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giovedì 4 aprile 2019

Heaume Mortal - Solstices

#PER CHI AMA: Black Sperimentale
Sebbene uscito da pochi giorni per l'etichetta Les Acteurs de l'Ombre Productions, 'Solstices', atto primo dei parigini Heaume Mortal, include brani in verità scritti tra il 2011 e il 2014. L'espressione musicale della band guarda al versante black, il genere prediletto ormai dalla label francese, come punto di riferimento per i nostri. L'ensemble, che peraltro include membri di Eibon e Cowards, due realtà che abbiamo già avuto modo di recensire su queste pagine, offre il classico sound dissonante, divenuto quasi marchio di fabbrica per la scena estrema transalpina. Lasciatevi investire quindi dalla furia sbilenca dell'opener "Yesteryears", una lunga suite di oltre 13 minuti che nel suo corso vedrà la compagine cedere anche a spartiti post-rock e sludge. Con questa verve cosi eterogenea, la proposta degli Heaume Mortal non si rivela affatto male, soprattutto perché i tre musicisti riescono a coniugare con una certa maturità (ma l'avevo detto che non sono gli ultimi arrivati), il post-black con sonorità più melmose, il tutto sorretto da voci al vetriolo. Forti di una produzione potente che esalta il suono di ogni strumento, la band ci dà in pasto alle proprie visioni destabilizzanti: strana a tal proposito la scelta di avere una song breve ma ficcante come "South of No North", due minuti in cui anche sonorità industriali sembrano convogliare nella musica degli Heaume Mortal. Ma che il sound dei nostri sia particolare, lo si deduce soprattutto da "Oldborn", una traccia che mostra il lato più deviato del trio, con reminiscenze avanguardistiche che riconducono ai Ved Buens Ende, grim vocals che sembrano ispirarsi ad Attila Csihar, momenti noise che probabilmente derivano dall'esperienza nei Cowards di vocalist e chitarrista. L'impianto ritmico è quello tipico del post metal, con dei lenti riffoni stratificati che addensano un sound già di per sé iper-saturo; e a chiudere, ecco un discreto assolo in tremolo picking. A metà disco una sorpresa, la sofferente ed ipnotica cover "Erblicket die Tochter des Firmament" dei Burzum, estratta dal controverso 'Filosofem', a raccontarci qualcosa in più in fatto di influenze della band; io ne avrei fatto volentieri a meno. Meglio invece quando la spettrale "Tongueless (Part III)" inizia a risuonare nelle mie cuffie, con il suo incedere imponente a metà strada tra Void of Silence e Cult of Luna, spruzzati di un forte alone black, a rappresentare probabilmente l'apice musicale di questo 'Solstices', che almeno per il sottoscritto finisce qui. L'ultima strumentale "Mestreguiral" ha qualche analogia con "Tomhet" di Burzum: ricordate quel brano elettronico, ipnotico e alla lunga noioso, che chiudeva 'Hvis Lyset Tar Oss'? Ecco, il paragone credo che sia quanto mai azzeccato, e come nel capolavoro del Count Grishnákh, forse si poteva ridurre di gran lunga la durata, se non addirittura farne a meno. Diverse luci e qualche ombra per il debutto degli Heaume Mortal quindi, un ascolto però è quanto mai dovuto. (Francesco Scarci)

(LADLO Productions - 2019)
Voto: 74

https://ladlo.bandcamp.com/album/solstices