#PER CHI AMA: Epic Black, Bathory, Rotting Christ |
La Vàn Records è una signora etichetta: a partire infatti dalla scelta oculata delle band appartenenti al proprio rooster, per arrivare agli artwork curatissimi delle sue release, che da soli valgono il prezzo del cd, la label tedesca si conferma ad altissimi livelli. Se poi con gli eroi di quest'oggi mi ritrovo anche ad andare indietro nel tempo di quasi vent'anni, godo ancora di più. Si perché 20 anni fa, quando il movimento black greco stava esplodendo (Rotting Christ, Septic Flesh, Necromantia e Varathron, tanto per fare qualche nome), io andavo in cerca di una tape dei qui presenti Macabre Omen, band dedita ad un black pagano di qualità sopraffina. Il suono del mare apre 'Gods of War - At War', comeback discografico che giunge a distanza di ben 10 lunghissimi anni da quel 'The Ancient Returns', ormai datato 2005. Ecco tornare quindi il buon Alexandros di Rodi, che per lungo tempo ha tenuto da solo le redini dell'act ellenico. Il disco si apre con "I See, the Sea!" che fondamentalmente conferma quanto avevo captato 20 anni fa, i Macabre Omen sono una mitica creatura musicale che mantiene intatto quel fiero spirito di cui le band greche erano e restano portatrici, come nessun altro al mondo. Il tutto si evince solamente dall'ascolto della epica opening track che si muove sul sentiero di un black heavy di matrice scandinava, con i Bathory più solenni in testa. La title track ci riserva quasi nove minuti di rasoiate feroci, in cui è comunque una certa magniloquenza di fondo a stagliarsi come vera protagonista di questa release. Poco importa se le ferite inferte da una ritmica feroce sembra la facciano da padrone o i vocalizzi, spesso di scuola burzumiana, possano ancora farvi storcere il naso. La musica dei Macabre Omen ha un che di mistico, fascinoso e antico, in grado di riportare in voga la gloria e i fasti di una civiltà fondamentale per l'intero pianeta. I Macabre Omen sono tornati per prendere in mano quello scettro lasciato da Quorthon quando ha abbandonato questo mondo, loro ne sono gli eredi indiscussi. Un delicato arpeggio ci introduce a "Man of 300 Voices" e inevitabile il pensiero va a Leonida, ai suoi 300 soldati e alle gesta eroiche della Battaglia delle Termopili. Un brivido percorre le mie braccia ripensando a quel celebre episodio della storia e i suoni mediterranei dell'ensemble di Rodi (ora trasferitosi a Londra) ne decantano il mito in un mid-tempo trionfale, a tratti furioso. Emblematico invece il titolo della successiva traccia, "Hellenes Do Not Fight Like Heroes, Heroes Fight Like Hellenes", a testimoniare quell'orgoglio che andavo citando all'inizio; musicalmente la song si avvicina a un mix tra Bathory, Master's Hammer e Rotting Christ, con le vocals del frontman che prendono finalmente le distanze dal Conte e si muovono tra chorus orchestrali, parlati, puliti e "incazzati". "From Son to Father" ripercorre al contrario il sentiero tracciato da Quorthon in 'Hammerheart', ossia la mitica "Father to Son" e analogamente la song dei Macabre Omen mantiene intatto quell'eroico feeling che scosse la mia anima ormai 25 anni or sono. L'orgoglio per l'isola di Rodi viene scosso dalle scorribande sonore di "Rhodian Pride, Lindian Might", song battagliera, che palesa ancora una volta l'amore di Alexandros per la propria terra, che si materializza in un burrascoso sound epic black death. A chiudere questo brillante nuovo capitolo dei Macabre Omen, ci pensano le Odi A e B di Alexandros, che si aprono con altri arpeggi che chiamano in causa questa volta 'Twilight of the Gods', mentre nel cuore dei due brani, si arrivano a scomodare addirittura Primordial e Candlemass. Che altro dire, se non sperare fortemente che non servano altri dieci anni per sentir parlare nuovamente dei Macabre Omen, proprio ora che il pubblico e la stampa, li ha insigniti come veri degni eredi dei Bathory. (Francesco Scarci)
(Vàn Records - 2015)
Voto: 85