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martedì 20 giugno 2023

Leagus - Flora Eallin

#PER CHI AMA: Jazz Rock Sperimentale
Prosegue la scoperta nel sottosuolo norvegese di realtà fuori dal comune. Abbiamo da poco recensito i Seven Impala o la bizzarra creatura di Lars Fredrik Frøislie, e ora ci ritroviamo fra le mani 'Flora Eallin' del duo dei Leagus. Che aspettarci quindi da questa release? Intanto direi l'eleganza di un pianoforte che apre timidamente "Kime", la traccia che inaugura l'ascolto di un disco che sembra nascere come un lavoro di improvvisazione rock jazz, che sembra andare tanto di moda negli ultimi tempi. È una specie di intro ambient quindi quello che dà il via a questo lavoro. Con "Flor" infatti ci immergiamo nelle dinamiche strumental-sperimentali dei due musicisiti e dei molteplici ospiti che ne popolano l'album, sospese tra percussioni da lounge club (suggestivo il contrabbasso di Marianne Halmrast), effluvi elettro-noise, ritmiche oniriche, assoli di sax (a cura di Ola Asdahl Rokkones, Sondre A. Kleven e Fred Glesnes), il tutto avvolto in un sound che dire minimalista, potrebbe risultare quasi eufemistico. Mettiamo comunque in chiaro che nemmeno 'Flora Eallin', al pari di tantissimi lavori usciti in questo genere ultimamente, sia un lavoro cosi facile a cui accostarsi. Lo dimostrano anche i pezzi successivi che, come anticipavo, suonano più come una jam session tra professoroni della musica atti ad assemblare musica tanto coraggiosa quanto estremamente sperimentale. "Vann" è un ensemble di suoni scomposti e voci surreali. "Tendril", dotata di una forma canzone, è semplicemente vellutata, soprattutto merito di una coppia di strepitose interpreti vocali (che cantano in norvegese). Che il disco sia stato commissionato dalla North Norwegian Jazz Ensemble, appare più chiaro man mano che si avanza nell'ascolto di 'Flora Eallin'. Analogamente a questa traccia, anche "Nihkui" (e poi ancora "Mykorrhyza") sembra seguire una logica comune, fatta di timide melodie sorrette da eteree voci femminili e fughe di sax. "Vind" si fa notare invece per una sorta di solo di contrabbasso, mentre "Pripyat" (in compagnia di "Hyperion") sembra la traccia più dinamica e sorprendente del lotto, tra giochi al pianoforte, uno splendido percussionismo, squarci di "zorniana" memoria, una certa dissonanza ritmica, voci hip-hop, atmosfere cupe e un'andatura che alla fine sarà baldanzosa e altalenante, che probabilmente la rendono la traccia più indovinata in questo lotto di imprevedibili song degli stravaganti Leagus. Una band complicatamente folle. (Francesco Scarci)

(Is it Jazz? Records - 2023)
Voto: 75

https://leagus.bandcamp.com/album/flora-eallin

domenica 10 luglio 2022

Datadyr - Woolgathering

#PER CHI AMA: Jazz Rock
Disco d'esordio per questo giovane trio norvegese, fresco d'accademia, che ancora una volta mostra come nella città di Bergen, la musica sia una componente essenziale nell'esistenza stessa della città e dei suoi abitanti. I tre giovani musicisti gravitano attorno al mondo del jazz, ripercorrendo colorate partiture strumentali figlie dei grandi nomi del passato, quanto a correnti più innovative, spolverando aperture più sperimentali, accoppiate a classiche atmosfere da jazz club. Le danze si aprono con "Tier", che vedrei bene legata alle funamboliche gesta di Medeski, Martin & Wood, la finta vena classica di "Krystalldans", brano decisamente affascinante, che nasconde nervature tese e cupe tra le sue trame di calma apparente, suonato da una formazione composta da chitarra, contrabbasso e batteria che non disdegna ventate di leggero free rock di moderna concezione e perchè no, a sentire 'Woolgathering', anche gli echi rallentati di quello che fu il suono slide e particolarmente caldo dei The Flying Norwegians. Anche la seguente e frizzante "Daybreaking", dove troviamo peraltro l'innesto dei fiati, alterna classicismo e innovazione, come da stile musicale riconoscibile della band, che trae molta forza e originalità da questo dualismo compositivo che, unito ad un sound curato e ad alta fedeltà, aiuta a mantenere alta la concentrazione e l'ascolto di questo lavoro. In "Fastup" vediamo ritmica e bassi profondi in gran spolvero e chitarra dai toni più freddi, con un suono più orientato verso l'alternative rock, pur senza tradire la perfetta e piena vocazione jazz. Per "Datadyr", il brano che prende il nome di battesimo della band, tutto è al posto giusto, con una partenza da night club a taglio misterioso, l'atmosfera sale come il fumo dei vecchi locali jazz visti nei film in bianco e nero, senza spostare mai il tiro in una direzione diversa. Forse l'accostamento a certa musica di John Scofield è sbagliato ma la conclusiva "Low Hanging Moon" compie il suo dovere, complice quel tratto di solitudine e malinconia che l'accompagna dalla prima all'ultima nota. Nel ribadire che il brano "Krystalldans" è il brano che mostra nella sua completezza la pasta di cui è fatto questo trio norvegese, invito tutti, appassionati di jazz e non solo, ad ascoltare questa giovane proposta, perchè ne vale proprio la pena. (Bob Stoner)

(Is it Jazz? Records - 2022)
Voto: 78

https://datadyr.bandcamp.com/releases

lunedì 6 giugno 2022

Soft Ffog – Soft Ffog

#PER CHI AMA: Prog Rock/Jazz Strumentale
Questo album è una scatola magica, piena di rimandi e allusioni sonore pescate in giro per il mondo del progressive, del rock, del jazz e della gfusion. Uno scrigno che renderà felici gli estimatori di questo genere musicale, sempre ricercato, mai banale e cosa ancor più importante, carico di un virtuosismo che in nessun caso risulta fine a se stesso o mai eccessivo. Registrato allo studio Paradiso con alla consolle il noto produttore Christian Engfelt, l'opera prima omonima di questa band norvegese s'inserisce a forza in quella lunga lista di splendide band che popolano questa magnifica terra del nord e, come troviamo scritto nelle note biografiche della loro pagina bandcamp, fin dal primo ascolto ci rendiamo conto che unire certe idee di King Crimson con Terje Rypdal, e Deep Purple con Pat Metheny, è sicuramente stata una trovata pazzesca. Valutando poi la bravura dei musicisti nel rendere il tutto musicalmente attuale, senza dover ricorrere per forza a teorie sonore vintage, anzi rendendo il tutto così moderno, fruibile e a volte persino altamente hard, nelle sue aperture al mondo più rock, ci si arrende al fatto di essere di fronte ad un vero gioiello sonoro. La band nata per suonare esclusivamente live, dal 2016 è diventato un side project di ottimi musicisti provenienti da altre formazioni, Tom Hasslan e Axel Skalstad dai Krokofant, Vegard Lien Bjerkan dai WIZRD e Trond Frones dai Red Kite e Grand General, che rispondono nel migliore dei modi, suonando alla perfezione le composizioni visionarie e variegate del geniale Tom Hasslan, che nel 2020 ha deciso di voler mettere per inciso queste lunghe suite strumentali cariche di magia progressiva. Non vi è infatti una traccia meno importante dell'altra, tutte sono attraenti ed interessanti, l'intero disco va ascoltato più volte, per assaporare quante sfaccettature esso contenga, che siano avantgarde o di ambient celestiale. E quante delizie tecniche esecutive e compositive si nascondono dietro ogni singola nota, compreso il suo spiazzante carattere impulsivo che a tratti fa esplodere letteralmente la musica in un'orgia sonora di gran gusto. Inoltre, l'ottima produzione lo rende piacevolissimo all'ascolto, mettendo in risalto anche una certa vena psichedelica che gli dà quel tocco in più, con un ottimo basso ed una ritmica veramente ben calibrati in profondità di frequenze, calore del suono e percussione, che sostengono a dovere una pioggia di suoni ed effetti tutti da scoprire. Se amate il prog jazz rock quindi, questo è il disco che fa per voi, un album che fa della qualità stilistica il suo cavallo di battaglia, in bilico tra suoni d'un tempo e modernità, per continuare a sognare nel nome di Nucleus, Soft Machine, Mushroom, Return to Forever. L'ascolto è quanto meno un obbligo non solo un mero consiglio! (Bob Stoner)

(Is it Jazz? Records - 2022)
Voto: 80

https://softffog.bandcamp.com/album/soft-ffog