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venerdì 10 novembre 2023

Treebeard - Nostalgia

#PER CHI AMA: Post Rock/Progressive
Ci impiegano più di cinque minuti ad ingranare la marcia gli australiani Treebeard per venire fuori dall'opening track di questo 'Nostalgia', lavoro uscito due anni fa e riproposto dalla Bird's Robe Records su cd in questi giorni. Quando lo fanno però, il quartetto di Melbourne colpisce per i suoi suoni accattivanti ed attrattivi, in grado di miscelare post rock e sonorità progressive. Che la band sia pigra ad emergere dai propri trip cosmici è confermato anche dalla seconda e lunga "The Ratcatcher", che piano piano ci racconta qualcosa di più di questa band di cui ho scoperto solo oggi essere nella pila dei cd da recensire. Le sonorità molto intimistiche sono quelle che hanno il sopravvento nell'economia del disco con il post rock e tutti i suoi orpelli (suoni riverberati, tremolo picking e atmosfere soffuse) a farla da padrone e a conquistare nemmeno troppo lentamente, la mia fiducia. Si perchè i Treebeard mi affascinano per le loro sonorità che evocano altri artisti dell'etichetta di Sydney (penso ai We Lost the Sea), ma trovo abbiano anche qualche punto in comune con gli Anathema più crepuscolari e malinconici. E non posso che apprezzare, io che sono fan della band inglese, ma che seguo da vicino anche le attività della label australiana. Se poi aggiungete il fatto che finalmente una band post rock si proponga in una veste non strumentale, potrete capire il mio piacere nell'assaporare le note, a tratti pesanti, di questi gentiluomini. Sempre piuttosto criptico è l'inizio anche in "Pollen", quasi fosse un marchio di fabbrica dei nostri, con atmosfere shoegaze che si combineranno successivamente con sonorità più oniriche e liquide, prima dell'esplosione delle chitarre che ristabiliscono una sorta di status quo emozionale ove poggiare le voci stralunate del frontman. Mentre la titletrack si configura come un ponte con la successiva "8x0", quest'ultima mostra influssi cosmici nei suoi contenuti, da quel basso apocalittico che si prende la scena a inizio brano, al rifferama di estrazione quasi thrash che da li in poi fluisce nel corso del pezzo, che forse va a confermarsi come il più pesante del lotto, con il post metal che sembra venarsi di sfumature post hardcore in una progressione sonora strumentale che ci condurrà a "Terra". Qui, sembra coglierci un barlume di speranza, come se avessimo scoperto un nuovo mondo grazie alle tastiere in apertura, in realtà stiamo solo scoprendo quanto bello sarebbe il nostro pianeta se non lo stessimo distruggendo con le nostre mani insanguinate da guerre, inquinamento, odio e quant'altro. Un pezzo quasi ambient che sembra sottolineare malinconicamente quanto tutto stia andando a rotoli senza che fondamentalmente non ce ne importi nulla. Splendide qui le melodie delle chitarre, che sanciscono la cinematicità di questo ensemble. "Dear Magdalena" e "Nostalgia II" chiudono il disco, la prima con voci e atmosfere di "radioheadiana" memoria, almeno fino al quarto minuto quando i nostri sterzano verso sonorità più roboanti che ci accompagneranno al finale di "Nostalgia II", dove spoken words aprono un brano intenso e drammatico che non può far altro che imporci mille riflessioni di qualunque tipo. Nel frattempo, non posso far altro che consigliarvi l'ascolto del qui presente. (Francesco Scarci)

(Bird's Robe Records - 2023)
Voto: 75

https://treebeard2.bandcamp.com/album/nostalgia

mercoledì 7 ottobre 2015

Eternal Fuzz - Nostalgia

#PER CHI AMA: Space Rock/Stoner
Gli Eternal Fuzz provengono dal New Jersey e il quartetto sembra essersi formato nel 2009, data non confermata, ma ricavata dalle pochissime informazioni sul web (del 2009 il loro primo EP). Dopo questo è seguito un demo nel 2011 e un full length, 'Camp Fuzz', nel 2012. 'Nostalgia', rilasciato a maggio di quest'anno, include nove tracce e riprende la copertina dal precedente lavoro, invertendone solamente il tema stellare/notturno. La band statunitense continua col filone stoner/doom/sludge che ne ha contraddistinto gli esordi, quindi suoni pesanti, ricchi di basse frequenze puntando tutto o quasi sull'impatto sonoro. La qualità del lavoro svolto è buona, sia a livello compositivo, esecutivo e di registrazione. Le chitarre esprimono al meglio tutte le sfumature delle distorsioni estreme utilizzate, ricche di gain e larsen che anche ascoltate a volume medio lasciano trasparire una potenza sovrannaturale. Anche alla batteria è stata resa giustizia, con un profilo sonoro vintage, votata al realismo puro senza artifici come trigger e affini. Il basso concorre, come spesso accade in questi generi, al muro sonoro, quindi spicca realmente nelle parti meno estreme e comunica comunque il suo carattere leggermente nasale. Il vocalist caratterizza in discreta parte l'appeal della band, con un cantato leggero, quasi indie-pop, etereo quanto basta per dare anche un connotato space rock alla band di Cranbury Township. L'album apre con "Closer (Slugnaut) Fleet", che dopo una intro di chitarra dal riff palesemente psichedelico, esplode come una bordata degna di una corazzata americana. Le chitarre sono incisive come un gigantesco blocco di ghiaccio che si stacca improvvisamente e investe l'ascoltatore con la sua veemente onda d'urto. La ritmica cadenzata e il cantato ipnotico la fanno da padrona per gran parte del brano, ma le accelerazioni sporadiche e i cambi di ritmo alleggeriscono la processione sonora. In fin dei conti si tratta di un brano semplice, ma caratterizzato da una piacevole oscura atmosfera. "Terraessence" cambia le carte in tavolo, presentandosi come una traccia tra il grunge e il punk, una cavalcata di appena tre minuti che corre all'impazzata e si ferma sporadicamente a suon di larsen. Il riff di chitarra porta il marchio Nirvana, l'unica differenza è la cattiveria dovuta al fuzz utilizzato dal chitarrista. Anche qui il cantato sembra provenire dalla vicina cantina e fa l'occhiolino al movimento dark e kraut rock di qualche anno fa. Il rallentamento a metà canzone riporta l'ascoltatore nella dimensione sludge/doom degli Eternal Fuzz. L'immagine che viene subito alla mente è vedere se stessi immersi in una melma fangosa che ci imprigiona e fa di tutto per tirarci giù nelle profondità oscure, dove vivono esseri innominabili e che potrebbero causare pazzia istantanea al solo vederli. La band comunque riesce a dosare abbastanza bene i momenti di break che regalano attimi di pausa e respiro, basti ascoltare il fantastico stacco post-rock a metà di "Moody Hum". Insomma, gli Eternal Fuzz sono una band sicuramente interessante perché si sforza di miscelare generi che vedono moltissimi gruppi tra le loro fila. L'album non verrà annoverato tra i migliori del 2015, ma annuncia che un quartetto americano è uscito allo scoperto per farsi conoscere e raccogliere il meritato riconoscimento. (Michele Montanari)

(Self - 2015)
Voto: 75