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sabato 19 maggio 2012

Blutklinge - Ahnengeist

#PER CHI AMA: Suicidal Black Metal, Nargaroth
Questa è una radicale vendetta contro tutte le forme corrotte della civiltà moderna. Otto tracce che si addentrano nel dolore musicale più assoluto, una nenia di maledetta sofferenza che batte al posto del cuore. “Ahnengeist” è spirito indomito, è solitudine estrema, è trovarsi nel mezzo di una folla e urlare l’assenza completa di ogni emozione. “Ahnengeist” è lo stadio finale del suicide-depressive black metal, la porta verso l’annullamento totale del proprio io. Sono sicuro che Nietzsche sarebbe stato felice di poterlo ascoltare. Questa demo del 2006 è l’apogeo di un metal pervaso da un decadente senso di abbandono, avvolto da melodie che integrano vere e proprie ballate black in un ricordo lontano del Nargaroth di “Black Metal ist Krieg”. “Einklang” e “Ausklang” sono le tracce che aprono e chiudono rispettivamente dei monoliti di potenza sonora. Corrodono con una poesia densa di elementi ambient, che pare scontrarsi con l’antitesi violenta delle altre sei opere che custodiscono gelosamente. Si passa da veloci andamenti old school norvegesi (“The Fires of War are Burning”) a melodie ‘spiritual-slow’ inserite in momenti topici di precise canzoni (“Depression of a Doomed” e la crepuscolare “Das Sterben der Ewigkeit”). Nel complesso, lo stile Blutklinge presenta elementi caratteristici facilmente riconoscibili. Dominano incontrastate le chitarre a zanzara, che personalmente amo alla follia, e una batteria dalla registrazione meno cupa del solito. Notevole l’effetto dai cambiamenti di tempo che viene interpretato da piatti e doppia cassa in sincrono (ricordate i Darkthrone degli albori?). La voce è una sofferenza trucida. Senza testo sottomano non sono riuscito a comprendere nemmeno una singola parola, tenendo conto che il cantato è quasi totalmente in tedesco. Tuttavia, se pensate ad una voce alla Steve Austin siete sulla strada sbagliata. Queste corde vocali sono black metal al 100%, è esclusivamente la registrazione che le modifica, le assimila alla stessa distorsione a zanzara delle sei corde. Mi sento male quando devo descrivere magnificenze come “Ahnengeist”. È l’assoluta perfezione di ciò che cerco nella musica, l’Araldo del sentimento di abbandono universale. Quando sono stato in procinto di ascoltare la quinta traccia, “Ragnarök”, mi sono reso conto, con estremo stupore, che l’agonia che avevo nel cuore non era nulla in confronto al dolore di chi aveva scritto quella canzone. Nessuna indecisione. (Damiano Benato)

(Wunjo Kunstschmiede Germanien)
Voto: 100