Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta The Language of Limbs. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta The Language of Limbs. Mostra tutti i post

venerdì 3 aprile 2020

Constellatia - The Language of Limbs

#PER CHI AMA: Post Black, Deafheaven, So Hideous
E anche in Sud Africa il fenomeno Post-Black sta trovando terreno fertile. Dopo Wildernessking e Crow Black Sky, ecco arrivare anche i Constellatia (band in realtà formati da membri delle due citate band) a diffondere il germe oscuro laggiù, a quelle latitudini remote con un lavoro, 'The Language of Limbs', davvero degno di nota. Non tanto perchè il quartetto di Città del Capo si è inventato un genere, piuttosto per una freschezza nelle loro idee ed una capacità comunicativo-emozionale che da un po' non suscitava in me determinate emozioni. Quattro lunghe tracce per 35 minuti di musica affascinante, un'ondivaga esperienza che parte dalla sognante opener, "All Nights Belong To You". Questa è una song che rivela la doppia anima del combo sudafricano, diviso tra ritmiche e screaming feroci ed un'altra decisamente più melliflua, votata ad atmosfere post-rock e vocals femminili (a cura di Alison Rachel degli Honeymoan) che stemperano quell'oceano in tempesta che sa tanto di scuola Deafheaven e che saltuariamente sale alla ribalta con le sue splendide melodie messe a disposizione di una componente ritmica ad alto tasso di pericolosità. "In Acclamation", a differenza della opening track, parte molto più compassata, per poi rullare su territori quasi punk ed infine prendere il volo in una deflagrante e ruvida parte post-black, "addolcita" da una meravigliosa melodia di sottofondo che ne interrompe improvvisamente la furia, proponendo uno psichedelico break acustico, ove lo screaming del frontman rimane giusto in sottofondo, lasciando in primo piano uno struggente romanticismo strumentale. "Empyrean" è un pezzo più classico di black mid-tempo che probabilmente non rimarrà negli annali della musica però, quella sua seconda vibrante parte di chitarra, merita comunque un ascolto. A chiudere il disco ci pensa la traccia più lunga del disco, "The Garden", un pezzo che nelle sue note iniziali potrebbe essere stato tranquillamente concepito (e suonato) dai Pink Floyd, cosi delicato e suadente, con la voce di un'altra brava donzella, Lucy Kruger (già incontrata qui nel Pozzo dei Dannati) a palesarsi con le sole chitarre acustiche in accompagnamento. Poi, non appena la voce ruggente del vocalist le si affianca, ecco che le chitarre elettriche tornano a fare il loro sporco lavoro e la song inizia ad accelerare pericolosamente. Ma lo dicevo all'inzio del carattere instabile di questo disco, dei suoi umori, delle sensazioni che 'The Language of Limbs' è in grado di generare lungo il suo decorso, e che avremo ancora modo di assaporare sul finale del brano tra chitarrismi abrasivi e splendide atmosfere che sanciscono l'eccelsa riuscita di un disco davvero gradevole che in Italia è passato ahimè quasi del tutto inosservato. (Francesco Scarci)

(Isolation Records - 2019)
Voto: 78

https://constellatia.bandcamp.com/releases