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mercoledì 5 marzo 2025

Peacemaker - Internal Revolution

#PER CHI AMA: Thrashcore
Mi mancava ascoltare un po' di musica "marciona" e direi che 'Internal Revolution', secondo atto dei polacchi Peacemaker, incarna al meglio questa mia definizione. Questo disco è una dichiarazione di guerra alle schifezze commerciali che ammorbano l’aria, un pugno in faccia tirato da cinque tizi di Rawicz che non scherzano di certo. Nove pezzi, di cui gli ultimi tre pescati dritti dall’EP 'Words of My Life' del 2017, ti sbattono contro un muro di suono puro e semplice, a partire da "(We Come) From Nowhere". Qui i riff ti aggrediscono come un pitbull scappato dalla catena, con quel sapore thrashcore dei primi ’90 che urla Suicidal Tendencies nei cori e ti fa pensare ai nostri IN.SI.DIA che spaccavano tutto ai tempi d’oro. È roba che ti entra nelle ossa e non ti molla più. Il virus si diffonde veloce: "Stay Human" rallenta un filo, ma ti colpisce con una pesantezza che sa di Machine Head, anche se non siamo ancora al livello dei titani di Oakland. Eppure, se sei uno che vive per le chitarre che tagliano come rasoi e i ritmi che ti fanno sbattere la testa contro il muro, qui c’è pane per i tuoi denti. "Infected Mind" ti spara in faccia un’apertura che sembra un martello pneumatico, con cambi di tempo che tengono alta l’adrenalina e un finale dove la batteria pesta come se volesse sfondare il pavimento – roba da far tremare i vetri! La voce? È un casino strozzato, un mix tra un growl che non decolla e un pulito che inciampa, ma cazzo, funziona alla perfezione col sound corrosivo di questi cinque selvaggi. Il copione è quello classico del thrash ’90: "Today Is the Day" e la title track non inventano niente, ma ti trascinano in un vortice di riff compatti e ritmi che non accelerano mai fino a velocità folli, preferendo affogarti in una melma sludge che puzza di marcio. Poi arrivano i pezzi ripescati dall’EP – "The Rat Race Has Started" è un’esplosione breve e feroce, "99 Thousand of Lies" ti pesta con quel groove distorto che strizza l’occhio ai Pantera. 'Internal Revolution' non è un disco che rivoluziona il mondo, ma è un blocco di granito, genuino e incazzato, con le radici piantate dritte nei gloriosi anni ’90. Se sei uno di quelli che rimpiange i giorni in cui il thrash si suonava con le budella e non con i computer, questo album ti farà pogare fino a spaccarti il collo! (Francesco Scarci)