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martedì 11 giugno 2013

Sleestack - Book of Hours

#PER CHI AMA: Heavy Psychedelia, 50ft of Pipe, Cathedral, Monster Magnet
Affrontare questa band di Milwaukee non è facile, descriverla senza essere fraintesi altrettanto, ma ascoltarla è sensazionale. Un'evoluzione stilistica spettacolare ha fatto in modo che questa band, al terzo album autoprodotto (i primi due hanno caratteristiche diverse, sempre ancorati al genere space rock ma con meno virate vintage) partorisse un disco così maturo e ricercato dal titolo “Book of Hours”. Parliamo di stoner rock e psichedelia pesante come da tempo non si sentiva in giro, e non di sludge metal non di doom metal come troviamo scritto sul loro bandcamp. Prendete la pesantezza dei Cathedral senza l'aurea plumbea, aggiungete la psichedelia dei 500ft of Pipe senza l'ascendente garage, mescolatelo ai primi lavori dei Monster Magnet come quando agli inizi degli anni novanta fecero uscire il singolo “Tab” e avrete una minima parte di ciò che si ascolta in questo terzo album della band americana in questione dal nome Sleestack. Lucida follia rock di casa Thee Hypnotics ma più dilatata, lenta e ribassata come il sound dei primi Orange Goblin con voci dal vago sapore vecchio film horror e un suono che più naturale e ipnotico di così si muore... in “Lone Wolf” sembra di ascoltare i The Doors appesantiti e in acido dal sapore ‘70s stile Soft Machine in un delirio rock gravido di viaggi interstellari e catarsi totale sulla scia dei Cream. Eppure l'intero lavoro mantiene caratteristiche d'ascolto accessibilissime, anzi si fa ripetutamente ascoltare e amare alla follia. L'originalità qui è di casa e il risultato è impressionante: chitarroni grassi e cosmici, organo e strutture progressive, effetti space oriented e allucinazioni, acido a ‘go ‘go, un fantastico viaggio verso l'infinito. Il cd è un lusso e uno spasso per gli amanti della vera psichedelia, quella suonata e fusa nel segno del rock, quella senza remore, quella dei funghetti allucinogeni. Qui non troverete spazio per Kyuss o Queen of the Stone Age, non è musica del deserto come va di moda ultimamente ma super psichedelia inquietante, pertanto non avvicinatevi troppo se non per adorarli, rischiate di bruciarvi con un simile capolavoro. Colori e psichedelia deviante e deformante, lasciatevi andare e divinizzateli, non rimarrete delusi... erano anni che non ci arrivava dallo spazio cosmico un mostro alieno di tale bellezza. (Bob Stoner)