perchè in modo un po' ruffiano, le sue melodie si stampano immediatamente nella mia testa. Il disco scivola piacevolmente fino alla sua conclusione, "Prize Denied", con rimandi qua e là della discografia swedish e melo death di matrice finlandese che alla fine farà la gioia di coloro che apprezzano ques-to genere, pur non proponendo assolutamente nulla di innovativo. Album onesto, dalle cui critiche mi aspetto però una risposta in futuro decisamente più personale. (Francesco Scarci)

(Inverse Records - 2013)
Voto: 70

http://dawnoftears.org/