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sabato 9 marzo 2019

Demetra Sine Die - Post Glacial Rebound

#PER CHI AMA: Black/Post/Alternative
I Demetra Sina Die sono un progetto di Marco Paddeu che già ci ha incantato e ipnotizzato con le derive ancestrali e ultraterrene dei suoi Sepvlcrum. 'Post Glacial Rebound' è un disco che trasmette energia, quell’energia pura di qualcosa che vuole passare dal mondo delle idee alla realtà e alla carne. Distorsioni potenti, sature, carichissime di armoniche, ritmiche rituali e insistenti, vicine allo stoner ma anche a musica più raffinata come gli A Perfect Circle, la voce è una tagliola nelle parti urlate e suadente e mistica nelle parti pulite a ricordare quella di Al Cisneros degli Om e degli Sleep. Il disco scorre con facilità e con omogeneità, uno dei miei pezzi preferiti è "Gravity" con la sua voce demoniaca e gli agghiaccianti arpeggi di chitarra su di un groove incedente e deciso, molto indicata per sessioni di meditazione o di medianità spiritica. Nei suoni nove minuti di estensione arriva ad un’intensità vicina al balck metal per rilasciare la tensione con dei lunghi e religiosi accordi propri dello stile Neurosis. "Eternal Transmigration" poi, con il suo spoken words e le sue malefiche risate mi fa rizzare i peli sulla nuca; quando l’ho sentita la prima volta infatti mi sono alzato dalla sedia e mi sono guardato le spalle, avevo la netta sensazione che qualcuno fosse in piedi dietro di me e mi stesse osservando. La finale title track racchiude poi tutte le migliori caratteristiche del disco, dagli ambienti tossici a desolati fino alle dense distorsioni passando per le grida disperate di Marco su un tappeto di disagio cosmico. 'Post Glacial Rebound' è una vista dall’alto di un mondo caduto in disgrazia, dove la vita non è riuscita ad avere la meglio sull’ambiente ostile che tutto pervade e nulla perdona. Dalla sommità di una montagna innevata si vede fumo nero alzarsi in compatte colonne e ricongiungersi con il cielo plumbeo e minaccioso come ad erigere un tempio alla distruzione e alla sovranità indiscussa della natura. Le fiamme hanno eroso qualsiasi cosa, rimangono solo cenere e lacrime, le lacrime di un’umanità così ottusa da aver distrutto se stessa e aver scatenato l’ira della natura, ultima e incontrastata sovrana della terra e dell’universo a cui forse anche noi che viviamo nella “realtà”, dovremo dare più ascolto per sperare che le ambientazioni di questo notevole disco non si tramutino nell’ambientazione della nostra vita. (Matteo Baldi)