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sabato 6 novembre 2010

Side C - Stati d'Alienazione


Piacevolmente curioso e interessante questo esordio. Il quintetto di ragazzi veronesi riporta, come punto della loro origine “in nuce”, il 2006. Considerano però il 2008 il vero e proprio anno di nascita del progetto, quando si ha il definitivo cambio di stile compositivo: da qui sorge questo demo autoprodotto "Stati d'Alienazion". Attualmente la formazione vede Laura alla voce, Michele alle chitarre, Thomas al piano, tastiere e voce, Paola al basso e voce, Andrea alla batteria. I Side C si definiscono un progetto musicale di rock progressivo e si propongono di comporre in maniera libera da schemi e preconcetti tipici dei generi musicali, facendosi però influenzare da tutti. Questo EP dimostra che i nostri ci riescono appieno. L’immagine che mi è apparsa al primo giro di tracce è quello di un’amalgama variopinta di generi che va dal rock, al jazz., passando dal progressive al blues. La varietà di suoni, la duttile e piacevole voce della cantante Laura, i cambi di ritmo e di stile frequenti anche all’interno di una sola track danno la sensazione di  avere di fronte un gruppo giovane, ma con una grande padronanza del mezzo e una buona conoscenza delle proprie capacità. Quattro canzoni, quasi 29 minuti. In questi casi penso: mmm saranno mica troppo lunghe? Risposta: ni! Partiamo dalla opening track “Radio Alienazione/Imperfezione”. Ok, l’inizio con l’effetto “sintonia radio” e la citazione sull’infinità della stupidità (e pensare che c’è chi la usa per la pubblicità dei vestiti, la stupidità) non brillano per originalità. Poi però si parte con un ritmo vagamente jazz, poi un cantato, un giro di piano, assolo della cantante, chitarra elettrica distorta, suoni elettronici e per finire chitarra classica. E siamo solo a 3’40’’. Questa anima mutevole si ritrova, diversamente declinata, in ogni song e rappresenta il vero punto di forza di questa band. Si prosegue con “L’Altro Lato”, a mio avviso la migliore. Particolarmente equilibrata nei cambi, con interessanti inserti elettronici e di tastiere, un assolo molto jazzy e con la bella voce di Laura che si esprime in tutta la sua gamma di tonalità. In “Slowly Dies”, il cui testo è ispirato ad una poesia di  Pablo Neruda, i nostri insistono un po’ troppo sulle tastiere all’inizio, ma la parte melodica centrale risulta davvero emozionante. Chiude il poker “Nuova Speranza”, niente male, bei giri di piano ma già la stanchezza affiora, peccato. Alla fine ho la pancia piena e sono abbastanza soddisfatto. Ci sanno fare, la varietà dei gusti c’è e la voce della cantante è veramente notevole. Ce ne fossero di gruppi così. Passiamo a cosa mi ha convinto meno. La registrazione dell’album, non proprio buona, nasconde molto: peccato. Come tutte le prime opere, si tende a strafare: canzoni lunghe ed esposizione completa del repertorio. Credo sia tutto legittimo per carità, devono pur farsi sentire. Credo anche che alcune sforbiciate qua e là non sarebbero state male, avrebbero tolto quella sensazione di “uffa ancora così” in alcuni punti, alleggerendo il tutto. Inoltre avrebbero reso più fluido il lavoro, annullando quel “senso” di scatto che ho provato certi passaggi. Peccati veniali, direte. Vero. Purtroppo, in un lavoro di breve respiro, pesano. C’è di buono che non oscurano quel molto di buono che hanno espresso. Un plauso per l’artwork del cd: molto bello e originale. Ad uno sguardo distratto potrebbe sembrare bambinesco, ma guardatelo per bene e non vi lascerà indifferenti. Le liriche sono minimaliste, funzionali ai lunghi momenti solo musica. Qui potrebbero osare di più, anche come originalità. Promossi sicuramente, rimango in attesa del LP. Non fatemi aspettare troppo però... (Alberto Merlotti)

(Self)
Voto: 75