#PER CHI AMA: Drone, Post, Sludge, Industrial |
Ecco una new sensation che uscita dal nulla nel febbraio del 2012, in poco più di un anno è entrata di diritto nella schiera di band di cui attendevo con grande trepidazione il full lenght, dopo l’EP d’esordio “The One” e lo split EP in compagnia degli STValley. I francesi Crown sono tornati più in forma che mai, freschi di un contratto importante per la sempre più potente Candlelight Records e un album veramente strepitoso, che porta avanti il discorso iniziato con “The One”. Con “Psychurgy” mi trovo catapultato all’interno di un tunnel, di quelli alpini, lunghi decine e decine di km. Il senso di claustrofobia è già forte sin dal brano introduttivo che ci introduce ad “Abyss”. Il senso di angoscia inizia minaccioso ad affiorare, mentre percorro quella galleria di cemento armato che sorregge migliaia di tonnellate di terra e roccia pura. E la robustezza di quel cemento armato potrebbe essere equiparato alle chitarre del duo formato da Stephane Azam e Pascal Guth, mentre la matematica drum machine assume più i connotati del regolare alternarsi delle luci all’interno della galleria. Le vocals si alternano tra il cibernetico e un magnifico growling industriale, mentre il sound si espande e comprime come un buco nero che ingoia materia oscura. “Blood Runs” è un capolavoro di musica che tra sonorità post, doom, drone, sludge e industrial, sublima la proposta di questo magnifico ensemble transalpino. Ancora una volta, mi ritrovo estasiato di fronte agli incombenti suoni prodotti dai Crown, a quel flusso emozionale, a quel mare di lava sinuoso e a quell’autentico muro sonoro, già descritto nell’incipit della precedente recensione. I Crown nel loro gelido incedere marziale, risultano stranamente caldi, con delle melodie al limite del malinconico che mi fanno rabbrividire. Mostruosi, non so che altro dire. Fenomenali, anche perché nonostante le lunghe durate dei brani, non trovo un momento di empasse che faccia calare la mia attenzione. Sono sempre concentrato infatti nel percorrere quel famoso tunnel iniziale, ipnotizzato dalle luci per aria, e focalizzato con l’orecchio anche al rumore prodotto dall’attrito delle gomme della mia auto sull’asfalto. Tutti i rumori e i suoni si enfatizzano nel mio cervello cosi come all’ascolto di “Empress: Hierophant”, dove la mia mente è totalmente rapita dall’effettistica di fondo che popola il sound del duo francese. Menzione finale per “Alpha: Omega” che sembra più un pezzo fregato ad una band black old school che al cibernetico suono dell’act di Colmar. Lisergici, oscuri, psichici, malati, ossessivi, paranoici, criptici, deliranti, ritualistici, scioccanti, apocalittici, pachidermici, mistici: sono solo alcuni degli aggettivi che ho trovato per definire le coordinate stilistiche di “Psychurgy”, che si colloca fin d’ora tra i miei album preferiti di questo 2013. (Francesco Scarci)
(Candlelight Records)
Voto: 85
http://crownritual.bandcamp.com/album/psychurgy
Voto: 85
http://crownritual.bandcamp.com/album/psychurgy