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lunedì 30 maggio 2022

Pain of Salvation - Road Salt Two

#PER CHI AMA: Progressive Rock
…da quel medesimo genere che per decenni ha rappresentato un consolatorio iperuranio musicale per chiunque sentisse necessario darsela a gambe dalle classificazioni musicali correnti, i Pain of Salvation producono un duplice e pirotecnico contenitore di amenità, invero sorprendentemente coeso per ciò che concerne il primo episodio. In questo senso non è così strano che sia proprio il sequel, l'episodio più sparpagliato, a risultare più progressibile proprio per la presenza di roba come la circense "Break Darling Break" (con chiusura di flautino asmatico), la morriconiana "To the Shoreline", o ancora il deliquio acustico in "Healing Now" o la onni/porcupine/fluida "The Physics of Gridlock", episodi senz'altro più consoni per gli sclerotizzati percorsi neurali di un vecchio progghettone. E non certo il patton/funk di "Eleven" o, centottanta gradi più in là, i due heavy blues road-salt-primeggianti collocati in apertura, la beneducata "Conditioned" e la già citata e comunque maleducata "Healing Now". Una (doppia) concettualità altrimenti blanda, cucita insieme dalla furbesca ripresa del tema di "Road Salt Theme", dalla duplice "Of Dust" (la brontolosa) / "Of Salt" (la biliosa) e, fateci caso, dal layout delle copertine, ritraenti la band racchiusa in un cardioide stilizzato in 'R-S-1' e nella sagoma reale di un cuore umano in 'R-S-2'. (Alberto Calorosi)

(Inside Out Music - 2011)
Voto: 74

https://www.facebook.com/Painofsalvation

lunedì 29 maggio 2017

Pain of Salvation - In the Passing Light of Day

#PER CHI AMA: Heavy Progressive
La dream-teatrante e regressiva "On a Tuesday" collocata in apertura, intrisa di poliritmia, ghghgh, ammennicoli elettronici, repentini cambi di ritmo e inversioni di mood, interpreta solo nei suoni e non negli intenti quell'attitudine pionieristica heavy-progressive mirabilmente codificata quindici/venti anni addietro. Poco più avanti, "Full Throttle Tribe" comprime ulteriormente i suoni, suggerendo una sempre incombente esplosione emozionale. Il (tantissimo) resto dell'album si compone di un certo numero di Gidenlösissime simil-ballad con sofferente crescendo e chiusura fracassona (i finali nervosi quasi-rap di "Meaningless", cover dei Sign di 'Zolberg' e di "If this is the End", il superchitarraus di "Angels of Broken Things", il climax soulful di "The Taming of a Beast" dalle parti del Glenn Hughes più etereo) con l'unica eccezione del singolo marcatamente road-salterino (e parecchio furbo) "Reasons". Fastidiosamente autoreferenziale (e un pochino porta-sfiga) il tema del concept, dissertante stavolta del ricovero in ospedale dello stesso Gidenlöw pare per fascite necrotizzante, e della successiva lunga e fortunatamente riuscita convalescenza. Irritante la "bonjovata" finale di quindici minuti dedicata alla moglie, all'amore, al tempo che passa, alle farfalline nei prati e a queste tre fottute tonnellate di melassa musicale non richiesta che vi sono malauguratamente arrivate in faccia e nelle orecchie ("Nations have been born / the heroes of our childhood / dead, forgotten, or gone / but we still stand"). Un bel disco, ma non per i P-O-S. (Alberto Calorosi)

(Inside Out - 2017)
Voto: 70

https://www.facebook.com/Painofsalvation