#PER CHI AMA: Gothic Doom, Tristania, Trail of Tears, Draconian, My Dying Bride |
Avrei potuto recensirlo assai prima questo lavoro se solo il cd inviatomi dalla band di Sydney, fosse stato leggibile, ma niente da fare: bella la tenebrosa cover cd, ma della musica nessuna traccia. E allora, sfruttando un’ottima connessione internet (quella di casa mia è di una lentezza disarmante), procedo con la recensione direttamente dal sito bandcamp dell’act oceanico (che non venga in mente a nessun altro ora di farmi questo tipo di richiesta). E dal sito della band prendo spunto per qualche notizia con cui rimpolpare questo mio scritto. Partiamo dal dire che oltre che la produzione ai Brain Studio di Sydney, la masterizzazione del disco è stata fatta ai famosi Fascination Street Studio di Orebro in Svezia (gli studios dove hanno registrato Katatonia, Soilwork e Amon Amarth, mica gli ultimi pivellini), questo a dimostrazione che la band tiene molto al proprio lavoro e si sente. Poi quando è la musica a dire la propria, quello che passa immediatamente all’orecchio è quel meraviglioso violino che con le sue arcane e gotiche melodie, si va a stagliare fin da subito nella mia testa. Metteteci poi le soavi voce di una gentile donzella e “Monarch” è servita: un piatto di succulento gothic death di altri tempi, che farà la gioia di tutti coloro che si cibano di Tristania, Trail of Tears e compagnia bella. Non conoscessi la provenienza del combo australiano, avrei sicuramente pensato alla Norvegia come nazione di origine dei nostri, anche per il loro fantasioso monicker. Invece è l’assolata Sydney a dare i natali ai Myraeth e devo ammettere con somma soddisfazione, che quanto venuto fuori, oltre ad essere di eccellente fattura, si pone addirittura davanti a quanto prodotto ultimamente dai cosiddetti maestri nordici. Quando poi è “Confession” a partire e il melanconico violino a occupare la scena, lo spettro dei My Dying Bride, si manifesta sulle teste dei nostri e la vena doom emerge prepotentemente nelle corde del quintetto del New South Wales. La voce di Samantha (tra l’altro responsabile anche di tastiera e violino) conquista la scena, e assurge a ruolo di protagonista e non più di comprimaria del growling animalesco del buon Ryan (che in “Driftwood” sfiora addirittura lo screaming). Certo, come si suol dire, non è tutto oro quel che luccica, “Mythology” è un pezzo sentito una marea di volte, in cui anche un che dei primi Lacuna Coil viene fuori dalle note di questo brano. Per dire che “In Glorious Death” per quanto sia buono, non splende decisamente di luce propria, in un genere che ha detto tutto o quasi e che sta sparando le sue ultime cartucce (a tal proposito attendo con ansia le ultime release proprio di Tristania e Trail of Tears, per capire se decretarlo definitivamente morto oppure dare ancora una possibilità di rivitalizzazione, staremo a sentire). Nel frattempo i Myraeth continuano a deliziarci con la loro proposta che qua e là, da vari generi e band (in ultimo citerei anche Draconian e i primi Anathema), finisce per pescarne a piene mani, offrendoci alla fine un lavoro decisamente derivativo, ma che comunque si lascia piacevolmente ascoltare, le sue melodie immagazzinare nella mente e alla fine anche appisolarmi sulle dolci note di questo “In Glorious Death”. Come opera prima (se escludiamo l’EP di debutto), devo dire affatto niente male. Ottimo il songwriting, cosi come la prova di tutti i musicisti; cercherei ora di migliorare l’originalità della proposta per evitare di cadere nel sentito e risentito, come spesso accade durante l’ascolto di questa release. Le potenzialità per migliorare ci sono, ai Myraeth ora la palla. (Francesco Scarci)
(Self)
Voto: 70
https://www.facebook.com/Myraeth
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