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lunedì 23 ottobre 2023

Helheim - Terrorveldet

BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black Epic
Ripeschiamo un vecchio mcd degli Helheim, band norvegese di black epico. 'Terrorveldet' inizia con un‘intro molto strana ("Helheim Part 1") fatta di campionamenti di batteria e tastiere strutturate in modo epico, che può lasciare un po’ perplessi i meno inclini alla tecnologia ma tutto sommato ha un suo fascino ammaliatore. Arrivando agli altri due pezzi che compongono il dischetto, si può dire che la formula degli Helheim non è cambiata rispetto al passato, eccezion fatta forse per una semplificazione nella struttura dei pezzi, resi un po’ troppo insipidi e con poca personalità. Il mio consiglio è di cercare lavori più strutturati e interessanti (leggasi 'Yersinia Pestis' o 'Blod & ild').

(Ars Metalli/Night Birds Records - 1999/2013)
Voto: 60

https://www.facebook.com/helheimnorway

lunedì 13 maggio 2019

Helheim - Rignir

#PER CHI AMA: Epic/Viking, Bathory
Ci eravamo fermati al 2011 qui nel Pozzo a recensire i norvegesi Helheim. Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti: due album di suoni vichinghi, 'raunijaR' e 'landawarijaR', fino ad arrivare al nuovissimo 'Rignir' (che significa pioggia) fuori per l'imprescindibile Dark Essence Records. Le novità in questi anni sono state diverse, assistendo al forte desiderio di sperimentazione da parte della band di Bergen. Lo avevamo colto negli ultimi due album, forse è ancor più forte in quest'ultimo arrivato. Diciamo che all'ascolto della mite ed epica opener, il black metal degli esordi sembra ormai essere solo un lontano ricordo. Niente paura perchè con la successiva "Kaldr", non posso che sottolineare l'abilità dei nostri di muoversi tra un black atmosferico (di scuola Enslaved) con tanto di sporadiche accelerazioni ed un suono che a tratti diviene evocativo e solenne, complice come sempre l'alternanza alla voce tra V'ganðr e H'grimnir che, grazie ai loro differenti registri, riescono a mutare drasticamente la proposta dei nostri, tanto da farmi strabuzzare gli occhi nella seconda parte di "Kaldr", una song che si muove tra il progressive e le sperimentazioni neofolk di Ivar Bjørnson & Einar Selvik. Cosi come pure quando inizia "Hagl", song che si sviluppa attraverso un incedere lento, sinuoso, un po' stralunato in salsa folk rock, con improvvise accelerazioni, di fronte alle quali non posso che rimanere piacevolmente sorpreso e colpito dalla voglia dei nostri di suonare originali. E dire che nelle file della compagine nordica, ci sono ex membri di Gorgoroth e Syrach. Comunque la band è convincente in quello che fa, dall'epica bathoriana di "Snjóva" alle suggestive melodie di "Ísuð", là dove soffia il freddo vento del Nord, in un altro piccolo tassello di suoni devoti a Quorthon e compagni. Con "Vindarblástr" mi sembra di aver a che fare con i Solstafir, visto quel cantato pulito che evoca non poco il vocalist dei maestri islandesi. C'è ancora tempo per un altro paio di song: "Stormviðri" è un pezzo malinconico e compassato che vede ormai rare tracce di un retaggio black ormai quasi del tutto svanito. La conclusiva "Vetrarmegin" è l'ultimo atto in cui compaiono ancora forme di un black ritmato ma ormai completamente affrescato da un epica di bathoriana memoria. 'Rignir' è un disco ben fatto sicuramente, ma degli esordi dei nostri ormai non v'è più traccia alcuna. (Francesco Scarci)

(Dark Essence Records - 2019)
Voto: 75

https://helheim.bandcamp.com/album/rignir

venerdì 9 settembre 2011

Helheim - Heiðindómr ok Mótgangr

#PER CHI AMA: Black Metal, Pagan, Enslaved, Helrunar
Talvolta sono sufficienti le primissime battute per riconoscere un album di valore. Un sound trascinante e ben prodotto, una voce decisa, stacchi melodici indovinati, repentini cambi di registro che aiutano ad un evolversi mai scontato dei brani. Questi sono gli elementi che affiorano già dopo pochi minuti dall’ascolto di "Heiðindómr ok Mótgangr", che per i norvegesi Helheim rappresenta l’ammirevole approdo al settimo lavoro in studio, dopo un lungo tragitto musicale intrapreso nel 1995 e da sempre solcato seguendo rotte poco più che underground. Gli Helheim rimangono fedeli alla propria linea, perciò non si ravvisano sterzate stilistiche di alcuna sorta, tuttavia l’album possiede una freschezza che la produzione passata non aveva ancora conosciuto, ma che ad onor del vero si riusciva già ad intuire nell’ep anticipatore “Åsgårds Fall”, risalente al 2010. "Heiðindómr ok Mótgangr" parla di un risveglio pagano i cui antichi clangori riecheggiano nella nostra moderna società come un richiamo alla fierezza e all’onore, parla di un rifiuto verso ciò che è imposizione e omologazione ed il messaggio viene convogliato attraverso un suono più che mai battagliero. Se è vero che l’immaginario degli Helheim ha sempre ricondotto agli scenari della mitologia nordica, il termine “vichingo” non è comunque dei più appropriati per ben descrivere il reale contenuto musicale di quest’ultima fatica. I quattro norvegesi navigano invece sulle torbide acque del black metal ed è piuttosto la varietà delle soluzioni strumentali che aggiunge imponenza e solennità all’intero assieme. L’uso ad esempio dei timpani e del corno francese è un tocco di autentica originalità che non trova paragoni in nessun’altra band del calderone “epico”. I differenti registri vocali di V'ganðr e H'grimnir non fanno poi che intensificare il pathos di ogni brano, passando da momenti rabbiosi a delle parti di recitato più magniloquenti, il tutto rigorosamente cantato in lingua madre, come imponeva la tradizione black norvegese nella prima metà degli anni ‘90. A chiudere il cerchio le partiture soliste del nuovo chitarrista Noralf, la cui melodia si ispira ad un heavy-metal di chiara derivazione classica. Tra le perle di questo lavoro va sicuramente citata “Dualitet Og Ulver”, che risulta senza dubbio il brano più accattivante dell’intero lotto e che vede la partecipazione di Ulvhedin Høst dei Taake alle parti vocali, ma è d’obbligo fare menzione anche di “Viten Og Mot (Stolthet)”, monumentale nel suo incedere pesante e cadenzato. “Nauðr” ed “Element” si contraddistinguono infine per una vena compositiva ricca di contrasti, tra brutalità e atmosfere dall’ampio respiro melodico, che assieme disegnano paesaggi musicali affascinanti ed in continuo movimento. (Roberto Alba)

(Dark Essence Records)
Voto: 85

mercoledì 16 marzo 2011

Helheim - Asgards Fall


Che bella sorpresa! Voi non avete idea di che cosa abbia provato dopo aver infilato questo mcd di 6 pezzi nel mio impianto stereo, un intelligente mix tra viking e black metal. Lasciate perdere i precedenti vuoti lavori della band norvegese, finalmente H'grimnir e soci (qui aiutato anche da Hoest, vocalist dei Taake) hanno colto nel segno, facendo un bel passo in avanti rispetto al precedente album “Kaoskult”. Fin dall’iniziale “Asgards Fall I”, il quartetto di Bergen ci propone il proprio personalissimo ed evocativo sound, fatto di sfuriate black da contraltare a passaggi folk in cui fanno la comparsa tipici strumenti della cultura nordica, decisamente suggestivi e più volte usati in passato anche da Quorthon, nella versione più epica dei suoi Bathory. La seconda traccia è un breve intermezzo che ci introduce ad “Asgards Fall II”, mid-tempo di ben 12 minuti che ci consegna degli Helheim rinnovati (e a questo punto non vedo l’ora di ascoltare anche l’imminente full lenght): l’epicità si fa ancora più forte ed echi di “Hammerheart” dei già citati Bathory si mischiano al sound degli esordi degli Einherjer, miscelando il tutto con gli Enslaved più folkish del periodo “Below the Lights”. Mi sembra quasi di essere stato catapultato nel Valhalla, con gli Helheim che narrano le gesta incredibili dei guerrieri descritti dalla mitologia norvegese, proponendo il tutto con suoni estremamente melodici (bestemmia!!!) ma evocativi, esaltanti e che si imprimono facilmente nelle nostre teste con dei motivetti orecchiabili (ah seconda bestemmia!!!); ma dopo tutto che male c’è, cerchiamo di ampliare un po’ di più i nostri confini mentali e goderci quanto di buono il panorama estremo ha da proporci. Tuoni minacciosi chiudono il brano e la trilogia iniziale e ci aprono le porte alla seconda parte del cd, introdotta dallo scacciapensieri di “Helheim VII”. E via si riparte con il black di “Dualitet Og Ulver”, cavalcata che ricorda il riffing glaciale ma efficace dei mai troppo compianti Windir fino a chiudere questa sorprendente release con “Jernskogen”, rifacimento (abbastanza inutile) di una song già proposta nell’album “Blod & Ild”, vero e proprio capolavoro della band scandinava. Se il buon giorno si vede dal mattino, le mie mani si stanno già sfregando in attesa di ascoltare “Heiðenðomr ok Motgangr”, che probabilmente potrà rappresentare il vero e proprio trampolino di lancio per una band che non è mai stata troppo presa in considerazione nel panorama black internazionale. Le buone premesse ci sono tutte, ora vogliamo i fatti! (Francesco Scarci)

(Karisma Records/Dark Essence)
Voto: 80