#PER CHI AMA: Ethereal, Neoclassic, Dead Can Dance |
Per chi ha apprezzato i primi due lavori del gruppo di Dietmar Greulich, il ritorno degli Ophelia's Dream costituisce una gradita sorpresa. Ci avevano lasciati ben cinque anni prima, dopo l'uscita di “Stabat Mater”, per chiudersi in un lungo silenzio spezzato solamente dalla ristampa del primo album, “All Beauty is Sad” (pubblicato in origine per la defunta Hyperium nel lontano 1997), comprendente anche le otto canzoni facenti parte dell'ep. Sentir nuovamente parlare del progetto tedesco, che a suo tempo non riuscì a godere di grande esposizione, almeno qui in Italia, ha risvegliato il ricordo sopito di atmosfere neoclassiche e di aggraziati arrangiamenti ed ha caricato di una certa aspettativa l'attesa dell'uscita del nuovo album. Un ritorno firmato Kalinkaland che ci presenta gli Ophelia's Dream per nulla mutati, sia nella forma sia nella sostanza: ad accompagnare Dietmar troviamo, infatti, ancora Susanne Stierle alle voce e, inoltre, il cambiamento è praticamente minimo da un punto di vista stilistico, tanto che i nuovi brani sembrano non aver affatto risentito della pausa "compositiva" e proseguono in modo genuino e coerente il discorso lasciato in sospeso. In quest'occasione Dietmar ha preferito, tuttavia, non incentrare il proprio lavoro su melodie squisitamente neoclassiche, per arricchire il suono di ricami atmosferici tessuti con arrangiamenti sintetici che hanno il pregio di infondere maggiore pienezza e riverbero emotivo ai brani. Elementi già riconoscibili anche in “All Beauty is Sad”, ma se in quell'album essi costituivano un requisito di contorno, in “Not a Second Time” divengono caratteristica principale e si contrappongono al suono naturale del violino e del violoncello. Le partiture sono enfatiche, cariche di inquietudine e i suoni, colmi di colori dalle tonalità meste, abbracciano armoniosamente la voce garbata di Susanne, che raggiunge vette di fragile eleganza. In alcuni passaggi è riconoscibile un'evidente ispirazione ai Dead Can Dance, ma vi sono momenti nei quali Dietmar cita addirittura sé stesso attraverso il richiamo a melodie da lui già composte o eseguite in passato, come nel caso di “Saltarno”, il cui incipit ricorda inequivocabilmente la sua versione del “Saltarello” apparsa in “All Beauty is Sad”. “Not a Second Time” non si distingue, dunque, per originalità ma ciò non sguarnisce il lavoro della sua bellezza pittoresca e sontuosa che si mantiene intatta nel tempo, anche dopo numerosi ascolti. (Laura Dentico)
(Kalinkaland Records)
Voto: 70
Voto: 70