Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Irisblind. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Irisblind. Mostra tutti i post

sabato 12 novembre 2011

Irisblind - Archaeopteryx

#PER CHI AMA: Brutal Death, Avantgarde, Ved Buense Ende, Akercocke
Questo tiepido autunno, mi sta regalando delle interessantissime uscite discografiche: cosi dopo Deafheaven e Stielas Storhett, mi ritrovo a recensire l’elegante release della one man band inglese Irisblind, anche se si tratta in realtà di un lavoro uscito nel dicembre del 2010 e che solo ora giunge sulla mia scrivania. La direzione stilistica del combo inglese? Non è cosi facile da definire, in quanto dopo un intro alquanto inutile, si mette a viaggiare sui binari di un death avantgarde, che può rifarsi ai mostri sacri Ved Buens Ende, sporcato dalla malvagità del black metal e dalla brutalità del death made in UK. L’ideatore di tutto ciò? Tale Jonathan Mizzi, di chiare origini italiane, che fin dall’iniziale “The Beating of a Billion Locust Wings”, ne combina di tutti i colori per disorientare l’ignaro ascoltatore, con un sound che fa della disarmonia e delle trovare estemporanee, il suo vero punto di forza. E cosi mentre ritmiche brutal techno death (in stile Akercocke/Mithras) aprono “Spark The Nebula”, ci ritroviamo dopo pochi istanti ubriacati da un riffing nervoso, schizofrenico e dissonante, disorientati ancora una volta da una breve apertura ambient, dove un eco angelico corre in sottofondo, e la voce di Jonathan mischia un growling non troppo convincente a delle clean vocals altrettanto poco riuscite. Ma poco importa, perché quello che davvero sorprende è comunque il sound altalenante e frastornante di una band che probabilmente non ha ancora messo a fuoco il proprio obiettivo, una band dotata di enormi potenzialità, ma non ancora in grado di convogliarle nella giusta direzione. “Vacuum Decay” pesca il proprio disturbante suono da un death doom primitivo, aprendo poi con un favoloso e fluttuante intermezzo acustico, che si rifà inevitabilmente al sound degli Opeth di “Damnation”. Probabilmente in ambito estremo è rimasto ben poco da inventare, ma se utilizzare l’influenza dei vecchi maestri e riadattarlo in chiave moderna, può essere una strada, ben venga percorrerla. E cosi gli Irisblind giustamente fanno, muovendosi su coordinate di sicuro non cosi facilmente assimilabili, ma che comunque hanno il grande pregio di inoculare in chi ascolta un certo interesse. E se in alcuni frangenti si ha la sensazione di ascoltare un inusuale mix tra Morbid Angel e Opeth, in altri si fa largo lo spettro della tradizione British death doom che si unisce con l’avantgarde norvegese, un vero e proprio casino insomma! Peccato solo che la batteria sia frutto del cibernetico programming di Jonathan e che la produzione non sia proprio all’altezza, altrimenti il voto sarebbe stato senza ombra di dubbio, maggiore. Da sottolineare infine che il cd esiste in edizione limitatissima (240 copie), un digibox in tre differenti colori. Da seguire con attenzione l’evoluzione della band! (Francesco Scarci)


(Self)
Voto: 75