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domenica 16 luglio 2017

New Disorder - Deception

#PER CHI AMA: Alternative Rock
La fuorviante taitoltrac "Disorder" in apertura, vi collocherà mentalmente dalle parti di un certo melodic nu-metal old-school feat. clean vs. scream più orsacchiottosi interludi growl appiccicati con l'uhu, ma mentre ve la svignate a gambe levate, percepirete la piacevole sensazione tipo di essere inseguiti da un pitbull, mentre ascoltate in cuffia un pezzo degli Hardline (uh, anche la conclusiva "A Senseless Tragedy", in un certo senso). Subito dopo, rutilanti riff death-alley-rainbow con tanto di innesti tukutuku-power ("Love Kills Anyway", eh già) e barra o repentini no-funk-gnagnagna (con tanto di "Tarjanata" conclusiva in "Straight to the Pain", già apparsa insieme ad altre sette tracce, nell'album precedente). Nel prosieguo, i suoni rimangono scolasticamente compressi, come si conviene sì, ma sottocutaneamente Frontiers-oriented, classici, rassicuranti, metallosi e trasparenti, come la custodia di un cd dei Talisman. Ci si diverte, l'avreste detto? Ci si diverte sul serio, soprattutto quando si system-of-a-gigioneggia (in "Never Too Late to Die"). Datemi retta: ascoltate questo disco, e poi riascoltatelo ancora. Perché a voi quel metal nu-riverente anniduemila incessantemente trainato dal zigzagante ma perentorio T' (ti-apostrofo) di grancassa, non lo ammettereste mai, ma vi piace un casino. Mi sbaglio forse? (Alberto Calorosi)

(Agoge Records - 2017)
Voto: 65

https://www.facebook.com/newdisorderband/

giovedì 9 aprile 2015

New Disorder - Straight to the Pain

#PER CHI AMA: Alternative, System of  a Down
Oops, è successo di nuovo, per fortuna. Non quello che cantava Britney Spears qualche lustro fa, ma di infilare un cd nel lettore e perdersi nel vortice della musica di una band che non conoscevo. I New Disorder sono di Roma, nascono nel 2009, e vantano tra le loro fila musicista di ottimo calibro e attivi da anni nella scena capitolina. Dopo due album, escono con 'Straight to the Pain' , un lavoro pensato, eseguito e registrato con cura quasi maniacale da una band che dimostra buone capacità e anche un pizzico di estrosità, che non guasta mai. Il genere è un alternative metal cantato in inglese, dove si percepiscono alcune influenze chiare, ma i nostri sparigliano le carte spesso e volentieri riuscendo a dare un tocco di personalità. Il livello tecnico è alto, la sezione ritmica spinge bene e sostiene melodie ed arrangiamenti con convinzione, mentre le chitarre si dilettano in riff potenti e assoli al fulmicotone. Ascoltando attentamente il vocalist si nota una complessità non comune, inoltre il supporto del bassista rende ancora più vari gli arrangiamenti vocali. "Never Too Late to Die" è una cavalcata veloce e possente, fatta di riff classic metal, ma dai suoni decisamente più moderni. La struttura cambia di continuo e si stacca dal solito cliché strofa-ritornello, mentre il vocalist punta su un cantato dalla timbrica simile a Brian Molko (ma anche ai System of a Down/nd Franz), il che rende il brano ancora più interessante e godibile. Un breve stacco a metà ci concede il tempo di riordinare le idee, ma subito riparte e si viene travolti da una valanga sonora precisa e senza sbavature. Poi tocca al brano che regala il nome all'album e qua i New Disorder diventano più oscuri, con una strofa sostenuta da basso, batteria e voce che passa da un simil growl al tono fin qui ascoltato. In aggiunta troviamo anche una seconda voce femminile dal registro alto, che non risulta ben amalgamata con il resto. Probabilmente la voglia di abbellire il brano ha superato di poco il limite dell'eccessivo e se speravamo in un pezzo inquieto e oscuro, dobbiamo rimandare. "The Beholder" è a mio avviso la main track dell'album, il brano più completo in assoluto. Il brano, il più lungo del cd, racchiude l'essenza dei New Disorder, metallari duri e implacabili, ma dal cuore d'oro che riescono a tirare fuori anche delle ballate emozionanti (ascoltatevi "Lost in London" e "The Perfect Time"). Dopo un breve arpeggio pulito di chitarra, la band torna a scaricare la sua potenza fatta di riff chirurgici optando per una velocità di esecuzione altalenante. Si passa dalla quiete iniziale alla tempesta che si scatena nella seconda parte della canzone, sempre con arrangiamenti convincenti e ben eseguiti. Concludendo ci troviamo di fronte ad una band che merita i successi raccolti fino ad'ora e a cui auguriamo lunga vita, anche perché mi aspetto un'ulteriore evoluzione nel prossimo album. (Michele Montanari)

(Agoge Records - 2015)
Voto: 75