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sabato 11 giugno 2011

The Interbeing - Edge of the Obscure

#PER CHI AMA: Cyber Death, Djent, Meshuggah, Fear Factory
La Danimarca non è famosa solo per aver dato i natali ad Amleto, King Diamond o Lars Ulrich, ma anche per avere una florida scena underground che consta di nomi più o meno famosi, come Mercenary, Raunchy, Mnemic e ora questi ultimi The Interbeing, che in realtà esistono fin dal 2001, ma che solo quest’anno sono giunti al tanto sospirato debutto (non considerando l’EP del 2008 autoprodotto, “Perceptual Confusion”). ”Edge of the Obscure” ha il tipico marchio di fabbrica danese, con le sue chitarre ribassate stracariche di un groove contagiante; è un sound che si rifà ai soliti mostri sacri, Meshuggah e Soilwork in primis, ma che comunque brilla di luce propria, grazie alla vivacità intrinseca del quintetto scandinavo. Uno due e tre, e si parte dopo la consueta intro, con “Pulse Within the Paradox”, in grado fin da subito di mettere in chiaro qual è la proposta del combo: cyber death molto tecnico, grondante di contaminazioni provenienti dall’industrial (Fear Factory docet), ovviamente dal djent, proprio per quelle sue chitarre distorte con accordatura downtuned, ma anche dal progressive, per quel largo uso di ritmi sincopati e poliritmie che rimbombano nei nostri cervelli (ascoltare le scale di “Tongue of the Soiled” per capire di cosa sto parlando), costantemente in compagnia di samples che generano plumbee atmosfere stracariche di un feeling da fine del mondo. Senza dubbio l’elettronica gioca un ruolo da protagonista nelle note di questo brillante lavoro, cosi come non vorrei trascurare la perizia tecnica (assai elevata) dei nostri e il ricercato gusto per la melodia, sempre in primissimo piano e di grande spessore. Le voci corrosive, seguono la scia dei connazionali Raunchy e Mnemic, anche se molto spesso Dara Toibin si lascia andare a clean vocals (fantastiche in “Face Deletion”), sussurrate o robotiche (come in “Shadow Drift” o in “Swallowing White Light”). Trattandosi di cyber death, è lecito non attendersi eteree vocals femminili: cosi quando leggo che “In the Trascendence” c’è come ospite Elin Kristina Segel ho un sussulto, ma tranquilli perché trattasi di una voce cibernetica al femminile, a sancire la definitiva ecletticità di questi danesi. Se il tipico sound scandinavo che rappresenta la matrice di fondo dell’ensemble danese, alle orecchie dei più non rappresenta nulla di nuovo, vi garantisco che l’apporto dei synth nell’economia della release in questione, assume un ruolo fondamentale (meraviglioso il break centrale di “Fields of Grey”). Sono a dir poco entusiasta dal dinamismo di questi sconosciuti The Interbeing, che da oggi seguirò con molta attenzione, per poter capire quali siano le reali potenzialità in vista dei prossimi lavori. Per ora il mio voto si ferma a 80, perché il sound può risultare ancora derivativo, ma sono certo che con le giuste dritte, l’esperienza e le funamboliche idee, i The Interbeing calcheranno il palcoscenico metal per lungo tempo. Una bombastica produzione e un eccellente songwriting completano un lavoro da cui è lecito aspettarsi un successo oltre le attese. In bocca al lupo ragazzi! (Francesco Scarci)

(Mighty Music)
Voto: 80