#PER CHI AMA: Experimental/Drone/Post Rock |
È da un po' che tengo sott'occhio questa band statunitense, ma vuoi per un motivo, vuoi per un altro (l'aver pubblicato la precedente release solo in vinile ad esempio), non sono mai riuscito ad affezionarmene. L'uscita del nuovo 'Want' e la sua recensione mi danno finalmente motivo di avvicinarmi ai Wreck and Reference. La band si propone con una propria personale chiave di lettura del post black, come già fatto da altri ensemble del rooster Flenser Records, da sempre esempio di sperimentalismo sonoro. I WaR non sono da meno e ci offrono il loro lugubre sound: nessun assalto di stile cascadiano, nessun accenno folk, ma “solo” un tragico slow-mid tempo funereo, ricco di preziosi inserti dark e pompose melodie d'organo, con le vocals che si dipanano tra uno screaming disperato e uno pulito/sussurrato. “Stranger, Fill this Hole in Me” è una stravagante song in cui si unisce l'anima dannata dei nostri con inserti industrial/noise. L'ascolto della musica dei WaR non è quasi mai facile e la delicata (almeno musicalmente) “Bankrupt” ne è un esempio. Se non ci fossero le abrasive vocals del cantante, potremo parlare di sperimentalismi a la Radiohead ai tempi di 'Amnesiac' in un inedito connubio con i Massive Attack di 'Mezzanine'. Le atmosfere tenebrose di “A Glass Cage for an Animal” sembrano far pensare ai Fields of the Nephilim in una versione più catartica. Ma l'elemento caratterizzante la musica dei WaR e forse anche la componente che dona un certo estremismo sonoro alla band americana, è proprio quel demoniaco dualismo vocale che domina nelle song e che rende il sound dei WaR difficilmente etichettabile ma comunque di grande fascino. (Francesco Scarci)
(Flenser Records - 2014)
Voto: 70