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mercoledì 25 gennaio 2023

Sacrimonia - Anthems of Eclipse

#PER CHI AMA: Symph Black
Il sottosuolo metallico è un po' come una camera magmatica di un vulcano che ribolle di lava destinata ad esplodere. Talvolta è però complicato imbattersi in band che se ne stanno nascoste laggiù, nell'underground. Oggi mi è andata bene e scava che scava, ecco che ho fatto la conoscenza dei polacchi Sacrimonia. La band, in giro dal 2015 e con un solo EP all'attivo ('New World Ascension'), è tornata nel 2022 con questo nuovo 'Anthems of Eclipse' ed un concentrato di black sinfonico di chiara scuola "cradle of filthiana". Guidati alla voce dalla brava Kamila "Lasaira" Grabowska-Derlatka, i nostri ci propongono otto tracce per poco più di 40 minuti di musica. Si parte dalla classica intro atmosferica e poi, ecco l'eruzione piroclastica con una deflagarazione di suoni bombastici (quelli di "Mirror for the Faceless") e un fiume di orchestrazioni che rischia di far impallidire anche i Dimmu Borgir. La cosa positiva, e che magari dona un pizzico di originalità in un mondo in cui l'originalità è diventata merce preziosa, è l'utilizzo di linee di chitarra che sfiorano il death metal melodico. Comunque, il brano presenta costanti cambi di tempo che rendono si l'ascolto poco fluido, ma richiedono un ascolto più attento, e decisamente più vario. La successiva "Modern Prometheus" sembra avvalorare ulteriormente la voglia dei nostri di coniugare symph black e death metal grazie a chitarroni belli incazzati, screaming vocals e tastieroni sinfonici. "For the Universe to Shatter" mi ha evocato un altro grande nome della scena black, quello degli Emperor, merito di un rifferama perennemente glaciale ma comunque ricco di melodie e ottimi arrangiamenti. Ripeto, il punto di forza del quintetto di Varsavia sono i cambi di tempo, le accelerate e frenate improvvise, come quella che chiude il pezzo. Poi, largo ad un piano che apre, come farebbero i Cradle of Filth, "Into Darkness My Soul Descends", con il suo rutilante incedere ritmico tra killer riff e un lavoro alle pelli (bravo Kamil Morte, uno che ha suonato anche nell'ultimo dei Darzamat) preciso e potente. Finalmente valido anche l'assolo in chiusura di pezzo, votato quasi ad un heavy metal classico, peccato solo che duri pochi secondi. Più ragionata "A Storm I Seek": meno spazio a randellate ritmiche in pieno volto e più elementi atmosferici ad incanalare il pezzo più mid-tempo di 'Anthems of Eclipse', che trova un altro bel lavoro solista verso il finale, laddove il cantato di Kamila si fa anche più personale e indemoniato. Con "Katabasis" si riprendono le sferzate sinfoniche con il connubio offerto da una devastante ritmica a braccetto con la voce corrosiva della frontwoman e un saliscendi chitarristico a metà brano accompagnato da un eccellente prestazione alle tastiere che mi ha richiamato alla memoria gli Angizia. A chiudere ci pensano i sinistri presagi di "Eclipse", un altro pezzo compassato con la voce della cantante qui quasi ritualistica, in un pezzo evocante questa volta il buon King Diamond. Insomma, tanta carne al fuoco in questo debutto, frutto delle infinite influenze dei nostri che convogliano in un disco che ha il pregio di saggiare lo stato di forma dei nostri, arrugginiti probabilmente da sei anni di inattività. Si richiede per il prossimo album un pizzico di originalità in più per aumentare il voto conclusivo. (Francesco Scarci)