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lunedì 26 aprile 2021

Mourning Dawn - Dead End Euphoria

#PER CHI AMA: Death/Doom
Avevo bisogno di sonorità un po' mortifere in questo periodo cosi allegro delle nostre vite. Giungono in mio aiuto in tal senso i francesi Mourning Dawn, con la loro quinta fatica, 'Dead End Euphoria', nella loro classica commistione di death e doom con frangenti black e funeral. Mi lascio cosi inglobare dalle sonorità decadenti dell'opener "Dawn of Doom", un nome un programma, per una traccia che mostra la classica veste death mid-tempo, da sempre DNA del terzetto parigino, tra le cui pieghe si infilano rare e destabilizzanti strutture black, con quel piglio disarmonico dei Deathspell Omega e qualche vocalizzo urlato. Ecco sfornato quindi il tipico prodotto dei Mourning Dawn. La matrice è infatti quella di sempre, anche nella successiva "Never to Old to Die", un pezzo che richiama nelle sue sconfortanti melodie, le prime cose dei Katatonia nei loro costrutti malinconico disperati, a metà strada tra 'Dance of December Souls' e 'Brave Murder Day'. E la lunghezza drammaticamente lunga dei brani, che troverà la sua massima espressione nei 26 minuti di "The Five Stepts to Death", contribuiscono a creare quel senso di inappropriatezza nell'anima, già di per sè inquieta, di chi ascolterà il disco. Un lavoro sicuramente assai solido ma che forse percepisco in alcuni frangenti eccessivamente monolitico, sebbene i transalpini cerchino qualche variazione al tema, in certi cambi di tempo, a dire il vero, un po' telefonati, o nella ridondanza di certi passaggi ritmici, che magari avrebbero dato maggiore dinamicità ai brani. La title track in questo mi colpisce molto per quel suo forte struggimento nella linea delle chitarre, ma anche dei chorus, che la rendono forse il brano più accessibile dei sei, anche perchè il più breve ("solo" sei minuti). A seguire infatti arriva "Conclusion" che per un attimo mi aveva illuso di essere già giunti alla fine di 'Dead End Euphoria', ma in realtà non siamo nemmeno a metà, vista la lunghezza estenuante del disco. E il quarto pezzo prosegue non aggiungendo granchè al sound dei nostri, qui decisamente più votato a scorribande black e ad un cantato quasi salmodiante, per lo meno una variazione alla graffiante ugola di Laurent "Pokemonslaughter". Il brano tuttavia ha ancora modo di stupire con un'effettistica alla sei corde alquanto stralunata, che si dipana tra accelerazioni da verbo nero e rallentamenti che rasentano il funeral, quasi a prepararci alla montagna prossima da scalare. Siamo arrivati infatti ai 26 minuti di "The Five Stepts to Death" e l'inizio non può essere più impervio. La parete da affrontare è infatti più scoscesa che mai con quelle sue trame funerarie, lente, ossessive, angoscianti, a tratti sfiancanti (26 giri di orologio sono lunghi da affrontare), soprattutto quando la band spegne la luce, va in letargo e prova poi a ridestarci con lunghi intermezzi acustici di scuola Opeth, prima di capovolgimenti di fronte che ci spingono a sfuriate post black. Non è una passeggiata, lo ribadisco, serve essere davvero dei grandi fan del genere per spingersi ad ascoltare un disco a tratti cosi catartico (e al tempo stesso efferato) nei suoi contenuti. In chiusura, gli oltre dieci minuti (di cui solo la metà suonati, il resto silenzio) di "Adieu", il colpo di grazia che serviva, costruito su un muro di chitarre suonate su un'unica nota, corroborate da una percussione lenta e psichedelica e dal vociare disperato di Laurent. Abbiamo atteso quattro anni per ascoltare la nuova release (nata in realtà sotto i non migliori auspici) e francamente, mi aspettavo qualcosa di più alto livello che un lavoro di onesto ma poco intellettuale death/black doom. (Francesco Scarci)

lunedì 25 settembre 2017

Mourning Dawn - Waste

#PER CHI AMA: Black Doom
Strana la definizione di EP data dai francesi Mourning Dawn: solitamente un Extended Play dura grossomodo meno di 30 minuti. Il trittico di pezzi proposto invece dal morboso terzetto di Montpellier supera di gran lunga i 70. Pertanto facendo due banali calcoli matematici, avrete capito che ci troviamo al cospetto di tre maratone di ben 24 minuti ognuna!! Il genere proposto dalla band è un criptico black doom ossessivo e malato, claustrofobico quanto basta per scatenare un senso di angoscia schiacciante già dopo la prima "The One I Never Was". La sensazione è quella di essere finiti in un condotto d'aria e da li non riuscire più a venirne fuori e sentire il suono metallico dettato dal percorrere quel tubo angusto in cui rimbombano suoni pesanti, malinconici, quasi disperanti, ma corredati da una buona dose di melodia che ci riesce ad accompagnare con tranquillità fino al termine della prima traccia. Il fatto che i componenti non siano degli sprovveduti, ma gente con una certa esperienza (la band include ex membri di Ad Vitam Aeternam, Funeralium e Inborn Suffering) agevola di certo l'ascolto di un album, in cui a mettersi in luce è un sound maturo, un songwriting davvero buono, una certa varietà di fondo nella proposta musicale e molto altro. La voce del vocalist è un lugubre growling che si prende la scena quando canta su ritmiche essenziali e minimaliste, contraddistinte comunque sempre da un senso di desolazione infinita, complici anche chitarre che ricamano di sovente ottime melodie. La seconda traccia è la decadente "The One I'll Never Be" che riparte da quegli oscuri anfratti in cui ci siamo ficcati con la prima peraltro ammantata da una certa vena esoterica, che si palesa con un sound mistico, misterioso, darkeggiante (interessante qualche reminiscenza di scuola Sadness) in un litanico incedere che sembra non subire momenti di stallo o caduta, anzi si conferma assai convincente lungo gli oltre 24 minuti della song, che mostra parti più atmosferiche ed ispirate, rispetto ad altre più roboanti o tirate, o ancora parecchio cariche in fatto di tensione emotiva, tipo quando compaiono delle grida di una donna, una bella parte acustica o i rintocchi di una campana. Convincenti, onore al merito, anche con la terza track, quella "Waste" che dà il titolo al disco e che indirizza le sonorità delle prime due canzoni in un'altra lenta ed inesorabile galoppata verso il cuore dell'inferno, verso le tenebre, verso quell'oscurità avvolgente che emana un senso di torpore ai sensi e che lentamente fa perdere i sensi. 'Waste' alla fine è un EP davvero intrigante, forse giusto un pochino prolisso ma comunque di grandissimo valore. Pertanto, non può che essere consigliatissimo. (Francesco Scarci)

(Aesthetic Death - 2017)
Voto: 80

https://mourningdawn.bandcamp.com