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venerdì 22 dicembre 2017

Kera - Hysteresis

#PER CHI AMA: Death Progressive, Meshuggah, Opeth, Death
Album di debutto per i transalpini Kera questo 'Hysteresis', che conferma come la Francia sia diventato un territorio di artisti dotati di una creatività fuori dal comune. No, non sto già incensando questo lavoro, faccio pure e semplici constatazioni in base al numero di uscite discografiche di elevata qualità che ogni giorno escono dal paese dei nostri cugini. Ma non divaghiamo e torniamo ai Kera, quintetto di Parigi, che ha all'attivo un EP omonimo uscito nel 2015. Il genere dei nostri è un death progressive che dopo una breve overture, irrompe con "Harbinger of Doom", una traccia che si muove su ritmi sincopati, che potrebbero strizzare l'occhiolino ai Meshuggah, cosi come pure ai Death, ma che in realtà non lo fanno fino in fondo. Questo perchè dai solchi di questo lavoro, escono sonorità diverse che provano a mischiare la veemenza del death poliritmico forgiato dai gods svedesi con la tecnica sopraffina di altre divinità, i Dream Theater, in un sorprendente sound in grado di fondere rabbia, melodia, tecnicismi e ancora death, hardcore e progressive. La proposta corrotta da varie influenze, si traduce anche nell'utilizzo di vocals sia growl che pulite, qui decisamente meno convincenti. Quello che invece convince e non poco, è l'apparato solistico che delizia le orecchie con assoli deliziosi e fantasiosi, cosi come in aperture acustiche (spettacolari a tal proposito, gli ultimi tre minuti di "Silence") che suggeriscono gli ultimi Opeth quale punto di contatto con i nostri anche se in realtà sono gli anni settanta ad aver sospinto la voglia di stupire di questi musicisti. Con "Sanity Fails" si torna a far male con un approccio votato ancora a Chuck Schuldiner e compagni, con un altro pezzo dritto verso il bersaglio che trova modo di rompere il suo disarmonico incedere, solo attraverso un altro spettacolare assolo. Si arriva cosi alla semi-acustica (nella prima metà) "Epiphany of a Lunatic", in cui sembra aver a che fare con un'altra band, un altro genere, altri musicisti, un altro cantante, prima che si torni a pestare sull'acceleratore, dimenticandosi di quelle soffuse melodie che avevano deliziato in apertura di brano. Poi ci si può solo accomodare in poltrona e lasciarsi stupire dalle scale ritmiche su cui si arrampicano i nostri, in un climax ascendente ricco in emotività e sorprendenti divagazioni che sembrano uscire dalla chitarra del buon Carlos Santana, in una miscela di rock, blues e fusion, tenendo sempre ben presenti le radici estreme della band. Con "Sirens" si torna sui ritmi sincopati "death-meshugghiani" iniziali, in un altro vortice sonoro in cui a mettersi in luce oltre all'onnipresente apparato percussivo, anche un ottimo basso, in una sequenza impressionante di stop'n go e schitarrate elettriche da lasciare a bocca aperta. C'è ancora tempo e modo per lasciarsi impressionare da questo ensemble francese: mancano infatti a rapporto "Delusion", "Compos Mentis" e "Silence (Slight Return)". Se la prima non mi convince più che altro per la performance vocale urlata o meglio strozzata in gola di Ryan Salahou, o per dei cori non proprio azzeccatissimi, non si possono certo sollevare grosse obiezioni alla seconda in fatto di irruenza, melodia e comparto solistico, un po' meno per via della voce, che probabilmente rappresenta a questo punto, l'elemento debole dell'ensemble francese. Non tradiscono infatti gli assoli, sempre ficcanti e travolgenti. Il disco dopo quasi 50 minuti, giunge alla conclusione con un'ultima perla di rock semi-acustico che paga decisamente dazio a Mikael Åkerfeldt e soci con un'altra preziosa performance di death carico di groove. Ben fatto, non c'è che dire. (Francesco Scarci)

venerdì 26 giugno 2015

Kera – Kera

#PER CHI AMA: Death Progressive
La band parigina dei Kera (di cui si sono riuscito a recuperare poche informazioni) si presenta con ottime prospettive in ambito death metal progressivo e melodico, con una potente produzione ed un'esecuzione di qualità superiore alla media, firmata Thanatos Production. Tre brani per un totale di circa venti minuti con un sound che incanala la forza d'urto dei Darkest Hour in un vortice di stili che si sposta dai Misery Index agli immortali Machine Head, passando per i Superjoint Ritual e Soilent Green, per quel pizzico di sludge metal in più. All'interno di questo mini cd si può inoltre trovare un certo classicismo oscuro alla Monstrosity e una buona dose del granitico sound degli High on Fire, cui la voce, in più situazioni, trova più di qualche riferimento. Un grande calderone dove tutto il mescolato ha un unico intento, creare un pesante e strutturato prodotto sulla falsariga dei maestri Mastodon e dei loro concept mastodontici, anche se i Kera calcano la mano e spingono l'acceleratore più sul metal che sull'heavy psichedelico. Tutti i brani sono degni di nota ma forse "Silence", in chiusura del disco, apre alla band nuove soluzioni sonore, verso lidi veramente progressivi, sfoderando un assolo pirotecnico, che occupa circa metà del brano, dotato di un sano retrogusto seventies. Un EP che va preso in seria considerazione anche se la band, che ha tutte le carte in regola per raggiungere vette altissime, deve cercare una sua esatta identità sonora che la possa contraddistinguere da altre inserite nello stesso ambito. Lo stile dei nostri attinge a piene mani dalle opere di tante realtà metal che a tratti rischiano di nuocere all'originalità stessa della proposta. Una band dalle enormi possibilità, per tre brani davvero molto interessanti! (Bob Stoner)

(Thanatos Production - 2015)
Voto: 70