Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Ho Gravi Malattie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ho Gravi Malattie. Mostra tutti i post

lunedì 13 maggio 2019

Ho Gravi Malattie - Lithium (Mental Illness)

#PER CHI AMA: Noise/Ambient
Altro capitolo targato Ho.Gravi.Malattie, progetto che associa noise ed arte nell'intento di mostrare e svelare le sofferenze che stanno dietro alle tante malattie che affliggono l'uomo. Una malattia, un disco, questo è il format, con confezione handmade in CDr a tiratura limitatissima (solo 7 copie) ed in futuro prevista anche la versione in cassetta, oltre al formato digitale. Riporto una parte della presentazione dell'artista, perchè troppo bella: è il misantropo (H)organismo.(G)ravemente.(M)alato, un passato da recensore musicale per due importanti webzine italiane e performer del progetto merda-noise chiamato, appunto, HgM. Costui è anche il mentore e custode di questa coraggiosa, morbosa e fantasiosa label DIY torinese, che sforna idee così stravaganti e scomode, e nonostante lo shock iniziale dovuto ai temi non certo allegri delle opere trattate, una volta capito l'intento artistico ci si inoltra nella musica reale, o meglio nel rumore reale. Ho trovato questo a proposito di sperimentazione medica sui ratti: il litio rimane il trattamento più utilizzato per il disturbo bipolare, tuttavia, i meccanismi molecolari alla base delle sue azioni terapeutiche non sono stati completamente chiariti. A tal proposito presumo che il titolo scelto, seguito dalla dicitura "Mental Illness", si sposi benissimo con l'intento di portare in musica il concetto della malattia mentale e qui troviamo molto su cui riflettere. Un deserto sonoro fatto di lunghissimi rumori ambientali di sottofondo, come se fossimo sotto un cavalcavia di un'autostrada cosmica che porta verso l'ignoto, grida disperate e solitudine, isolamento, la tecnica della stratificazione del suono per ottenere un wall of sound fatto di noise e cicatrici sonore rubate all'ambiente che ci circonda. Due sole tracce molto lunghe di quindici ("Lithium") e venti minuti ("Arsenic Death") rispettivamente, esplorano questo triste declino della mente umana, cercando di esportarne le controverse e disperate emozioni che possono convivere in un paziente affetto da tale patologia. Detto questo, per capire al meglio quest'opera, ci si deve apprestare ad un ascolto assai emotivo ed impegnato, visto che stiamo parlando di un ambient/noise ortodosso e mal disposto ai compromessi. Un'opera dura, minimale ma d'impatto e corposa, una nebbia fitta che rapisce i sensi e rende palpabile questa forma atroce di malattia. Un disco/concetto molto violento, non tanto per la musica in sé ma in quanto alle sensazioni malate, è il caso di dirlo, che esso emana. Ovviamente, musica per ascoltatori forti di stomaco ed amanti del noise d'ambiente più estremo. (Bob Stoner)

martedì 8 gennaio 2019

Dendera Bloodbath - Ascariasis

#PER CHI AMA: Noise/Ambient
L'artista americana Verge Bliss, in arte Dendera Bloodbath, ci omaggia di un nuovo lavoro, uscito per l'etichetta torinese, DIY, Ho.Gravi.Malattie. 'Ascariasis' è l'ottavo capitolo della collana di opere sonore che portano il nome di malattie che colpiscono la popolazione, al fine di concepirne l'esistenza e permetterne la conoscenza. La musica dell'artista statunitense è un collage di rumori e suoni di sottofondo, direi anche assai interessanti e non animati da una particolare oscurità, che si fondono in un concetto industriale deviato al psichedelico dove suoni ancestrali, fatti uscire da una ghironda suonata dall'autrice, donano un tocco folk, surreale ed arcaico, ai movimenti sonori. Interferenze e piccole, ma ben piazzate, geniali trovate ritmiche e rumoristiche qua e là, rendono il disco accessibile, un noise ammaliante, un sogno industrial che non si dimostra gelido, rigido, non è un incubo, al contrario, si avvolge su se stesso, si srotola come se fosse qualcosa di vivo, che si dimena, vuole uscire e farsi sentire. Il concetto di vecchia radio e cattiva sincronizzazione è vivido in questa release, in un intersecarsi di grovigli sonori continuo che risultano redditizi per l'economia dell'intera opera. In un genere così sofisticato ed estremo, riuscire ad estrapolare da parte dell'autore, quella che può essere l'anima di un rumore per renderlo suono e focalizzarlo, dandone il giusto significato poetico, è compito arduo, ma qui è spesso e volentieri portato a compimento in maniera egregia. Vi è un'anima parlante in queste nove tracce, un'anima piena di calore in questi versi rumorosi, cosa rara nell'industrial di oggi, cosa che si può trovare solo nelle produzioni più intime, umane, genuine e sotterranee. Dendera Bloodbath ci è riuscita con quest'affascinante opera in poco meno di mezz'ora atta a ridare un'anima al rumore, un concetto, un fuoco, raccolti in un disco di grande intensità, pensato e ragionato da un punto di vista totalmente diverso, che non vi creerà alcun disturbo, dal quale non fuggirete, anzi, vi legherete e alla fine lo apprezzerete per lo splendido album che è. L'esperienza sarà imperdibile! Industrial, umano, troppo umano! (Bob Stoner)

(Ho.Gravi.Malattie - 2018)
Voto: 80

https://hgmmusic.bandcamp.com/album/ascariasis

giovedì 30 agosto 2018

Empty Chalice - Ondine's Curse

#PER CHI AMA: Industrial/Ambient/Dark
L'oscuro progetto sonoro dell'italiano Antonine A., già autore di numerose uscite sotto differenti moniker (qui come Empty Chalice), conta un nuovo capitolo nella propria discografia, 'Ondine's Curse'. Una profondità criptica, buia ed introspettiva come base sonora fa capo ad un industrial dai toni solenni ma non gelidi, taglienti altresì avvolgenti, un rumore mai nemico dell'anima anzi, il suono si trasforma in sciamano per redimere lo spirito e penetrarlo nel più profondo del suo incanto, portandolo là dove la psiche diventa più contorta e sconosciuta. Un viaggio a vele spiegate verso il confine labile situato tra la follia e il buio, lontano dai soliti canonici tappeti della drone music, vicino a certe intuizioni ambient/rumoristiche moderne, in linea con gli umori degli Swans e alle atmosfere disarmanti della colonna sonora 'Loin Des Hommes' di Warren Ellis e Nick Cave, alla stratificazione del suono multiforme, come il colore di una tela dalle mille sfumature oscure e tetre, i rumori e l'attitudine verso certo un funeral metal più oltranzista e ancestrale. Nella scaletta, che consta di cinque titoli che affrontano il tema della Sindrome di Ondine (una grave apnea del sonno) troviamo un risveglio, tre capitoli e un addormentarsi nei pressi di un bosco fitto e buio, un giaciglio insano su cui poggiare la testa e dove un brano dalla lunga durata quale "IV" (a mio avviso il meglio riuscito), ci prende per mano e ci conduce per contorti pensieri in una meditazione arcaica. Un duro e moderno suono adatto alla poesia, un sound che supera il concetto del dark ambient rendendolo limitato, un tuffo in un mare incantato di leggende alchemiche governate dal mito delle Ondine (il mito alla base del disturbo respiratorio qui narrato), l'estensione emozionale di un industrial ambient che si riappropria della sua umanità, ritrova quell'anima che proprio alle Ondine serviva per aspirare al paradiso. L'album ha dalla sua una forza espressiva enorme, è curato e ben prodotto. Un disco alla fine decisamente ben assemblato. (Bob Stoner)