Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Weird Truth Productions. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Weird Truth Productions. Mostra tutti i post

domenica 8 novembre 2020

Intaglio - S/t

#PER CHI AMA: Funeral Doom
A distanza di 15 anni dalla data del rilascio ufficiale del debut album dei russi Intaglio, la Solitude Productions ha pensato bene di tornare a riproporre quel lavoro completamente remixato, con un nuovo artwork, un interludio in più e i titoli delle canzoni tradotte in inglese (tanta roba insomma). Era il 15 ottobre 2005 allora, è il 15 ottobre 2020 oggi, quando la release ha spento le sue prime 15 candeline. Per chi non li conoscesse e per chi non avesse mai avuto a che fare con la label russa, beh sappiate che fra le mani abbiamo un discreto lavoro di funeral doom, che parte dalle abissali sonorità di "Dark Cherry Day" che per 12.57 minuti (13 secondi in meno della traccia originale), ci spingono nel profondo con le catacombali atmosfere create dal combo originario di Orël. Gli ingredienti inclusi in questo lavoro sono inevitabilmente i soliti, con le classiche ritmiche a rallentatore, le voci dall'oltretomba e qualche lungo frangente acustico che stempera una pesantezza a tratti sfiancante per quanto desolante essa sia. Il brano non disprezza nemmeno una certa vena melodica, chiaro che per chi non mastica il genere, non è che sia cosi facile avvicinarsi ad una proposta cosi conservatrice. "Interlude" lega con la sua placida malinconia strumentale il precente pezzo con "Solitude", per un'altra estenuante song di nostalgica battaglia interiore. Oltre dodici minuti di sonorità opprimenti che seguono sulla falsariga, quanto tracciato dal precedente brano, insomma la colonna sonora ideale per chi è rimasto recluso in casa in uno dei tanti lockdown sparsi nel mondo e stia vagamente pensando a farla finita. Ecco, "Solitude" credo che potrebbe dare la giusta spinta a tutti coloro che si trovano in tale situazione di equilibrio precario, quindi vi prego, maneggiate con cura e se non siete proprio dell'umore giusto, beh forse è meglio posticipare l'ascolto degli Intaglio a tempi migliori. Soprattutto perchè a rapporto mancano ancora gli angoscianti dieci minuti di "Wind of Autumn" (nella sua versione originale peraltro ne durava più di 17): la song parte piano con lievi tocchi acustici che lasciano ben presto il posto ad un riffing marcato, pesante, plumbeo quanto basta per darci il colpo di grazia definitivo e farci sprofondare nella disperata mediocrità della nostra vita. Amen. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions/Weird Truth Productions - 2005/2020)
Voto: 68

https://intaglio.bandcamp.com/album/intaglio-15th-anniversary-remix

venerdì 12 aprile 2019

Sinister Downfall - Eremozoic

#PER CHI AMA: Funeral Doom
Come se non ne avessi avuto abbastanza da Solitude Productions e Endless Winter, anche la Satanath Productions, in compagnia della Funere e della Weird Truth Productions, si sono messe a rilasciare album funeral doom. E allora quest'oggi rechiamoci in Germania, per questo progetto in solitaria di Eugen Kohl, uno che ha tipo un milione di band (Crypt Witch, Death Carrier, Donarhall, Hexengrab, Nihilisticon, Delens Humanitas, Leichenfrost, Nihil Eternal, Urschmer) e che con questi Sinister Downfall ha deciso di dare il meglio di sè in un ambito ostico e un po' chiuso come quello del funeral. E infatti, facendo scorrere "Dark Veil" non trovo modo di esaltarmi più di tanto, non scorgendo infatti alcuna novità di rilievo se non il classico suono a rallentatore condito da ritmiche pesantissime, tocchi di pianoforte atti a smussarne le spigolosità e una voce growl ad annerire il risultato finale. Il problema è che, a parte regalare qualche melodia qua e là, o la decadente malinconia della lunga "Way to Nothingness", ahimè faccio fatica a trovare momenti da evidenziare, perchè trovo che il genere si sia un po' involuto su se stesso. E la breve (si fa per dire) " Ashes of Time" si lascia apprezzare per lo più, per i suoi cambi di tempo, le atmosfere nere come la notte, la melodia delle chitarre e poco altro. Ci pensano i dodici minuti della conclusiva "Where Solitude Prevails" a offrirci gli ultimi emozionanti e drammatici momenti di questo 'Eremozoic', con quel suo magmatico flusso sonoro pronto a condurci negli abissi della disperazione. Funerei nell'accezione più pura del genere. (Francesco Scarci)

(Satanath Productions/Funere/Weird Truth Productions - 2018)
Voto: 62

https://sinisterdownfall.bandcamp.com/

sabato 26 gennaio 2019

Majestic Downfall - Waters of Fate

#PER CHI AMA: Death/Doom, Saturnus
Chissà se i Majestic Downfall avranno pensato di rivalutare la loro scelta di essersi spostati dal Texas al Messico, dopo tutte le tensioni generate dal buon Trump negli ultimi mesi lungo quel confine tanto contestato? Ovvio che si tratti di banalissime speculazioni atte a presentare il comeback discografico dei messicani Majestic Downfall, 'Waters of Fate', arrivato sugli scaffali grazie alla collaborazione tra Solitude Productions e Weird Truth Productions, dopo un silenzio durato tre anni. Al pari degli Helllight, mi fa specie sentire una band proveniente da un paese cosi solare, proporre un genere invece oscuro e deprimente fatto sta che, a differenza dei compagni di scuderia brasiliani, qui non ci troviamo al cospetto di funeral doom, bensì trattasi di un death doom, in grado di srotolare, lungo gli oltre 60 minuti, sei pezzi aggressivi, roboanti, che pescando da una tradizione più vicina ai primi Paradise Lost, faranno la gioia dei vecchi fan dell'act brasileiro, senza tuttavia avere l'ambizione di raccoglierne di nuovi. Al duo di Querétaro infatti sembra mancare quel fattore X in grado di fargli fare il vero salto di qualità. La musica non è male, lo dimostra la lunghissima "Veins" in apertura con i suoi saliscendi death doom, le vocals costantemente orientate al growl, qualche sfuriata al limite del black e il classico arpeggio acustico, tante cose carine ma stra-abusate negli ultimi anni. Non serve nemmeno fare il verso ritmico dei primi Cathedral nella title track per farmi dire che il lavoro ha un che di rilevante, lo trovo un po' piattino e privo della verve che altri dischi della label russa, invece possiedono. Ci sono ancora troppe cose scontate che mi fanno pensare di conoscere già la trama del disco. Apprezzabile il tentativo di trovare delle variazioni al tema, come l'utilizzo di intemperanze black nella già citata traccia che dà il titolo al lavoro. Purtroppo la sensazione forte è quella che la proposta dei nostri sia un po' lacunosa in più di una circostanza. Un peccato perchè poi i Majestic Downfall diventano più interessanti in pezzi come "Contagious Symmetry", song assai strutturata nel suo incedere inquieto e dotata di un buon solo. Più difficile da comprendere l'ultima "Waters of Life", lunga e rumoristico/dronica song che chiude un disco non certo tra i più memorabili rilasciati dall'etichetta là oltre la cortina di ferro. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions/Weird Truth Productions - 2018)
Voto: 60

https://solitudeproductions.bandcamp.com/album/waters-of-fate

mercoledì 22 novembre 2017

Profetus - Coronation of the Black Sun/Saturnine

BACK IN TIME:
#FOR FANS OF: Funeral Doom, Ahab
This was Profetus’ debut, originally released on April 29th, 2009, back then — and still now — is a masterpiece and a lesson in funeral doom metal. This re-release and limited edition includes the band’s debut and their first and only demo 'Saturnine'. Altogether make over 90 minutes of decaying and devastating anthems. An astonishing colossus of a record, where the album and the demo are two different entities that can be listened separately.

'Coronation of the Black Sun' is dark as the chasm, mystical music for a ritual of death, where there is no room for hope or light, and the cover artwork epitomizes this feeling superbly. As your eyes set in the artwork, you know this is something obscure and serious.

Funeral doom metal is a complex and difficult genre that challenges the listener and demands patience, and sometimes, very skilled bands reward patience with towering riffs and mythical passages. This is the case with Profetus debut. Unpretentious but confident guitar riffs take the lead, powerful chords make ambiance and the keyboard work creates a melody and an atmosphere so dominant that evokes the feeling of a black cathedral lost in the limbo.

A particular talent is needed to create gigantic anthems in length and keep your listening interested and heedful to the music, no easy task for sure, both to keep a pace and to be aware of your tempo as a musician. This is why funeral doom metal is so respected even though when is humbler than other genres and styles.

"Eye of Phosphoros" is the supreme song of the album. From the very beginning, the deep abyssal growls take you to the darkest of your thoughts, almost as ritualistic music, as a desolated landscape of doom and dark draws in the mind. It is monotonous and hypnotizing. Makinen’s vocals are really fitting to the music; the keyboards emulate a pipe organ adding a funerary aspect to the song. And the last 5 minutes… When the pipe organ strikes at the end of the song, is like something terrible, dismal and tragic has happened. The beauty of the last five minutes of the song is outstanding and once it hits you, it will keep inside you; female chants join as they were angels claiming for a lost soul. In funeral doom metal standards, this ending is perfection.

“Coalescence of Ashen Wings” is as gloomy as the previous one, but shorter. The highlight of this song is the atmosphere the melancholic guitars create as it is a more repetitive song, lacking an exceptional change of rhythm, although it has this passage where the guitars take control and deliver a sullen melody of doom, along with some heavy riffs and percussion work.

The last and catchiest song is “Blood of Saturn”, which is another masterpiece. This song, in particular, has a faster rhythm than previous ones, and it proposes a mournful melody from the very start, a melody that will take leadership throughout several moments of the song. In the second third of the song, we get a sudden change of pace that leaves the drums in the spotlight, reminding me a little of the funeral doom metal band Ahab. After this passage, we get back to the main musical theme, and we will have a moment of reflection minutes after, just to sink in the deepest of our thoughts as the song slowly dies.

'Coronation of the Black Sun' is a rock solid magnum opus of the funeral doom metal genre, but as this edition includes also the 'Saturnine' demo, I found something annoying, even though is just a little thing but it bothered me, and this is that in the demo the sound is stronger and heavier. Don’t get me wrong, it is not better, the main album is fine mixed and well mastered, but the demo sounds more aggressive and powerful, the drums are so authoritative that it sounds more proper to the music. 'Saturnine' has this claustrophobic sound that reminded me again of Ahab’s debut 'The Call of the Wretched Sea', and I think that this strength in the drums would have been perfect for 'Coronation of the Black Sun'. Musically, it is far from what they became and achieved, though. In conclusion, this is an album for posterity that will be revisited for years to come. (Alejandro "Morgoth" Valenzuela)

martedì 23 febbraio 2016

Ataraxie – Slow Transcending Agony

#PER CHI AMA: Death/Doom, My Dying Bride
Gli Ataraxie vengono da Rouen in Francia, sono attivi dal lontano anno 2000, suonano doom death e hanno tre album all'attivo. Inserendo la cover dei Disembolvement ("The Tree of Life and Death") e magari pensando di riprendere e rivedere, anche il titolo del famoso film di Terrence Malick, 'The Tree of Life', il quintetto transalpini si è fatto ispirare dal maniacale e celebre perfezionismo del regista statunitense per creare un album curatissimo, sofisticato e multiforme che mostra al suo interno una radiosa vena doom, ai confini con il funeral ed una marcata attitudine death di vecchia data. In realtà, il cd non è un nuovo album, non è altro che la reissue della prima release registrata dalla band per festeggiare il decimo anniversario dalla sua uscita, distribuito in formato digipack dalla giapponese Weird Truth Production e disponibile anche sulla pagina bandcamp del gruppo in formato digitale. Impressionante e impegnativa la durata di sessantadue minuti del cd, compresa la bonus track ovvero la cover, che da sola va oltre i dieci minuti, che qui è presente mentre non è disponibile in download da bandcamp. Ottima la qualità dei suoni e la produzione è più che perfetta, la costruzione dei brani, suonati benissimo da musicisti navigati e capaci, volge lo sguardo ai My Dying Bride quanto ai Mournful Congregation o in anticipo temporale sugli Ahab dell'ultimo capolavoro 'The Boats of the Glen Carrig', senza dimenticarci degli Swallow the Sun e lo spirito indomito di alcune band black metal stile Zuriaake. Tutte queste influenze amalgamate con il suono metal oscuro di qualche anno fa, quello che rese immortale 'Morbid Tales' dei Celtic Frost o il sound dei mitici Incantation. Una cosa molto strana che infonde in alcune parti del disco una vena molto death e vintage al suono della band. L'intero lavoro, anche se uscito un decennio fa, è da considerarsi un gioiellino oscuro di doom moderno, carico di un potente sound che non abbandona mai l'atmosfera e la pesantezza, la maestosità e un'inquietudine perenne che si stende come un velo su tutte le note del disco. Il trittico micidiale formato dai brani "L'Ataraxie", la title track e "Another Day of Despondency" (brano delizioso) ha un qualcosa di innato e infernale, con chiaroscuri dal tratto drammatico e teatrale, realistico e capace di rappresentare delle vere scene di sofferenza, uno stato di trance depressiva talmente coinvolgente che, all'ascolto, si rischia una qualche sorta di ferita dell'anima. Non mi stancherò di ripetere che è un opera alquanto impegnativa, per soli cultori del genere in questione, senza sprazzi di luce e tutta da scoprire, da ascoltare per intero se possibile per assaporarne la forma progressivo/cinematica dei suoi continui mutamenti sonori, giocata sui colori del grigio e del nero, sulla malinconia e sul confine di una riflessione tra la vita e la morte come induce a pensare il titolo stesso, perfetto nell'esporre i contenuti sonori dell'album. Una band tutta da riscoprire, partendo da questa ultima fatica che riesuma una chicca di dieci anni fa per arrivare ad apprezzarne l'intera discografia. (Bob Stoner)

(Weird Truth Productions - 2005/2015)
Voto: 75