#PER CHI AMA: Deathcore, As I Lay Dying, Neaera |
Il
Kjeragbolten: un antico molare norvegese, un cariato dente di roccia che sta
per cadere. Incastonato tra le mandibolari Kjerag Mountains, è sospeso
sull'orlo dell'abisso a circa mille metri di quota sopra il nulla. Lì mi trovo,
in piedi, in una posizione dall'infinita energia potenziale e, indomito, guardo
giù, di sotto. Avverto la scarica adrenalinica impossessarsi famelica del mio
corpo ma mantengo il controllo. Mi giro, come niente fosse e sorrido alla gente
che si trova a poca distanza me e da quel "molare". Su vicine
"gengive" di roccia, la gente, mi osserva, impaurita o ammirata.
Nessuno mi dice niente ma leggo, nelle loro menti, la pazzia che ognuno di loro
mi attribuisce. Fuori resto serio ma dentro... dentro già me la rido. Tutti si
mantengono a debita distanza. Estraggo con nonchalance, da quello che ho
camuffato come un semplice zaino Invicta, i miei auricolari ed il mio
paracadute. È vietatissimo il base jumping da quel punto ma me ne frego, ormai
ci sono ed indietro non ci torno. Già sono preda dei psichedelici vocalizzi di
"728(16)102" breve preludio a "Voices, Prayers and
Remembrances", prima vera track di questa release: "Sound of
Existence" dei ravennati Novel of Sin. Pochi secondi ed una testata da
20.000 chilotoni deflagra nelle mie sinapsi: plettrate non lente ma comunque
poco veloci e dalla potenza incisiva. La distorsione è tale che ho difficoltà a
trattenermi dal pogare. La melodia, contagiosa, mi vedrebbe scatenato
nell'headbanging più sfrenato ma no, devo restare serio. Il lancio è una specie
di rito. Il mio rito. Torno allora indietro di pochi passi accompagnato dalle
octopiche note di "Alone Through the Tides". Pause ad effetto
intercalate tra i breakdown che ne rallentano il ritmo, un voluttuoso
accoppiamento con i ripetitivi accordi di chitarra, una batteria martellante e
l'alternanza tra scream e growl, danno vita ad una particolare, viscerale,
amalgama che vede, quale ingrediente segreto al posto del mercurio,
l'intercalare di crash e splash. Dietro di me, intanto, poco più in là,
l'invitante precipizio mi seduce, mi sussurra, quasi avverto la voce di Trilly,
fata dell'aria dell'Isola Che Non C'è: io però, sono un Peter Pan particolare,
un Peter Pan sul quale la polvere di stelle non ha effetto alcuno e che non ha
bambini sperduti da salvare. I piedi ce li ho ben saldi a terra. Adesso.
Ululanti spire di vento, mi corteggiano, lambiscono, attirano. Poco sotto,
l’abisso, semi offuscato dall'umida nebbia crepuscolare, m'invita al più dolce
dei tuffi. Un salto da mille metri ad accarezzare, quasi con mano, un
affilatissimo profilo di roccia spinti anche dalle incontrollabili, repentine,
brusche, raffiche di vento. Eolo non è dalla mia, quel giorno. Lanciarmi da lì.
Che bella idea m'è venuta. Mi giro infatti di scatto e, soggiogato dalle
tonanti rullate di "A Key For Nowhere" corro deciso e mi getto nel
vuoto. A braccia aperte. A volo d'angelo. Una capriola in avanti e poi giù di
testa, in picchiata, braccia tese lungo i fianchi. Non la vedo più, la gente,
ma me la immagino terrorizzata farsi sempre più piccola lassù, sopra di me. Il
vero spettacolo, che dura pochi istanti, è lì, nell'aria. Osservo il suolo
approssimarsi sempre più. Comincio a distinguerne bene i particolari. Non ho
ancora aperto il paracadute: lo faccio adesso, sulle melodie di
"Fragile" che questa release ripropone anche in chiusura in una versione
remixata dai Demon Kids. Tocco dolcemente il suolo facendomi cullare da
"Extinguish". Ad estinguermi, poco dopo, ci pensano infatti gli
sbirri: giù di sotto non era il suolo ad attendermi: c'erano lì loro ad
aspettarmi, per farmi una multa, non da 20.000 chilotoni sull'Atollo di Bikini
ma da 4.000 Euro nel mio portafogli. (Rudi Remelli)
(Kreative Klan)
Voto: 70