BACK IN TIME: recensione gentilmente concessa da Nihil Zine
#PER CHI AMA: Black/Death |
Generalmente le compilations suscitano una certa diffidenza nel pubblico, che teme di ritrovarsi fra le mani antologie di brani di seconda scelta. Cercherò dunque di riferire in modo oggettivo quale sia il contenuto musicale di questo cd, prodotto da un'etichetta colombiana. Esso racchiude sedici brani, riconducibili ai seguenti filoni: thrash, thrash-death, black metal e death-noise. Fanno da apripista i colombiani Agony con un brano mid-tempo in cui si colgono non poche reminiscenze di Marylin Manson. Seguono i tedeschi Ancient Ceremony: la loro è una canzone cupa e teatrale; le vocals femminili e le chitarre ricordano a tratti i Cradle Of Filth. Gli slovacchi Dysanchely praticano un heavy metal cadenzato il cui solo elemento aggressivo è rappresentato dalla voce. Gli olandesi Tombe eseguono un brano violento, veloce, di grande impatto, benché non originalissimo. I Denata con "666" ci offrono una vera e propria sferzata di energia: diretti e senza fronzoli, questi svedesi. E dalla Svezia giungono pure gli Incinerator, la cui formula consiste nel riproporre tali e quali soluzioni sonore risalenti ai primissimi albori del "movimento" thrash: avete presenti gli Exodus di 'Bonded By Blood'? I canadesi Horfixion ricordano "appena appena" i gloriosi S.O.D., (c'è Billy Milano dietro al microfono?) ma si fanno ascoltare. Nella compilation compaiono tre gruppi italiani ben conosciuti: Stormcrow, Nefarium ed Hatework, ciascuno con un brano che ben esprime il loro stile. I russi Festerguts non saranno il massimo della tecnica ma la loro canzone, per quanto non immune da vaghi richiami ai Cradle Of Filth, è cupa quanto basta e satura di atmosfere malsane. La traccia degli olandesi Warlust, introdotta da colpi di cannone e raffiche di mitragliatrice, è un'interminabile sventagliata black come se ne sono già sentite tante. I brasiliani Abomination si fanno avanti con una breve canzone thrash, caratterizzata da un riff piuttosto morbido. Si cambia totalmente spartito con i Mithras, dal Regno Unito, che ci immergono in un groviglio cacofonico incandescente, interrotto da un intermezzo soft, il tutto condito da una voce brutale e cavernosa. Dei pazzi rumoristi non privi di idee. Coi polacchi Throneum si resta nei paraggi del death-noise. Il loro è un brano criptico, intricato, con il basso in bella evidenza e una voce furiosa. Chiude l'album una canzone breve e bizzarra degli argentini Prosopia, in cui una voce ruvida si va ad innestare su un tappeto di chitarre stile anni Settanta. In ultima analisi, una compilation variegata, che offre un interessante spaccato del mondo metal underground.
(Eternal Night Records - 2001)
Voto: 70