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mercoledì 20 marzo 2013

Yayla - Nihaihayat

#PER CHI AMA: Black/Ambient
Per chi ancora non lo conoscesse, Yayla è un progetto personale del musicista/regista turco Emir Togrul e questo è il suo quarto album. L'istrionico musicista mostra ancora una volta la sua personalissima concezione del black/ambient metal fatta di stratificazioni di suono e distorsioni ovunque, contrastati da lunghi tappeti di synth e tastiere votate alla tristezza e alla riflessione. In questo lavoro Yayla si mostra molto determinato e mette in campo tutta l'esperienza acquisita nelle precedenti release, infatti nei cinque brani che compongono questo “Nihaihayat” troviamo la lunga intro “Intergumental Grasp” e la conclusiva “In Senility” che si rifanno al precedente “Fear Through Eternity” (album epico e monolitico dal sound costituito prevalentemente da tappeti di tastiere atmosferiche recensito a suo tempo su questo blog) con suoni maestosi di synth evocanti paesaggi eterei e oscuri mentre nei restanti tre centrali l'anima di Yayla si rifà al suo aspetto più sonico, distorto e ipnotico con scorribande ai confini con l'industrial marziale e il noise ma suonato come solo Burzum potrebbe intenderlo (anche se nel suo insieme il suono di Yayla è molto più pesante di quello del maestro!). Una ipnosi continua e massacrante quasi robotica, assalita dalla voce cavernosa e degenera di Emir, chitarre claustrofobiche create ad arte per rendere tutto nebbioso e cupo, quasi a voler proiettare l'ascoltatore in un mondo a sé, lontano da ogni dove, la misantropia ad ogni costo, un viaggio sciamanico avvolto dal mistero. A volte dai difficili risvolti e dalle tortuose inclinazioni sonore, dissonanze e distorsione a ruota libera creano un pesante muro di teatrale e sofferta decadenza, un'onda continua, un magma di rumore nero che si riversa sulle nostre orecchie. L'effetto tocca il suo apice in “Disguises of Evil” (che è anche la mia preferita) per l'impatto devastante, mistico e ripetiamo ancora, ipnotico, che la composizione di Yayla riesce ad infondere. Un continuo lento declino senza meta, lunghi brani di geniale tormento e tristezza, intelligenti, rumorosissimi e profondi, pieni di uno stato d'animo provato, epico e intimista, un sound estremo per sensazioni di introspezione estenuanti. Yayla lo conosciamo e lo ammiriamo, la sua musica cinematica non è per tutti ed è proprio questo che lo distingue da tutte le altre band. Il suo mondo è sotterraneo e popolato da spettri e fantasmi, saggi, mistici e nere figure tutt'altro che innocue. Da odiare o amare, fate la vostra scelta... l'ascolto è comunque consigliato! (Bob Stoner)

(Self)
Voto: 75

http://merdumgiriz.org/

martedì 6 novembre 2012

Yayla - Fear Through Eternity

#PER CHI AMA: Soundtrack Ambient, Burzum, Dead Can Dance, Popul Vhu
Yayla è il progetto con sede in Turchia del musicista Emir Togrul che abbiamo conosciuto qualche tempo fa con un lavoro di grande fascino ma che affrontava tutt'altra sonorità rispetto al presente “Fear Through Eternity”, dal titolo “Sathimasal” da noi allora ben recensito. Il valore di questo musicista ermetico consiste nel creare musiche estremamente profonde e coinvolgenti, oscure e molto criptiche. Yayla stavolta elimina ogni tipo di suono distorto, al contrario del precedente lavoro, e misura la sua capacità compositiva con una colonna sonora preparata ad arte per un suo film, dal titolo ovviamente uguale all'album “Fear Through Eternity”, di cui si può vedere il trailer sul sito www.merdumgiriz.org, sito che ospita tutti i lavori del suddetto artista (purtroppo non siamo riusciti a risalire alla tematica del film, ne a vederlo, non conosciamo il suo scopo commerciale o la sua distribuzione, ma sembra sia autoprodotto dall'autore, e quindi ci siamo accontentati del trailer). Il nostro cavaliere nero si arma di soli synths e qualche sparuta percussione e spolvera otto brani molto legati tra loro, tutti molto bui e riflessivi, nebbiosi e umidi. La colonna sonora così concepita e staccata dal collante immagine, risulta molto ostica e monolitica al primo ascolto per poi divenire famigliare, interessante e piacevole ai successivi ascolti. Siamo di fronte a qualche cosa di ferale ma molto melodico che ricorda a tratti la colonna sonora del film “Nosferatu” con K. Kinski, capolavoro dei mitici Popul Vhu, luminari del krautrock ma con uno spirito oscuro, più vicino alle cose sinfoniche, ambient e melodiche di Burzum (vedi la parte iniziale del brano “Der Tod Wuotans” dall'album “Hlidskjalf”), una spruzzatina del sound mistico dei Dead Can Dance senza cantato, ed i prestigiosi giochi percussivi del duo anglo/australiano, e il gioco è fatto. Questo album non è per tutti e la sua musica è cosa che più distante si possa udire dal mondo del metal o del rock! Ma chi avrà la volontà e il piacere di affrontarlo a orecchie ben aperte, non ne rimarrà certo deluso, anzi ne assaporerà la profonda nuova catarsi di un musicista molto molto motivato. Ascolto da provare! (Bob Stoner)

(Self) 
Voto: 70

domenica 1 aprile 2012

Yayla - Sathimasal

#PER CHI AMA: Black Psichedelico
Celato dietro questa one man band troviamo il polistrumentista turco Emir Togrul. Il suo personale progetto è caratterizzato da una catarsi sonica perfettamente riuscita che per l'intero lavoro perseguita senza dare tregua. Il suono di Yayla è dilaniato e magmatico con un incedere talmente funereo e cerebrale che a stento si riesce a dare un giudizio tecnico alle partiture degli strumenti o alla voce, echeggiante e distante quasi quanto l'inferno! Un'atmosfera plumbea ed interminabile ci avvolge creando immagini luciferine che portano l'ascoltatore a non inquadrare mai esattamente la fonte da cui arriva il suono, tanto è compresso, marziale, fumoso e rumoroso. Il risultato di questo sound ci fa sprofondare in una palude tanto fitta, introspettiva e densa, tanto coinvolgente che per liberarci non ci resta che spegnere il lettore a forza. Come se un album dei primi Ulver fosse suonato oggi con la forza psichedelica e noise di Boris e con il fascino di Jesu; questo album è una chicca per figure romantiche e oscure, figure d'altri tempi che non esistono più! (Bob Stoner)

(Self)
Voto: 80