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giovedì 16 ottobre 2014

Antethic - Origin

#PER CHI AMA: Post Rock/Ambient/Drone
Prima di leggere il titolo del brano, picchetto col piede un ritmo incalzante. Aspetto un tempo indefinito affinché i suoni trasducano in musica. Ma mi sembra che la mia attesa possa propagare i propri tempi all'infinito. "Time Forward" è un buon preludio ritmico, ma asettico. Non rimane che aspettare che passino questi sette minuti tra un rumore ed una ripetizione dai timbri noiosi. Unghie che graffiano pavimenti invisibili, che lasciano tracce organiche sui ciotoli di questa "Cheliuskin". Avanti due passi. Indietro tre passi. Sensazione confermata e riconfermata da queste sonoritá degne di un horror a basso costo. "Old Maui Girls". Distorsioni elettroniche graffiano una melodia mielosa, compenetrandola. Non sono certa che vi piacerá convertire il black ambient in un catrame travestito da tinnuoli ripetuti sino alla nausea. A sorpresa, quando avevo abbandonato le speranze di ascoltare, soggiacendo al subire quest'album, parte "This Game Has No Name". Finalmemte si respira. Le ripetizioni sono ormai una certezza, ma cambiano i suoni, le pause, i sofismi distorti e troppo artefatti, in favore di un pezzo che fa lievitare sensazioni e piacere in un ascolto psichicamente accattivante. Incredibile! La seconda parte dell'album, sembra scindersi dalla prima. "Morning Glory". Ora è ascendente il suono. La corrente dei rumori confusi, è controbilanciata da musica vitale appieno, meno distorta, tecnicamente strumentale. Concludo l'ascolto di quest'album con "White Whale", che definire ghiaccio bollente, sarebbe il piú riduttivo tra gli ossimori. Vi lascio con qualche immagine. Ferro che batte su ferro. Ghiaccio che s'infrange su ghiaccio. Correte veloci a perdifiato lungo una strada che non porta a nulla, se non all'inizio del labirinto della vostra coscienza. Ecco fatto. Avete tra le mani 'Origin'. (Silvia Comencini)

(Self - 2014)
Voto: 65

https://www.facebook.com/Antethic

domenica 16 giugno 2013

Enshine - Origin

#PER CHI AMA: Death Atmosferico, Slumber, AtomA, Eternal Tears of Sorrow
Adoro questo sound, quello tipico finlandese di band quali Eternal Tears of Sorrow, Throes of Dawn o Black Sun Aeon; strano però che questa new sensation non venga da Helsinki o qualsiasi altra città della Finlandia, bensì da Stoccolma. L’ensemble della capitale svedese sfodera sin dalla sua opening track, “Stream of Light”, una prova attrattiva in termini di freschezza del sound, anche se sicuramente le origini di tale musicalità, vadano ricercate nel classicissimo “Brave Murder Days” dei pluricitatissimi Katatonia, ma anche nelle prove di Slumber o della loro reincarnazione AtomA. Non a caso cito gli Slumber, visto che proprio il chitarrista dei nostri è un ex membro di quella band. Pertanto attendetevi un bel po’ di sano feeling malinconico a farla da padrone, nelle melodicissime chitarre e nelle splendide aperture atmosferiche, in cui il five-piece mostra le migliori cose, con una riffing ritmato, su cui si installano splendidi assoli, come nel caso della mia traccia preferita, “Refraction”. Le tracce si mantengono tutte sui 4-5 minuti di durata, permettendoci di assaporare, assimilare e digerire alla grande la proposta del combo scandinavo, ed essere pronti a partire con la traccia successiva. Il combo svedese vede poi tra le proprie fila anche il vocalist dei francesi Fractal Gates, Sebastien Pierre, ma non lasciatevi ingannare perché la musica dei nostri prende le distanze dalla nuova “reincarnazione” degli Edge of Sanity. Siamo appunto lontani anni luce dai territori death di Dan Swano e compagni o da quelli della neo formazione francese: gli Enshine si concentrano su sonorità ben più accessibili in fatto di melodie, ambientazioni space rock, ariose aperture di synth, ottimi chorus e un cantato, prettamente growl, che trova la sua controparte pulita nella performance di Jari Lindholm. “Cinders” rimanda ai nostrani Novembre, mentre “Nightwave” inevitabilmente mi riconduce agli Slumber, che tanto avevo apprezzato nel loro esordio. Il (poco) death si miscela in modo fascinoso al sound delle realtà finniche, scritte poco sopra, ammantato di quell’enigmatico alone di tristezza, ritrovabile solo agli esordi dei Katatonia. Dopo “Astrarium” anche con “Immersed” finisco per immergermi in sonorità seducenti e strumentali, tipiche dello space rock settantiano, prima della robusta traccia doom death “Above Us” e della dinamica e brillante, ma ahimè strumentale, traccia conclusiva, affidata a “Constellation”, che avrebbe certamente avuto maggior efficacia se avesse presentato un cantato. Sono veramente felice di aver potuto ascoltare questo “Origin” degli svedesi Enshine; di band valide ce n’è bisogno ogni giorno e i nostri ci sanno davvero fare! (Francesco Scarci) 

(Rain Without End Records)
Voto: 75

http://enshine.bandcamp.com/album/origin