#PER CHI AMA: Ambient |
“Preface”, ”Surface” Venite con me. Versatevi qualcosa di forte e sedetevi in un comodo abbandono. Vi guiderò io tra le sonorità cupe di questo Svidd Neger in cui gli Ulver richiamano passioni dark sopite e perpetrano il loro stile inconfondibile tra tastiere, accordi circolari, effetti sfumati, malinconici, sensuali ed ipnotici. Soffia un vento lento che scopre le tracce di piedi nudi coperte dalle sabbie del pensiero. Il pensiero diviene fisso e suddito, preso, imprigionato, deviato dalla sua realtà fino a perdersi tra i cambi di strumenti e di ritmo. “Preface”, “Surface” sono solo l'assaggio al come gli Ulver possono cambiare la vostra dimensione, il vostro tempo, le vostre certezze sonore. Venite con me è solo l'inizio… 3. “Somnam” …l'inizio di un viaggio da ascoltare in cuffia. Non vi nego che dovete essere preparati a questo ascolto. Potreste subire danni alle corde dell'anima, forse dovrete riaccordare il vostro strumento. Rumori, suoni sottesi all'inconscio si avvicendano, vi esplorano, percuotono la vostra coscienza. Si interrompe la musica, ma è un risveglio apparente…andiamo a…”Widcat”. Rimanete fermi. Rimanete immobili. Forse sarete scossi. Vi dico che reagiscono gli occhi a questi lamenti, che questi lamenti parlano come contrazioni del viso di fronte a chi guarda. Poi la musica accarezza l'angoscia…da provare… È la volta di “Rock Massif” e “Poltermagda” Mi ridesto dal torpore. Scuoto il capo e poi seguo le percussioni nell'intro aggressivo di questo brano che mi fa abbassare ed alzare la testa ripetutamente. Il piatto della batteria sembra una tortura che frusta i timpani, ma ancora una volta gli Ulver non lasciano nulla al caso ed è solo un graffio all'anima…il sangue che sgorga cola su “Poltermagda” che sa di intermezzo futile e funzionale a chi s'è perso nelle caverne buie degli Ulver…si prosegue con… “Mummy”, “Burn the Bitch” e “Sick Solliloquy”: tenetevi saldi a qualsiasi cosa abbiate a portata. Chiudete gli occhi. Lasciatevi disintegrare. Durano poco questi tre brani, ma sono efficaci. L'uno horror. L'altro elettronico. “Sick Solliloquy” inquietante, parlato. Torniamo a noi. Una ritmica da ballo. Degli intercalari inaspettati. Dei suoni quasi caldi muscolari accentuati. Piacevolmente sorpresa mi alzo e danzo tra le note di questo brano che spezzano il gotico senza lasciarlo mai. È “Waltz of King Karl” che sembra continuarsi in “Sadface”, ma d'improvviso percussioni impreviste spezzano il ritmo, si mescolano al ritmo, poi si addensano, infine divengono ossessive sino all'epilogo di “Fuck Fast”, che chiede senza diritto di replica. Ci involiamo verso la conclusione con il trittico “Wheel of Conclusion”, “Camedown” e “Ante Andante”. State comodi. Le ultime note di questo album vi accompagnano ovunque vogliate andare, cullano i vostri desideri, guidano i vostri pensieri, vi scortano con arte fuori dall'antro degli Ulver che vi aspetta non appena vi vada di perdervi di nuovo. (Silvia Comencini)
(Jester Records)
Voto: 85
http://ulver.bandcamp.com/
Voto: 85
http://ulver.bandcamp.com/