#PER CHI AMA: Alternative Rock |
I Gramlines nascono a Padova nel 2012 e dopo un cambio di lineup, la formazione si stabilizza con gli attuali cinque componenti. 'Coyote' è il loro secondo EP, prodotto dall'instancabile GoDown Records che li ha accolti a braccia aperte anche per la loro gavetta fatta nei bassifondi dell'underground padovano. I componenti si sono fatti un mazzo tanto per prodursi,vendere ed esibirsi ottenendo buoni risultati, ma la carta vincente è stata quella di creare l'ambiente fertile per la loro ascesa. La band infatti è una delle fondatrici del progetto "Sotterranei", un collettivo musicale che organizza concerti e festival rendendo il Veneto un posto migliore, almeno a livello musicale. La band si definisce alternative stoner rock, personalmente toglierei la dicitura stoner, questo perché a livello di cd (non saprei nei live), i suoni e gli arrangiamenti suonano puramente rock con sfumature pop/punk/blues. L'EP contiene quattro brani e apre con "The Thrill of a Breakdown", pezzo molto ballabile, fresco e ammiccante, quindi adatto a far felici le giovani donzelle e non far annoiare anche i rocker più smaliziati. La qualità della band si nota subito, i suoni sono perfetti cosi come gli arrangiamenti, niente di esageratemene innovativo, ma curati a bilanciare al meglio il brano. Le chitarre sono incalzanti e piene di brio, si fanno accompagnare da una sezione ritmica altrettanto convincente e dinamica che rende il pezzo molto vario e considerando i quasi sei minuti di durata, il lavoro risulta ben fatto. In certi passaggi si sentono le influenze di band come Kings of Leon, Editors e affini, anche se i Gramlines hanno saputo dare un tocco personale con una vena di rabbia in più. Il vocalist se la cava abbastanza bene, giocando sulle melodie e grazie ad una timbrica fresca e leggermente sbruffona, caratterizza ancora di più il sound dell'ensemble patavino. I testi sono rigorosamente in inglese e va bene così. Infine l'utilizzo delle tastiere aggiunge colore alle composizioni e i suoni utilizzati, pianoforte ed organi, completano il tutto. Il gioco si fa serio con "The Bone" dove i ritmi sono più serrati, i suoni si ingrossano, e la band si diverte inserendo riff che scatenano l'inferno in terra per poi cambiare immediatamente direzione e veleggiare verso melodie pop. Personalmente è il brano che preferisco, aggressivo come la linea di basso che apre la traccia, un purosangue madido di sudore che fugge a più non posso. Poi il turbine diventa una tempesta con la batteria che martella e i riff di chitarra che chiudono il cerchio. Un ottimo EP, ben strutturato e che quando finisce ci lascia soddisfatti, ancora di più sapendo che grazie all'underground possiamo godere di ottime band. E speriamo per molto tempo ancora... (Michele Montanari)
(GoDown Records - 2014)
Voto: 75