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venerdì 26 gennaio 2018

Kassad - Faces Turn Away

#PER CHI AMA: Black, Windir
I Kassad sono una one-man-band dedita ad un black metal abrasivo e sinistro. Fuori per la canadese Hypnotic Dirge Records, ma proveniente da Londra, l'artista che sta dietro ai Kassad mi ha impressionato non poco per la glacialità mista a melodia, della sua proposta, il cui risultato si riflette nelle sette tracce di questo 'Faces Turn Away'. Si parte fortissimo con il sound tormentato e spinoso di "Shame", selvaggio come pochi nella prima parte (e nell'ultima, con la riproposizione del refrain iniziale), notturna, raffinata ed oscura nell'estesa componente acustica della sua parte centrale, che traccia le coordinate stilistiche, all'insegna di un'ostentata ricerca di originalità da parte del mastermind inglese. La furia belluina continua nelle arcigne distorsioni sia ritmiche che vocali di "Pariah", una cavalcata epica, fredda, spettrale, stracolma però di un pathos avvincente e trascinante. Un'altra chitarra acustica ed è tempo di "Void", splendida nella sua evoluzione malinconica, a tratti tribale, sempre assai melodica, e con quella sua minimalista componente vocale narrativa posta su di un tappeto di riffs in tremolo picking. Tre soli minuti a disposizione di "Madness" per mostrare ancora l'epica ferocia, in stile Windir, di cui è dotato il misterioso musicista della city londinese. E poi ancora un turbillon di chitarre acuminate, il cui suono potrebbe essere paragonabile a tanti piccoli frammenti di vetro conficcati nella carne e alle grida di dolore che ne deriverebbero a toglierli. Il suono di un temporale, dei synth e siamo approdati a "Broken", dove la voce acida del frontman domina su di una ritmica pacata, atmosferica, pronta ad infuocare l'aria, che pare saturarsi di gas pronta ad esplodere; invece rimane bloccata in un magnetico incedere che ci accompagna senza paura ad affrontare la tenebrosa title track. Inquieta ed ansiogena, per quel suo immobilismo musicale intrappolato in un flusso nebuloso di suoni e harsh vocals. Ecco l'enigmatica "Face Turn Away" che idealmente chiude un album che ha ancora nell'ultima "Pulse", oltre nove minuti di suoni ambient che potrebbero rappresentare l'ideale colonna sonora per un film che francamente adoro, "K-pax" restituendo finalmente un po' di pace interiore dopo un assalto sonoro perpetrato per 45 minuti. (Francesco Scarci)