#PER CHI AMA: Post Metal/Doom |
I WOWS sono un’interessante realtà veronese, una band formatasi nel 2008 che ha subìto una profonda metamorfosi passando dall’alternative rock allo sludge/doom. Tutto questo è avvenuto con calma e razionalità, infatti a cavallo tra il 2012 e il 2013, i nostri hanno registrato a Londra 'War on Wall Street' , un ottimo cd che univa sonorità brit, noise e post punk in modo abbastanza personale. Le sonorità oscure si facevano già spazio tra gli arrangiamenti e le melodie, mentre il vocalist Paolo dava già prova di potenza e tecnica. La band si è lanciata subito in un susseguirsi di live show che li ha portati in giro per l’Italia, aprendo così anche concerti a band nostrane di un certo rilievo. Nel frattempo il pubblico ha cominciato a conoscere la nuova band, grazie anche alla visibilità dei vari video prodotti e pubblicati anche dai portali multimediali, ma intanto i WOWS pensavano ad altro, meditavano una metamorfosi interna, una fusione delle sonorità che ogni singolo elemento del gruppo ascoltava ed amava. Il singolo “Monster Eye”, lanciato nel 2013, infatti sembra un coming out, quattro minuti scarsi che anticipano il lato in ombra dei WOWS, uno stato emotivo irrequieto che non vede l’ora di esplodere e dichiararsi al mondo. Questo accade con 'Aion', il loro nuovo cd, pubblicato da Argonauta Records, dove le otto tracce costruite ed eseguite con precisione e tantissima emotività, sono cariche di lentezza e distorsioni ispirandosi ad ISIS, Amenra, Tool e Cult of Luna. La scena musicale è stata parecchio influenzata da questi mostri sacri e lo si vede dal crescente numero di progetti nati di recente, questo vale anche per i WOWS che non sono rimasti impassibili di fronte alla profondità del post metal. La line up attualmente è formata da sei elementi, appunto Paolo alla voce, Marco e Matteo alle chitarre, Pierluca al basso e l’ultimo acquisto Kevin Follet ai synth e samples. Un piccolo esercito necessario per creare il sound perfettamente calibrato del gruppo, che non lascia niente al caso. Basti pensare alla copertina di 'Aion', un'opera su tela del pittore marchigiano Paolo Girardi che ha realizzato un artwork dai toni tenui, ma apocalittico allo stesso tempo. L’album apre con l’intro “Alexithymia”, un tappeto drone inquietante, pochi beat industrial e un mood ambient che sembra preannunciare l’apocalisse, infatti la traccia si collega direttamente alla successiva "Chakpori", dove la batteria incalza insieme a chitarre e basso per un fraseggio ipnotico, rude che echeggia di delay. Le distorsioni non sono eccessivamente sature come quelle degli Ufomammut o dei Sunn O))), questo permette alla song di avere maggior melodia e più groove. Grandi riff che accelerano per poi rallentare, creando un intreccio ipnotico che attanaglia la mente dell’ascoltatore. Il tutto è perfettamente abbellito dalla grande emotività della voce che trasmette mille sfumature di rabbia, ansia e agitazione interiore che con poca empatia è facile da rivivere sulla propria pelle. Un breve riff di basso permette alla band di lanciarsi verso il finale, un mid-tempo cattivo e possente come non pochi, con tanto di screamo che potrebbe devastare e annientare, tutto questo a pochi minuti dall’inizio dell’album. Poi è la volta di “Nemesi”, probabilmente la mia traccia preferita, sempre oscura, ma con un tono epico a cui difficilmente è difficile sfuggire. Il cantato è inizialmente più disteso, anche i riff di chitarra sono più puliti, ma è solo una preparazione all’esplosione che nei quasi otto di minuti di traccia non tarderanno ad arrivare. Infatti la struttura compositiva si libera dallo schema strofa-ritornello per concentrarsi nel creare tappeti sonori che crescono, si fermano e ripartono improvvisamente. La batteria e il basso hanno un ruolo fondamentale, infatti il largo uso di fusti e tocchi decisi alle corde creano atmosfere che difficilmente si pensavano possibili a questo livello di produzione. Bisogna dire che i WOWS hanno lavorato tantissimo sul suono e grazie all’utilizzo di strumentazioni vintage, il risultato è stato raggiunto perfettamente in “Abraxas” che chiude questo magnifico album e lo fa con lo stile oramai consolidato della band veronese, quindi riff pensati e lenti in puro doom, sfruttando quanto di meglio è stato fatto dagli anni '70, ma rivisto in chiave moderna. Che dire, 'Aion' è un album che lascia piacevolmente colpiti, soprattutto se si va a leggere la storia della band che l’ha prodotto e alla sua evoluzione. Un masterpiece da avere con una copertina che è un’opera d’arte e dal contenuto altrettanto pregiato. Dimenticavo, se volete regalarvi un viaggio sensoriale, non perdetevi uno dei loro concerti, meritano dall’inizio alla fine. Una band giovane che fa dell’umiltà e dell’attitudine un dogma che può solo far bene alla scena musicale. (Michele Montanari)
(Argonauta Records - 2015)
Voto: 80