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mercoledì 15 maggio 2013

Riul Doamnei - A Christmas Carol

#PER CHI AMA: Black Sinfonico
“Marley, prima di tutto, era morto.” “Marley, prima di tutto, era morto.” “Marley, prima di tutto, era morto.” È questa l’insolita litania che avverto ripetersi, amplificarsi tra le solide, elastiche pareti della mia testa. Parole che rimbalzano e sinuose riverberano, scolpiscono arcuate, altissime navate nella gotica cattedrale della mia mente. Crollo estasiato, mi piego dinanzi al mio io più profondo, ma non ne soffro, al contrario ne godo: mi regalo un piacere tra i più sublimi. Mai nulla di sacro, nelle mie, di cattedrali. Era mio obiettivo trasmettere, a te lettore che stai leggendo, quello che sento, quello che avverto avventurandomi in questa novella, “A Christmas Carol”, concept basato sull’omonimo romanzo breve, partorito dal genio di Charles Dickens e rivisitato per noi dagli italianissimi Riul Doamnei, band gigante rossa, grondante sangue, materia oscura che occupa lo spazio vuoto di quel vasto universo qual è il symphonic black metal. Genere vasto, oserei dire oceanografico. Mi sovvengono quei famosi versi di Dante “Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.” Ma questo non è il caso, la via non è per niente smarrita, anzi, il concept nel quale i nostri tricolori patrioti ci vogliono inebriare è ialino, adamantino. Mi concedo giusto due parole sulla trama della novella per incuriosire quei lettori che non fossero avvezzi all’opera Dickensiana: il ricco quanto avaro protagonista, tal Ebenezer Scrooge, viene visitato da tre spiriti nel bel mezzo della notte di Natale nella Londra del 1843: il Natale Passato, il Natale Presente ed il Natale Futuro. A seguito di questi incontri, il comportamento di Scrooge cambierà radicalmente. Abituato come sono, a vederli sul palco con i loro “scherzi da prete” che devo dire, dentro di me, ho sempre molto apprezzato (solo chi segue anche dal vivo questa band capirà codeste mie parole), non hanno mancato, questa volta con inedite ed evanescenti sembianze da spettri, di stupire ancora il pubblico, come sempre entusiasta. Non mancate assolutamente quindi di vedere questa interessante, nostrana formazione esibirsi anche dal vivo: è questa infatti una band sempre molto attiva, che batte numerosissimi palchi in patria e non solo, dalla presenza scenica d’effetto, travolgente, con una certosina meticolosità nella cura del dettaglio in particolare dal punto di vista vestiario, sempre molto creativo e d’impatto. Pur essendo calcificati come unica traccia, i testi di questa spina dorsale sostengono a meraviglia uno scheletro articolato su cinque vertebre talvolta triplicemente fratturate tramite “subtitoli”. Sarete accompagnati non solo da musica ma anche da campioni ambientali durante questa sonora novella: un amalgama di testi, musiche e suoni, trasmetterà forti emozioni percepibili dai cinque sensi. Voglio per una volta scordarmi dell’udito, senso troppo semplice da utilizzare in campo musicale e tra l’altro da me già troppo sfruttato in certe mie precedenti infusioni metallare. Un contributo importante, questa volta, ci viene dalla vista: le vostre macule saranno certo deliziate dalle meravigliose immagini del filmato, magnificamente realizzato, che accompagna le melodie. Inutile dire, però, che anche qui il sentiero sarebbe per me troppo facile da seguire. Voglio divertirmi a seguire un percorso molto più impervio, tipo quello di Frodo verso Monte Fato: direi che la strada giusta questa volta è quella dell’olfatto. Mi divertirò interpretando l’armonia di questa riuscita opera musicale dal punto di vista olfattivo. La immaginerò come fosse un profumo. Non solo musica nella formulazione di quest’orgasmo olfattivo. La nota di testa, che si percepisce subito, ci viene dai suoni ambientali: vi aiuteranno a calarvi nel giusto stato psicofisico. Di quali volatili molecole ci stanno nebulizzando? Un canto di Natale. Una carrozza trainata da cavalli che si muove sulla pietra bagnata e resa sdrucciolevole dalla neve fresca: ne avvertirete gli zoccoli. Forse non erano zoccoli equini ma… luciferini. Passi, passi nella neve. Il vento che soffia, sibila, sferza tagliente la neve. La sposta, crea strani disegni, sigilli degni del Liber Juratus Honorii, è Eolo, Eolo che gioca col suo mefitico alito sino ad infrangerlo incazzato sugli stipiti di una logora porta. Un portale delle tenebre che si apre e si richiude scricchiolando minacciosamente alle vostre spalle. Un portale dal quale non tornerete indietro: lasciate ogni speranza o voi ch’entrate. Lì vicino sento pure un fuoco: arde. E catene, catene trascinate nell’oscurità. La nota di cuore, percepibile nelle ore che seguono la scomparsa della nota di testa, ci arriva, in questo nostro singolare percorso olfattivo, dal growling: percepisco le singolari corde vocali di Federico come intrise del sangue di vergini sacrificali. Sangue che vedo ritmicamente gocciolare sulle corde delle due chitarre della formazione. Veloci file di ordinate gocce, come formiche operaie corrono sicure e, prima di cadere nell’oblio del vuoto più nero, percorrono le corde delle chitarre in tutta la loro lunghezza. Corde che nel mio immaginario, certo evocato dalle singolari melodie, vedo montate non su chitarre ma su di una coppia di arpe. Arpe pizzicate non da semplici dita ma dai velenosi ed affilati denti aguzzi di teste di serpe montate sul capo della mitologica Idra. Ad accompagnare queste erpetologiche plettrate troviamo la sempre precisa, simmetrica ragnatela tipica della vedova nera: così vedo perpetrata la fitta tessitura delle melodie provenienti dalla tastiera. Pressioni dei tasti certo veloci come le forbici di Edward ma al tempo stesso precise, precise come mandala tibetani. A conclusione di questa mia profumata dissertazione, la nota di fondo, ultima parte del processo profumiero che contiene gli elementi persistenti, senza alcun dubbio, in questo caso, ci viene dal basso e dalla batteria: due strumenti che quando s’incontrano, in questo particolare genere musicale, come sempre non suonano ma fanno l’amore. In questo “A Christmas Carol”, ve l’assicuro, ci danno dentro di brutto. Grande e lodevole, quindi, anche la prova di basso e batteria: tamburi di certo ricavati da pelli umane provenienti da quel particolare tipo di spregevole peccatore mammifero di nero vestito si ben descritto in una precedente traccia dei Riul Doamnei, mi riferisco a “Sodoma Convent” presente in “Fatima”. Le stesse corde del basso certo hanno la stessa origine mammifera ma questa volta si tratta di budella anziché di pelli. Come noto, di un certo tipo di animale da fattoria, non si butta mai via niente... (Rudi Remelli)

giovedì 1 dicembre 2011

Riul Doamnei - Fatima - English

#FOR FANS OF: Symph Black, Dimmu Borgir, Cradle of Filth
If Cradle of Filth had the miraculous growth of Riul Doamnei during these last years, they would have probably sold hundreds of millions of records until today, perhaps even as Michael Jackson. But instead the progression of the British band has been very gradual, but they were lucky enough to be always closely linked to the typical screaming of Dani Filth, which has so far also influenced the vocal performance of "Cardinal" Federico DB, vocalist of the Italian band that I am here to review today. This entire intricate preamble was to tell you that in the meantime, the singer of the Veronese ensemble is shockingly improved since the days of "Apocryphal", distancing largely from the "old" Dani, and with him the overall performance of the other members of the band. Certain accomplice is the experience gained by touring with monsters of the caliber of Rotting Christ, Krisiun, Decapitated, Vader and other extraordinary realities of extreme metal, but the Riul Doamnei, with this new job can have their saying in the field of symphonic black, next to the already mentioned Suffolk and the band of Norwegian Dimmu Borgir, perhaps the reality which extends more the five-pieces of Fede and Associates. A really ambitious work this of the Riul which presents us the new controversial concept of the album based on the figure of the Virgin Mary: twelve pieces for a total duration of nearly an hour, an hour full of dense emotions, related to fierce raids in black territories, from the harsh vocals of Fede, to the majestic orchestrations of "Bishop" Giorgio M. and to the symphonic chorus Therion like. Starting from the enigmatic opening track, "13th Oct. 1917, Miracle and Apocalypse," which commemorates the Miracolo del Sole by Fatima, in which a substantial number of people claimed to have seen the solar disk change color, size and position for about ten minutes, we are immediately overwhelmed by their extreme music. The release, which revolves around the events related to Marian apparitions brings out, one after the other, excellent tracks, which shows the class of the five "servants of evil." Going back to what has been done in previous work, the Riul continue to develop their own sound, enriching it with phenomenal arrangements of explicit derivation of Dimmu Borgir (period "Death Cult Armageddon"), and for this reason a big applaud goes to the talented Giorgio and a special mention as well to the deserter drummer "Friar" Enrico P., who at the end of the recordings has left the band after eleven years of militancy. It will be hard to replace him with another drummer of equal value. But back to the music, which is overflowed with sublime melodies, epic black cavalcades, screaming of great value and exceptional chorus (beautiful "Bestiary of Christ" and "Sodom Convention"). A brief interlude, and we arrive at "Stigmatized Under Marian Grace", a song that reveals once again their destructive "dangerousness” and that shows the goodness of the songwriting (much improved from the first chapter) and also a new vein as regards the solo (finally) of the capable "Deacon" Maurizio S, although this is not the episode where it is most appreciated. The military beginning of the "Of Misery And The Final Hope" (song in which also appears Sakis of Rotting Christ as a guest vocalist) shows how the Riul have improved even if the speed is not well supported and there is space for large quantities of melody and eerie female vocals with the guitars which in this case seem to refer to the Swedish Death of Dark Tranquillity. Yes, I feel, the desire to progress and not stagnate is there, is strong and Riul are constantly searching for truth as the famous "Warriors of Light" by Coelho. The search of Riul continues until the final "The Fourth Daughter," which speaks about the fourth daughter of Muhammad, Fatima precisely, then finishing by weaving the Christian iconography with that of the Islamic religion, in what is probably the fourth secret, in a song with clear Arabian implications, which closes in an intriguing, fascinating mode and that predicts nothing positive, of what could be the clash between Christianity and Islam. Excellent return! (Francesco Scarci - Translation Sofia Lazani)

(Axiis Music)
Rate: 85

http://www.riuldoamnei.it/

lunedì 14 novembre 2011

Riul Doamnei - Fatima

#PER CHI AMA: Black Sinfonico, Dimmu Borgir, Cradle of Filth
Se i Cradle of Filth avessero avuto la crescita miracolosa occorsa ai Riul Doamnei nel corso di questi ultimi anni, probabilmente ad oggi avrebbero venduto centinaia di milioni di dischi, forse quanto Michael Jackson addirittura; invece la progressione della band inglese è stata assai graduale, con la fortuna dell’act britannico da sempre strettamente legata a quello del caratteristico screaming di Dani Filth, che ha sin qui condizionato anche la performance vocale di “Cardinal” Federico D.B., vocalist della qui presente band italica che oggi mi appresto a recensire. Tutto questo intricato preambolo per dirvi che nel frattempo, il bravo cantante dell’ensemble veronese è migliorato spaventosamente rispetto ai tempi di “Apocryphal”, prendendo largamente le distanze dal vecchio Dani, e con lui anche la performance globale degli altri membri della band; sicuramente complice è l’esperienza maturata in tour con mostri del calibro di Rotting Christ, Krisiun, Decapitated, Vader e altre straordinarie realtà del metal estremo, ma i Riul Doamnei, con questo nuovo lavoro possono dire la loro in ambito black sinfonico, a fianco della già menzionata band di Suffolk e dei norvegesi Dimmu Borgir, forse la realtà alla quale protende maggiormente il five-pieces di Fede e soci. Lavoro decisamente ambizioso quello dei Riul che ci presenta il nuovo controverso concept album basato sulla figura della Vergine Maria: dodici brani per una durata complessiva che sfiora l’ora, un’ora decisamente densa di emozioni, legate alle feroci scorribande in territori black, alle harsh vocals di Fede, alle maestose orchestrazioni di “Bishop” Giorgio M. e ai chorus sinfonici a la Therion. Partendo dall’enigmatica opening track, “13th Oct. 1917, Miracle and Apocalypse”, che rievoca il Miracolo del Sole presso Fatima, in cui un numero notevole di persone sostenne di aver visto il disco solare cambiare colore, dimensione e posizione per circa dieci minuti, veniamo immediatamente travolti dalla musica estrema dei nostri. La release, che ruota attorno agli accadimenti legati alle apparizioni mariane sforna, una dopo l’altra, delle eccellenti track, in cui emerge la classe dei cinque “ministri del male”. Riprendendo quanto già fatto nel precedente lavoro, i Riul continuano a sviluppare il proprio sound arricchendolo di fenomenali arrangiamenti di esplicita derivazione Dimmu Borgir (periodo “Death Cult Armageddon”), e per tal motivo un grande plauso va al bravissimo Giorgio cosi come pure menzione speciale al defezionario batterista “Friar” Enrico P., che al termine delle registrazioni ha lasciato la band dopo ben undici anni di militanza; sarà dura rimpiazzarlo con un altro drummer di altrettanto valore. Ma torniamo alla musica, che trabocca di eccelse melodie, epiche cavalcate black, screaming di assoluto valore ed eccezionali chorus (splendide “Bestiary of Christ” e “Sodoma Convent”). Un breve intermezzo e arriviamo a “Stigmatized Under Marian Grace”, song che palesa ancora una volta la “pericolosità” distruttiva dei nostri e che evidenzia la bontà del songwriting (assai migliorato rispetto il primo capitolo) e anche una nuova vena in fase solistica (finalmente) del bravo “Deacon” Maurizio S., anche se questo non è l’episodio in cui è maggiormente apprezzabile. L’inizio militaresco di “Of Misery and the Final Hope” (song in cui appare anche il buon Sakis dei Rotting Christ in veste di guest vocalist) mostra quanto i Riul siano migliorati anche quando le velocità non sono cosi sostenute e ci sia lo spazio anche per grandi quantitativi di melodia e inquietanti vocals femminili, con le chitarre in questo caso che sembrano più rifarsi allo swedish death dei Dark Tranquillity. Si, lo sento, la voglia di progredire e non stagnare c’è, è forte e i Riul sono alla costante ricerca della verità come i famosi “Guerrieri della Luce” di Coelho. La ricerca dei Riul prosegue fino alla conclusiva “The Fourth Daughter”, che parla della quarta figlia di Maometto, appunto Fatima, finendo per intrecciare quindi l’iconografia cristiana con quella della religione islamica, in quello che è probabilmente il quarto segreto, in una song dai chiari risvolti arabeggianti, che chiude in modo intrigante, affascinante e che non presagisce a nulla di positivo, quello che potrebbe essere lo scontro tra cristianesimo e islam. Ottimo ritorno! (Francesco Scarci)

(Axiis Music)
Voto: 85

mercoledì 23 febbraio 2011

Riul Doamnei - Apocryphal


Che la scena black italiana fosse in fermento lo sapevamo già da tempo, ma che esistesse un gruppo che potesse raccogliere la pesante eredità lasciata dai Cradle of Filth degli esordi, lo sapevano soltanto in pochi. Da Verona arrivano i Riul Doamnei (in rumeno significa il fiume della principessa), band formata da cinque giovani ragazzi, in giro ormai dal 1999, ma che arrivano al debutto sulla lunga distanza grazie all’etichetta francese Deadsun Records. Il sound è palesemente influenzato dalle due grandi band regine di questo genere: Cradle of Filth, di cui sono assai evidenti i richiami allo screaming di Dani Filth, da parte di Federico e ai Dimmu Borgir, per ciò che concerne le ritmiche, le orchestrazioni e gli arrangiamenti. Premesso questo, la band veneta gioca, nelle 11 tracce qui contenute (per un totale di 52 minuti), a miscelare i punti forti dell’una e dell’altra band, proponendo un sound, ancora scevro di una propria personalità ben definita, ma che comunque riesce a conquistare l’attenzione dell’ascoltatore, grazie a quei suoi continui richiami a “The Principle of Evil Made Flesh”, così come pure a “Death Cult Armageddon” dei Dimmu. Forti di una produzione cristallina e ben bilanciata, il quintetto veronese sciorina uno dietro l’altro, brani appetibili e assai godibili, in cui ben si alternano sfuriate black a passaggi atmosferici (ottima la performance del tastierista), cambi di tempo repentini a frangenti acustici; nella conclusiva ed epica “The Last Supper”, fa capolino anche una voce femminile. “Apocryphal” è un concept cd, sui vangeli apocrifi, quindi estremamente interessante risulta essere anche la lettura dei testi (elegante il booklet interno e l’artwork). Sebbene si tratti di un debutto, la band mostra già una più che discreta maturità, sia dal punto di vista tecnico-esecutivo (mostruoso il batterista) che dal punto di vista delle idee espresse. Certo c’è ancora da lavorare molto, ma se il buongiorno si vede dal mattino, sentiremo in futuro parlare ancora molto di loro... (Francesco Scarci)

(Deadsun Records) 
Voto: 75