Che bella sorpresa! Voi non avete idea di che cosa abbia provato dopo aver infilato questo mcd di 6 pezzi nel mio impianto stereo, un intelligente mix tra viking e black metal. Lasciate perdere i precedenti vuoti lavori della band norvegese, finalmente H'grimnir e soci (qui aiutato anche da Hoest, vocalist dei Taake) hanno colto nel segno, facendo un bel passo in avanti rispetto al precedente album “Kaoskult”. Fin dall’iniziale “Asgards Fall I”, il quartetto di Bergen ci propone il proprio personalissimo ed evocativo sound, fatto di sfuriate black da contraltare a passaggi folk in cui fanno la comparsa tipici strumenti della cultura nordica, decisamente suggestivi e più volte usati in passato anche da Quorthon, nella versione più epica dei suoi Bathory. La seconda traccia è un breve intermezzo che ci introduce ad “Asgards Fall II”, mid-tempo di ben 12 minuti che ci consegna degli Helheim rinnovati (e a questo punto non vedo l’ora di ascoltare anche l’imminente full lenght): l’epicità si fa ancora più forte ed echi di “Hammerheart” dei già citati Bathory si mischiano al sound degli esordi degli Einherjer, miscelando il tutto con gli Enslaved più folkish del periodo “Below the Lights”. Mi sembra quasi di essere stato catapultato nel Valhalla, con gli Helheim che narrano le gesta incredibili dei guerrieri descritti dalla mitologia norvegese, proponendo il tutto con suoni estremamente melodici (bestemmia!!!) ma evocativi, esaltanti e che si imprimono facilmente nelle nostre teste con dei motivetti orecchiabili (ah seconda bestemmia!!!); ma dopo tutto che male c’è, cerchiamo di ampliare un po’ di più i nostri confini mentali e goderci quanto di buono il panorama estremo ha da proporci. Tuoni minacciosi chiudono il brano e la trilogia iniziale e ci aprono le porte alla seconda parte del cd, introdotta dallo scacciapensieri di “Helheim VII”. E via si riparte con il black di “Dualitet Og Ulver”, cavalcata che ricorda il riffing glaciale ma efficace dei mai troppo compianti Windir fino a chiudere questa sorprendente release con “Jernskogen”, rifacimento (abbastanza inutile) di una song già proposta nell’album “Blod & Ild”, vero e proprio capolavoro della band scandinava. Se il buon giorno si vede dal mattino, le mie mani si stanno già sfregando in attesa di ascoltare “Heiðenðomr ok Motgangr”, che probabilmente potrà rappresentare il vero e proprio trampolino di lancio per una band che non è mai stata troppo presa in considerazione nel panorama black internazionale. Le buone premesse ci sono tutte, ora vogliamo i fatti! (Francesco Scarci)
(Karisma Records/Dark Essence)
Voto: 80