#PER CHI AMA: Post Rock/Shoegaze, *Shels, Archive |
L’avevo scritto qualche mese fa, in occasione della recensione della loro prima release, che un vocalist avrebbe giusto fatto comodo ai cileni Bauda, ed eccomi accontentato. Il terzetto di Santiago torna con un nuovo lavoro, tra l’altro fuori per l’italianissima ATMF e signori miei, tanto di cappello, per una release finalmente davvero interessante. Apertura affidata a “Ghosts of Panthalassa”, song che sembra estrapolata da un disco dei post rockers inglesi Archive (penso ad “Again” tratto da “You All Look the Same to Me”), traccia estremamente delicata, che esplode solo in un dirompente finale e che mi fa esultare per la nuova direzione artistica intrapresa dall’act sudamericano. Ci siamo sotto tutti i fronti: l’espressività della voce (che richiama appunto il vocalist degli Archive – un plauso quindi a César Màrquez), l’emozionalità della musica, che abbandonate le strumentali divagazioni folk depressive degli esordi, ora resta costantemente ancorata ad ammalianti e malinconici territori post rock/shoegaze, tessendo dei brani stracolmi di un’espressività inaudita e, splendida a tal proposito, “Humanimals”. Preparati anche tecnicamente e dotati di uno spiccato gusto estetico che si esplica attraverso gli otto momenti qui contenuti, i Bauda sanno come stupirmi e come conquistarmi: in “Silouettes” è ad esempio, il magnetico suono di un basso accompagnato da un’aggressiva chitarra acustica mi tengono concentrato sul sound travolgente, di quella che potrei definire la vera sorpresa del 2012. In questa song, il trio sud americano non nasconde neppure il proprio amore per i suoni post metal, con un finale incandescente. Con “Oceanìa”, i nostri tornano a dipingere paesaggi indefiniti, desertici, quasi i Bauda volessero fotografare, attraverso la loro musica, il desolante deserto dell’Atacama, punteggiato da quelle che sono, tra le più alte vette montane del Sud America. Brividi si, percorrono il mio corpo. Questo è l’effetto meraviglioso del sound, estremamente già maturo di quest’ensemble, che in “The Great Escape” invece, coglie gli insegnamenti di un’altra delle mie band favorite, gli *Shels, e offre dei suoni post rock assai evocativi ed ispirati. Nonostante la lunghezza dei brani, i Bauda non annoiano mai, aggrovigliano con la loro musica, i miei pensieri, conducendomi in posti assai lontani. In “Ascension” ecco emergere forte l’eco dei Pink Floyd, con una bellissima base di pianoforte, su cui la seducente voce di César Màrquez concede il meglio di se stessa. “Euphoria… Of Flesh, Men and the Great Escape” riserva una sorpresa dopo l’altra, fino alla conclusiva notturna (direi ambient) “… Mare Nostrvm? (El Llanto de Quintay)” che suggella, a mio parere, uno degli album più intensi dell’ultimo periodo e che va a candidarsi per ricoprire un posto nella mia personale top ten di questo 2012. Un’altra uscita da “top player” targata ATMF. Complimenti! (Francesco Scarci)
(ATMF / A Sad Sadness Song)
Voto: 85
Voto: 85