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domenica 31 marzo 2019

Colossus Morose - Seclusion

#PER CHI AMA: Funeral Doom, primi Anathema
Continua il nostro tragico percorso lungo i deprimenti lidi del funeral doom. Quest'oggi ci avviciniamo al debut album dei Colossus Morose, una band che raccoglie sotto lo stesso ombrello, nomi della scena tedesca (C.J. dei Transnigth) ed elvetico/norvegese (J.C. dei Black Sputum). 'Seclusion', tanto per cambiare edito dalla russa Endless Winter, contiene sei brani di catacombale funeral doom, quello che ormai ha ben poco da aggiungere ad una scena alquanto stantia negli ultimi tempi. Questo per sottolineare che quanto incluso in questo disco non è altro che una ripresa di suoni dei primi anni '90 (gli albori di Anathema e My Dying Bride), ravvivati da un piglio più moderno, che talvolta abbraccia anche il death metal e poc'altro. Non che 'Seclusion' sia un brutto album sia chiaro, gli amanti di simili sonorità anzi ne andranno certamente ghiotti. Il sottoscritto invece, che negli ultimi 30 giorni ha avuto modo di passare in rassegna decine e decine di band funeral doom, magari si trova un po' troppo saturato mentalmente da simili uscite proprio perché non trova più elementi caratterizzanti. E non è certo una gara a chi regala il riff più abissale, la voce più animalesca (e nella lunga "Catatonical Embrace", J.C. non si tira certo indietro per quanto riguarda le growling vocals) o la melodia più straziante. Il problema è questo genere di sonorità, le ho sentite ormai tonnellate di volte e avrei bisogno di una maggiore freschezza a livello compositivo per decretare davvero vincente un disco funeral. La proposta del duo internazionale poi è ancor più ruvida rispetto a quella di altrettanto esimi colleghi. La salvano le melodie retrò di "Tarnished" che peraltro chiude con una dissolvenza troncata in modo imbarazzante; poi è il turno della ferale "Perpetually Enthralled", in cui il growl del frontman rischia di sfociare in un suino slam. Fortunatamente le linee di chitarra di primissima scuola Paradise Lost, riescono nel compito di tenere su la baracca, altrimenti il rischio di un tracollo era davvero dietro l'angolo. La performance dei nostri sta in piedi anche e soprattutto grazie a "Six", un brano un po' più ricercato tra insormontabili montagne di oscuri riffoni death doom, altri riff melodici e porzioni arpeggiate. Interessante anche la conclusione affidata a "The Spiral Descent", almeno fino a quando il vocalist non emana il suo primo vagito, da rivedere assolutamente la componente vocale. Alla fine 'Seclusion' è un album di onesto death funeral doom che probabilmente poco ha da offrire ad un pubblico divenuto ormai più esigente. (Francesco Scarci)