#PER CHI AMA: Heavy/Stoner, Black Sabbath, Alice in CHains |
Ovunque, monolitiche architetture di conglomerazione lapalissianamente sabbatiana ("Voodoo Witch" vs. "Black Sabbath", la canzone; "Darkened White" vs. qualcosa a caso di 'Master of Reality', per esempio "Lord of this World"), sabbatianamente psych anche nel modo altrettanto sedimentario, tanto caro agli Alice in Chains, di rarefarsi improvvisamente e generare repentini stati di sospensione emotiva ("Barbwire"). I toni digressivamente vintage (alla Wolfmother, giusto per dirne una) di canzoni come "Heading South" lasciano dubbi sull'intenzionalità, forse in realtà semplicemente heavy-southern (perlomeno a giudicare dal titolo). Un approccio ortodosso ed eccessivamente devozionale nei confronti di quello che è universalmente noto come il sottogenere più monolitico della storia del rock (quindi occhio agli sbadigli), impreziosito però dalla introduttiva deflagrante "Five Regrets", una canzone che emana monossido di carbonio prima ancora di cliccare sullo Start, che al contrario è indebolito da un'incerta performance vocale sempre dubbiosa, al confine tra il rauco e il clean e a tratti disgraziatamente prossima a certi mugugni alla tardo-Glen-catetere-Danzig, specialmente quando lo skyline melodico si fa più accidentato (cfr. "Crossroads"). (Alberto Calorosi)
Voto: 65
A sentirli non si direbbe che la loro base operativa sia nella capitale francese, tanto è il sudore, l'asfalto caldo e la polvere che emana il loro primo album. Con intelligenza e maestria la band parigina, nel suo piccolo, stravolge le regole dello stoner, del metal e del doom. Gli Hypnotic Drive mantengono una certa originalità pur mischiando le carte dei generi citati in precedenza senza pretendere di spacciarsi per innovatori ed il risultato li premia, perché questo loro primo lavoro nasconde paragoni stilistici distanti tra loro ma uniti dalla voglia di questi musicisti di comporre brani fuori dagli schemi, diversi dalle mille band fotocopia che popolano il panorama internazionale. Per cominciare citiamo gli Alabama Thunder Pussy che suonano caldi e sudati, uniti al piglio ancestrale di certi album dei Candlemass (vedi "Dactylis Glomerata"), Wino e Down, con la graffiante verve punk dei Damned della prima ora e la malattia per i motori e le strade desertiche che li accomuna all'hardcore/hard rock degli Zeke. Gli Hypnotic Drive non prediligono la psichedelia, che in questo album è praticamente assente, hanno un tiro assai spinto di scuola Motorhead anche se il tono particolare della voce, che per certi aspetti ricorda il mai dimenticato, spettacolare, Dave Vanian degli esordi con picchi più aggressivi che spopolano in territorio Sixty Watt Shaman, li rende molto interessanti e credibili. Una produzione piacevole dona infine il tocco sotterraneo e pesante all'intero lavoro e la copertina rispecchia bene l'intento della band. Echi di classic metal escono dal pentagramma del combo transalpino e non guastano, anzi li spingono in territori molto vintage rock che ben si sposano con l'idea di rinnovare ed ampliare l'immagine dello stoner rock. Disco adrenalinico, da apprezzare a volume alto, curato e indipendente, fuori dagli schemi di chi si aspetta il solito categorico stoner rock, decisamente un buon album per chi ama il suono duro e polveroso. Dei buoni musicisti, un groove potente e la voglia di andare oltre. "Voodoo Witch", "Crossroad" e "Barbwire" i brani più incisivi. Bel disco! (Bob Stoner)
(Self - 2017)
Voto: 75
https://hypnoticdrive.bandcamp.com/album/full-throttle
Voto: 75
https://hypnoticdrive.bandcamp.com/album/full-throttle