Cerca nel blog

giovedì 21 febbraio 2019

Kvalvaag - Seid

#PER CHI AMA: Symph Black, primi Dimmu Borgir
Dalla Norvegia con furore. Eccolo il comeback discografico, il terzo, dei blacksters Kvalvaag, intitolato 'Seid'. Fuori per la nostrana Dusktone Records, i due scafati musicisti di Oslo (sono infatti anche membri di Troll, Astaroth e Dødsfall) ci propinano un black metal dalle tinte orchestrali, sulla scia dei primi Dimmu Borgir. Sette i pezzi per quasi 40 minuti di musica che si materializzano con l'opener "Mare" e le sue spettrali tastiere introduttive che ci lasciano intuire la proposta del duo scandinavo. Presto detto e si scatenano le ritmiche selvagge su cui s'innesta lo screaming arcigno di Kvalvaag e le sue diaboliche keys che guideranno l'evolversi del brano in un vortice di blast beat che ci riporta in mente i suoni degli anni '90 (penso ai Bal Sagoth), edulcorati però da epici cori. Non male, anche se mi verrebbe da dire che siamo fuori tempo massimo, ma nell'ultimo periodo stiamo assistendo a questa rinascita (o riesumazione, chiamatela come vi pare) del black sinfonico, quindi godiamoci quanto di buono compare sul mercato. "Nattegrøde" potrebbe evocare un che di 'For All Tid' dei Dimmu Borgir: il sound è crudo e secco, cosi come la voce del frontman norvegese, ma le tastierine in sottofondo hanno sempre un certo effetto catalizzante. Non aspettatevi però grandi invenzioni, questi sono stati ormai proposti già 25 anni fa. "Volvesang Om Undergang" è devastante, il classico treno impazzito, deragliato e spinto a tutta forza fuori dai binari, che trova un break centrale dal forte sapore folklorico che ha un che dei primi Einherjer. Con "Bergtatt" non si cambia granchè registro, lasciando sempre ampio spazio all'irruenza delle ritmiche e all'effetto old school delle tastiere; l'unica cosa su cui sarebbe da soffermarsi è l'efficace lirismo del chorus che si va ad inserire nel pomposo sound dei nostri. La quinta song vede invece i Kvalvaag coverizzare più che egregiamente, i Gehenna e la loro “Vinterriket”, estratta da 'Seen Through The Veils Of Darkness', in un esperimento già visto fare in passato dalla band quando ripropose Mysticum e Troll. Se la breve title track sembra provenire da una B-side di 'Kveldssanger' degli Ulver, vista la sua veste acustic folk, in chiusura, la band si affida ancora a suoni dirompenti, quelli di “I Dyrets Tegn”, feroce e old school, ancor malefica nei suoi tratti oscuri che avvolgono e stritolano l'ascoltatore nelle sue spire del male, in quella che forse risulterà essere la mia song preferita di questo 'Seid', lavoro onesto, ma che nulla di nuovo aggiunge alla scena. (Francesco Scarci)

(Dusktone Records - 2018)
Voto: 65

https://dusktone.bandcamp.com/album/seid