Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta Hydra. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Hydra. Mostra tutti i post

mercoledì 7 ottobre 2020

Satariel - Hydra

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Melo Death
Bel salto di qualità hanno fatto i Satariel dal loro precedente 'Phobos and Deimos', un album mediocre di death metal melodico che si combinava con black e power metal. 'Hydra' ci riconsegna invece una band più ispirata, con un lavoro dai contenuti abbastanza intriganti. Lasciato perdere il death/black degli esordi, in questo disco ci troviamo di fronte ad un sound che del death ha mantenuto esclusivamente la voce (peraltro solo per alcuni tratti). Il resto è un genere di difficile collocazione, che può essere assimilabile ad un ibrido tra nu metal e death melodico, non disdegnando puntatine in territori alla Nevermore e ultimi Throes of Dawn. Registrato egregiamente ai Dug Out Studios (quelli di Meshuggah, Soilwork e In Flames stessi) e masterizzato ai Cutting Room (Ramnstein, Dimmu Borgir), 'Hydra' è un lavoro che ha un suo fascino: pezzi semplici, lineari e diretti, caratterizzati da ottime vocals, sia growl ma soprattutto quelle pulite, ottimi passaggi melodici e gradevolissimi assoli. I pezzi che più mi hanno colpito sono: “Claw the Clouds” per il suo emozionante assolo finale, “Vengeance is Here” per il suo forte richiamo ai primi In Flames e “The Springrise”, sempre ispirata alla band di Anders Friden e soci, con una nostalgica aura creata dalle tastiere e dal cantato assai malinconico. Se eravate rimasti delusi dai precedenti lavori, è arrivato il momento di dare ai Satariel la chance che si meritano perchè 'Hydra' ha sicuramente da dire la sua, a fronte di idee abbastanza originali, della bravura dei singoli musicisti e alle emozioni che è in grado di generare. Bene così. (Francesco Scarci)

(Regain Records - 2005)
Voto: 75

https://www.facebook.com/satarielband

mercoledì 26 giugno 2013

Deville - Hydra

#PER CHI AMA: Stoner, Queens of the Stone Age
Questo cd gira già da qualche giorno nella mia macchina, mi porta al lavoro, durante il week-end e via dicendo. Giuro, è difficile separarsene e ancora dopo un paio di settimane non mi molla. Questo è l'effetto Deville, simile ad una sindrome di Stendhal, ma meno garbata e più ruvida. I Deville sono quattro ragazzoni svedesi che calcano la scena stoner dal 2003 in dieci anni di attività e che hanno una sana dipendenza da live pesanti e furibondi. Anche l'attività in studio non è da meno, ma impallidisce di fronte al numero di concerti fatti in questi anni. Questo fa capire di che pasta sono fatti i Deville e come suonano. "Hydra" è fresco fresco di release e in undici pezzi vi catapulterà in quel mondo sabbioso e pieno di bassi che contraddistingue lo stoner. La peculiarità dei Deville è quella di aver dato una leggera sferzata di stile rispetto al classico stile svedese con l'aggiunta di sonorità più raffinate e uno studio ad hoc per la sezione arrangiamenti. Ma lasciamo perdere le chiacchiere e passiamo al sodo. "Lava" è la prima traccia ed è stata scelta a dovere perchè oltre ad essere la più orecchiabile, sicuramente è quella che incarna meglio il Deville-style. Ritmica a go go, riffoni grossi di chitarra con distorsioni meglio definite delle classiche da stoner e cambi di direzione che vi porteranno alla fine del brano in un baleno. Qua inizia la sindrome da dipendenza che vi porterà nella spirale del dover ascoltare il resto quanto prima. Poi è il momento di "The Knife" che apre con un bel basso distorto e una vaga influenza Queens of the Stone Age a livello melodico, questa però scompare immediatamente con il break che odora di post rock. Il trucco funziona alla grande perchè i riff che seguono sembrano ancora più cattivi. Ringraziamo il dio chitarra, inginocchiamoci tutti e adoriamo. Con "Over the Edge" si ritorna alle origine, grazie ad un bel giro melodico che fa molto hard rock-blues e permette di rispolverare il wah-wah e un solo di chitarra tra l'iper tecnico e il ruffiano. Breve, ma intenso, come il sesso consumato nel bagno di un polveroso bar nel bel mezzo del deserto. Chiudiamo con "Imperial", pezzo impegnato e tecnico per le diverse sfaccettature melodiche e sonore che in sei minuti abbondanti ci portano a spasso attraverso il mondo dei Deville. La ritmica è più cadenzata e lenta rispetto ai pezzi precedenti, ma siamo lontani anni luce dal doom. Il cantato è sempre all'altezza e riesce a staccarsi dalla melodia principale rendendo questa traccia e le altre sempre godibili. Devo dire che l'album è di pregevole fattura, ottimi suoni e gran lavoro di arrangiamento e mastering, difficile trovare difetti. Ora la palla passa a voi, nel frattempo "Hydra" rimarrà nel mio stereo per molte settimane ancora. (Michele Montanari)

(Small Stone Records)
Voto:90

http://smallstone.bandcamp.com/album/hydra