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martedì 11 dicembre 2012

Amber Tears - Revelation Renounced

PER CHI AMA: Death/Doom Folk, My Dying Bride, Amorphis
In casa Solitude e co. pare sia venuta di moda la ristampa dei vecchi album delle band sotto contratto, cosi dopo gli Inborn Suffering, è il turno degli Amber Tears, vedere il proprio debut ristampato. Questo sestetto russo lo avevamo già incontrato lo scorso anno in occasione dell’uscita di ”Key to December”, indicato dal sottoscritto come un surrogato, di certo non spiacevole, dei vecchi classici Anathema e My Dying Bride, riletti in chiave folk. Questo nuovo vecchio lavoro si apre ancora una volta in modo folkish, con tanto di epiche cornamuse che predispongono il campo a “Through Autumnal Rain”, e proprio come suggerisce il titolo, ci troviamo al cospetto di un sound che affonda le proprie radici nell’autunnale poesia del death doom, ma che vede tuttavia affiorare anche stralci di musica folk scandinava (chissà perché nelle orecchie mi sovviene il nome Amorphis) ed un assolo che pare preso in prestito da “A Deeper Kind of Slumber” dei Tiamat. Un po’ onirici, un po’ pagani, assai melodici e di certo atmosferici, gli Amber Tears degli esordi, appaiono in una versione decisamente più edulcorata e quasi più originale, rispetto a quelli che mi avevano comunque divertito lo scorso anno. Vorrei nuovamente sottolineare che fra le mani non abbiamo chissà quale disco geniale, certo è che il death gothic doom, intriso di folk degli Amber Tears, è tremendamente palpabile anche in “Leaving the Tears” e alla fine dei conti, risulterà anche assolutamente efficace. Il vocalist si conferma bravo nel districarsi tra il classico cantato growl e delicati passaggi narrati (scuola Saturnus); e non posso poi non menzionare la sezione strumentale, che si mette in luce per azzeccatissimi assoli ed una ritmica, che per una volta, non potrò accusare di essere pesante o furibonda, spesso responsabile nel soggiogare la nostra attenzione con tutta la propria dirompente noia. Sulla base di quanto ascoltato sin qui e dei successivi passaggi acustici, che alla fine ho incontrato nel corso dei 56 minuti di questo album, per gli eccessi folk (forse in questo disco addirittura straripanti), non posso che suggerire l’ascolto di “Revelation Renounced”, come base di partenza per la scoperta degli amici russi degli Amber Tears. (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music)
Voto: 75

http://www.myspace.com/ambertearsband

giovedì 16 giugno 2011

Amber Tears - The Key to December

#PER CHI AMA: Death/Doom, Anathema e My Dying Bride
Vedendo la copertina del cd degli Amber Tears, ho pensato per un attimo di avere tra le mani qualcosa di power/folk, a causa del vecchio col bastone, raffigurato sul booklet, che cammina tra la neve; non so spiegarvi per quale motivo abbia immaginato questo, ma l’immagine della cover ha suscitato in me tale infondato timore. Vedendo poi la casa discografica sul retro della custodia, la BadMoodMan Music, mi sono tranquillizzato e ho pensato che sicuramente la proposta del combo viaggerà all’interno dei confini death/doom. E in effetti non mi sono sbagliato. Dopo una inutile intro, si passa a “Gray Days Eternity” in grado di confermarci immediatamente che il sound partorito dall’act russo è realmente un death doom cadenzato, che ancora una volta si rifà ai classici del passato (Anathema e My Dying Bride su tutti); a volte mi domando dove la Solitude Production vada a scovare tutte queste band e se forse, il fossilizzarsi troppo in un unico genere, non rischi di penalizzare l’etichetta russa. A farmi passare questi brutti pensieri, ci pensa il sound degli Amber Tears, che nelle loro otto tracce, ci presentano la loro proposta che, pur puzzando di già sentito, si lascia piacevolmente ascoltare; vuoi per la presenza di strumenti etnici in alcune tracce (è forse una cornamusa quella che si sente qua e là nel disco?), forse per le intriganti melodie pagane o per gli intermezzi acustici della terza “Away from the Sun”, o ancora per la dinamicità inaspettata di un lavoro che pensavo potesse annoiarmi dopo pochi minuti, mi lascio trasportare dal piacevole (talvolta toccante) feeling che questa release è in grado di emanare. Effettivamente ho sbagliato, giudicando superficialmente. Gli Amber Tears non garantendo nulla di innovativo, ma semplicemente rileggendo, in chiave moderna, i dettami di vent’anni fa dei grandi maestri inglesi, ci offrono un prodotto di sicuro interesse, ben confezionato, e che di certo farà la gioia dei fanatici di questo genere e non solo. Forte nei solchi di "The Key to December" anche l’influenza dei danesi Saturnus, che appaiono assai spesso come fonte di ispirazione, quando ci si trova a parlare di sonorità di questo tipo. Il feeling malinconico che si respira nell’arco dell’intero lavoro è mitigato dal riffing corposo del duo di asce formato da Alexey e Dmitry. La prima metà del cd, scorre via tra echi nostalgici di suoni di metà anni novanta e ispiratissime melodie che richiamano la tradizione scozzese, quasi mi ritrovassi proiettato sulle Highlands scozzesi e attorno a me il solo verde dei prati e delle colline con il vento a sibilare nelle mie orecchie. È un senso di pace che mi godo lassù tra le nuvole che si appoggiano su quelle sinuose alture e la colonna sonora perfetta è proprio quella degli Amber Tears, che muovendosi tra death/doom e strepitosi passaggi acustici (ascoltate “Like a Silent Stream” e ditemi che ne pensate) riescono a donarmi 40 minuti di palpabili emozioni. (Francesco Scarci)

(BadMoodMan Music)
Voto: 75