#PER CHI AMA: Stoner/Crossover, Mars Volta |
D’accordo, è vero, le etichette non mi piacciono, sono riduttive e tutto il resto, ma a volte sono tanto comode... già, perchè diventa davvero difficile riuscire a descrivere a parole quello che fanno i Dot Legacy, quando sarebbe molto piú semplice dargli un ascolto, peraltro consigliatissimo. Formatisi nel 2009, questi 4 francesini giungono oggi al loro esordio con questo cd verde confezionato in un elegante digipack che spiazza fin dall’immagine di copertina. Ci si immagina di essere immersi in atmosfere brumose e notturne e invece si viene catturati da un suono mutante che si muove sinuoso tra i generi, come una carpa sotto il pelo dell’acqua, rimandando ad ogni movimento riflessi dalle sfumature diverse. Per comodità, potremmo fare un parallelo con i Mars Volta: laddove la band degli ex At The Drive In partiva da una solida base post-hardcore per le loro digressioni prog-funk-free, i Dot Legacy fanno qualcosa di simile innestando su un impianto stoner massicce dosi di acid-funk e non solo. Basta prendere l’opening track "Kennedy", per rimanere spiazzati dai furiosi e repentini cambi di atmosfera tra ritmi spezzati e riffoni dal groove trascinante. Si continua con la funambolica e tortuosa "Think of a Name", o le linee melodiche peculiari di "Days of The Weak", che cresce ascolto dopo ascolto, ma le sorprese più grosse arrivano con lo spettacolare crossover di "Pyramid", dove si fondono parti rap alla Beastie Boys con esplosioni strumentali ultragroovy, o con il Santana ipercinetico di "Rumbera", che muta in un lento stoner inframezzato da sferzate di un argano acidissimo. I due brani piú lunghi, "Gorilla Train Station" e "Weirdos Of The Night" sono più tranquilli e lenti ma non per questo lineari o monotoni, il primo più classicamente stoner, il secondo guarda quasi all’hard-prog anni '70. In un certo senso i Dot Legacy tengono alta la bandiera della gloriosa tradizione crossover europea di band quali gli olandesi Urban Dance Squad o i connazionali FFF. I ragazzi sanno suonare, non c’è dubbio, e riescono sempre a infilare qualcosa di inaspettato in tutti i brani: tempi dispari, cori spiazzanti, tastiere sinuose e divagazioni jazz-rock. Non si fanno mancare nemmeno la delicata "3 am", posta in chiusura di un esordio interessantissimo ed ambizioso. Date le premesse ardite, non era facile riuscire a centrare l’obiettivo di confezionare un disco coerente, piacevole, spiazzante senza risultare pasticciato e sfilacciato, ma i Dot Legacy ci sono riusciti. Missione compiuta. (Mauro Catena)
(Setalight Records - 2014)
Voto: 75