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mercoledì 13 dicembre 2017

This is not a Brothel - Far is Here

#PER CHI AMA: Stoner/Indie/Alternative Rock, A Perfect Circle
Tornano i This is not a Brothel, band di origine campana, con tutti i componenti sparsi in realtà in giro per Italia ed Europa. Li avevamo già conosciuti in occasione del loro debut album sia con un'intervista in studio che attraverso la recensione di quella release. Ora, i cinque musicisti casertani ci presentano la loro ultima fatica, un prodotto sicuramente competitivo da un punto di vista economico, visto che offre vinile e cd ad un costo risicato, ed una proposta musicale che prosegue il percorso musicale intrapreso nell'album omonimo. 'Far is Here' esce questa volta per la I Make Records e si presenta come un disco che richiama, sin dalle note iniziali, un certo alternative/stoner, che rimanda indistintamente alle scuole alternative americana e svedese, ma che da un punto di vista vocale, mi suggerisce invece un che degli Editors. Poco però i This is not a Brothel hanno a che fare con la band britannica; in "Black Madonna", sono infatti più i riferimenti agli A Perfect Circle e agli scandinavi Lingua ad indurmi il mio coinvolgente ma morbido headbanging. Decisamente più compassata la seconda "Do not Disturb the Driver", che evidenzia gli influssi post-grunge della compagine italica, in un brano ritmato ma dal graffiante assolo conclusivo. L'ensemble continua muovendosi su di una matrice soffusa anche con la title track che apre con un riff che s'incunea presto nella testa e la voce del bravo Fabio Giobbe ricama alla grande sfruttando la propria estensione vocale, in un altro pezzone davvero intrigante e dotato di sonorità decadenti. "Head High" conferma la mia visione brit per quanto concerne le vocals ma questa volta anche per ciò che riguarda la musicalità di un brano, sempre votato al versante indie, ma che volge il proprio sguardo anche verso un southern blues rock. È poi la volta di "Follow the Sign" ove il sound si fa più sinuoso: mi immagino una bella fanciulla mezza nuda che si muove sensuale attorno ad un palo di lap dance al ritmo di questa traccia. Con "I Say I", si continua invece a percorrere i torbidi sentieri del rock atmosferico, con una traccia che poggia su di un ipnotico giro ritmico, spezzato da un break che rimanda ai Nirvana, prima  che l'ennesimo assolo conclusivo regali quel quid addizionale per la buona riuscita dell'album. "Cold Like a Stranger" rappresenta il momento della ballata romantica, in cui è un certo mood malinconico ad affiorare, come in una uggiosa giornata di novembre con quell'ardore finale che strizza l'occhiolino ai Red Hot Chili Peppers. In "Missed Punch", i nostri non mi convincono troppo, e cosi skippo alla successiva "Queen of Nothing", song più movimentata rispetto alle precedenti, che sfoggia un riffing scuro, quanto la voce del bravissimo Fabio che mi incanta sempre più per la sua convincente performance vocale. Arriviamo nel frattempo all'ultima "Free To", che condensa la proposta dei This is not a Brothel in una traccia dai tratti disarmonici e più ostici da assimilare, che verosimilmente si propone di mostrarci la faccia più sperimentale della band italica. Dando infine un ultimo sguardo ai testi dell’album, vi basti sapere che sono stati affidati allo scrittore Gianluca Merola, autore di 'Dio Taglia 60', ed affrontano, in modo crudo, la realtà che ci circonda. Convincenti al massimo, ben fatto! (Francesco Scarci)

lunedì 7 luglio 2014

This is not a Brothel - S/t

#PER CHI AMA: Stoner/Rock, Kyuss, Queens of the Stone Age
I This is not a Brothel (TINAB) nascono a Caserta nel 2011 e si buttano nella mischia lavorando su materiale e suoni, riuscendo a lanciare questo debut album all'inizio del 2014. Oltre ai soliti sacrifici, il tutto è frutto del "sacro graal" del moderno musicista, il crowdfunding. Infatti la band si è portata a casa un discreto gruzzoletto che gli ha permesso di produrre un buon cd dalla qualità audio più che discreta. Registrazione e mixaggio sono stati fatti nel bel paese, mentre per il mastering hanno preferito spostarsi negli USA, valida alternativa per avere un sound che possa richiamare le band a cui si inspirano i nostri. Tra la lista dei loro preferiti si trovano band stoner per definizione (QOTSA, Kyuss), grunge (Pearl Jam) e alternative/post punk (Artic Monkey), ma di fatto le influenze e i suoni sono più morbidi. Infatti, brani come "Zany Zoo" si basano su riff carichi ma mai arroganti, lo stesso cantato è quasi fin troppo educato per i palati più esigenti. La canzone prende una buona piega verso la fine dove chitarra/basso e batteria cavalcano in sintonia, aumentando la carica sonora, ma ormai siamo alla fine e dobbiamo sperare in un brano successivo. "Domino Falls" inizia con un riff di chitarra quasi brit con un assolo molto flebile ad accompagnarlo. L'entrata della voce in stile Deftones, spazza via le apparenze e richiama invece un gruppo svedese a me e a Franz molto caro (i Lingua), portando quindi le sonorità dei TINAB lontane dallo stoner classico. Anche il break a metà brano risulta soft e strizza l'occhio alle ballate rock classiche. Poi tutto riprende con un po' più di carica, ma quello che continua a non convincere sono proprio i suoni di chitarra. Avrei optato per un suono più potente e compatto, tipo quello del brano successivo "Immaculate". Infatti la traccia viaggia veloce e potente, facendoci dimenticare alcune imperfezioni sentite in precedenza e regalandoci cinque minuti di buon sound. Basso e batteria sgomitano e determinano la buona riuscita della canzone, mettendoci anima e corpo per riuscire a trascinare l'ascoltatore e portarlo a saltare sotto il palco. Quest'album è una discreta prova delle capacità tecniche e artistiche dei TINAB che dimostrato comunque una certa maturità e mostrano la grinta giusta per lavorare bene. Con qualche aggiornamento possono sicuramente produrre del buon materiale che li distingua e li renda un gruppo e non solo un numero nel mare infinito delle produzioni underground. (Michele Montanari)

(Produzioni dal Basso - 2014)
Voto: 70