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Visualizzazione post con etichetta Australis Records. Mostra tutti i post
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domenica 21 luglio 2019

Desire of Pain - Immensity

#PER CHI AMA: Death Progressive, Ne Obliviscaris
L'Australis Records è un'etichetta cilena che ci sta permettendo di aprire una finestra sulla loro scena locale. Dopo aver da poco recensito i paurosi techno death metallers Target, ecco che facciamo la conoscenza dei Desire of Pain, altra band di Santiago, questa volta focalizzata ad un death più melodico e ricco in sfumature grooveggianti ma anche prog. 'Immensity' è il secondo lp in otto anni per il terzetto, che vede tra le proprie fila, l'ex vocalist dei Clair de Lune Morte, una band doom che alcuni di voi ricorderanno di certo. Ma passiamo ai contenuti di questo disco che si muovono dall'intro melodica di "Everything" al groove ritmato e melodico di "Ascension", una song che ci dice un paio di cose rilevanti dei Desire of Pain: la prima è che i nostri sono degli ottimi musicisti, essendo dotati di un eccellente bagaglio tecnico; la seconda che la band ha una discreta vena creativa che permette loro di suonare ciò che vogliono e con risultati di un certo livello. Quello che di contro mi fa storcere immediatamente il naso è la prova dietro al microfono di Sebastián Silva, probabilmente più a proprio agio nella versione growl che in quella, meno convincente, clean. La musica invece vive di strappi: accelerazioni, stop & go, parti più atmosferiche accanto ad altre più ritmate, giusto per accontentare un po' tutti i palati, anche quelli più sopraffini. "Vertigo" è un pezzo devastante di oltre undici minuti di apocalittico e death metal old school, riletto in chiave moderna. Guizzi ficcanti, ritmiche tritaossa, oscure growls e urlacci più incazzati senza dimenticarsi le voci più pulite, ovviamente il tutto inondato di una bella dose di melodie e di un break ove fa la sua comparsa una tromba che viene utilizzata dai nostri alla stregua di quel violino indiavolato dei Ne Obliviscaris che raddoppia la prova strepitosa di Marcelo Fuenzalida alla chitarra solista. Bravi, non c'è che dire, anche se qualcosina ancora non suona perfettamente fluido, soprattutto nella componente più death doom oriented dei nostri che pare stonare dal resto del contesto musicale. "Eternal" è un pezzo semi acustico che ci introduce a "Trascendence", una traccia che sembra uscita da un qualche disco new wave di metà anni '80 e qui la voce, pulita, gotica e carica del giusto pathos, è perfettamente inserita nel contesto del brano. A chiudere il disco ecco arrivare "Aeon" e i suoi dieci minuti di prog rock fatto di lunghi assoli, atmosfere tiepide e rilassate, ma anche di feroci scorribande death metal che esaltano le eclettiche doti dei nostri. Ben fatto. (Francesco Scarci)

venerdì 12 luglio 2019

Soulburner - Blessed by Fire

BACK IN TIME:
#PER CHI AMA: Thrash/Death, At the Gates
L'Australis Records, croce e delizia mi verrebbe da dire: rilasciano un album eccezionale come quello dei Target, riesumano un lavoro del 2008, questo dei cileni Soulburner, che forse cosi interessante non era. Ma partiamo dal principio. 'Blessed by Fire' è il debut album del quintetto di Concepción, un disco che includeva un paio di pezzi dell'EP 'Broken Mind', quattro dal demo 'Between Darkness', oltre ad una manciata di inediti. La proposta? Un death melodico tritaossa che contiente tutti i clichè di un genere che andava di moda negli anni '90 e che nel 2008 già puzzava di vecchio, figurarsi se riproposto nel 2019. Diavolo, e ora che vi racconto? Che l'opener "Bloodshow" è una sassata brutal tipicamente spaccaculi, che miscela la veemenza del death con l'arroganza del thrash, tuttavia sentito una miriade di volte. "Deadly Sin" e tutte le altre, proseguono ahimé su questa scia, dispensando ritmiche dinamitarde tiratissime, growling (e screaming) vocals, rari sprazzi melodici di matrice svedese (penso agli At the Gates nella terza "Broken Mind" o in "Sentenced From Beyond", in cui convogliano anche un che di influenze di Eucharist, Cardinal Sin o Ceremonial Oath), qualche buon assolo e francamente poco altro che possa far gridare al miracolo o più banalissimamente, giustificare la ristampa di questo lavoro. Nella storia del death/thrash infatti, di dischi di questo tipo ne sono usciti a migliaia e sono abbastanza certo, di aver potuto vivere serenamente anche senza ascoltare 'Blessed by Fire'. A proposito, dopo questo cd, i nostri sudamericani hanno fatto uscire un altro paio di release (nel 2014 e nel 2017) che viaggiano sui medesimi binari, magari vi dovessero interessare. (Francesco Scarci)

(Australis Records - 2008/2019)
Voto: 55

https://soundcloud.com/soulburnerofficial

domenica 7 luglio 2019

Officium Triste/Lapsus Dei - Broken Memories

#PER CHI AMA: Death/Doom, primi My Dying Bride
Lo scorso anno (2018), l'etichetta cilena Australis Records, ha fatto uscire un signor split album dove a condividere la scena figurano gli olandesi Officium Triste e i Lapsus Dei. Partiamo proprio da quest'ultimi e dalle loro tre song che ci consegnano la personale visione death doom melodica della band di Santiago. E diciamolo subito, "Human" (la mia song preferita), "Faithless" e "The Feeling Remains", sono tre pezzoni dediti ad un sound malinconico che per forza di cose rimandano ai primissimi Paradise Lost e ancor di più ai My Dying Bride, in un incedere costante, melodico e compassato, fatto di chitarre pesanti, atmosfere anguste (soprattutto nella seconda delle tre), contrappuntate da growling cavernosi. Poi ecco approdare gli olandesi di Rotterdam, gli Officium Triste, una vita nel doom, grandi album rilasciati e... tac, eccoli esordire con "The Weight of the World", una cover dei britannici Editors, una song davvero iper malinconica, in cui sei tulipani offrono una versione indie post rock assai vicina a quella originale per non dire ancor più nostalgica ed emozionale. Rimango un po' più dubbioso, dopo aver ascoltato questa perla, trovarmi di fronte alla scelta di accostare questa song alle due successive, "Crossroads of Souls" e "Pathway (of Broken Glass)", due pietre miliari della band qui in modalità live, che ci riconsegnano gli Officium Triste nella versione che già conosciamo, ossia oscuri alfieri di un death doom flemmatico e melodico, drammatico ed emozionale, che nulla aggiunge a quanto già sappiamo, ma che anzi aumentano la trepidante attesa per un comeback discografico che manca oramai dal 2013. Per ora ci si accontenta delle briciole, ma presto, sono certo, sentiremo parlare del ritorno degli Officium Triste, cosi come quello dei Lapsus Dei. (Francesco Scarci)

mercoledì 26 giugno 2019

Endimion - Latmus

#PER CHI AMA: Death/Doom, primi Paradise Lost, Autopsy
Da Concepción - Cile, veniamo omaggiati di un lavoro di death doom atmosferico, grazie alla seconda release degli Endimion, intitolato 'Latmus'. La band, attiva oramai dal 2005, ritorna a distanza di otto anni dal precedente album, con queste dieci tracce senza infamia ma pure senza troppa lode. Diciamo che la proposta del quartetto sudamericano, a parte qualche trovata particolare, non è proprio originalissima, anzi puzza quasi di stantio e obsoleto. Dicevo di qualche trovata interessante, e penso al chorus evocativo di "Palabra Vacía" (si, i testi sono in spagnolo e trattano temi che si rifanno alla mitologia greca), cosi come alla parte ritmica di metà brano, che si affida ad un paio di giri di basso interessanti, poca roba però di fronte ad una canzone che sembra perdersi in mille cambi di tempo perchè in realtà non si sa realmente dove voler andare a parare. Anche peggio la successiva "Vigilia", un pezzo che poteva funzionare nel 1990, con i primi album di Anathema o Paradise Lost, ma che qui francamente dice poco o nulla. Le cose provano a migliorare con la doomish "Espectro", almeno nella prima parte decisamente più ispirata, visto che poi si scade ancora nel già sentito e mal suonato, al punto tale da spingermi a skippare a "Efialtis", altro pezzo che poteva stare su 'Lost Paradise', opera prima dei ragazzi del Paradiso Perduto, questo per farvi capire quanto 'Latmus' sia lontano da ogni dinamica sonora attuale e quindi quanto possa essere elevato il rischio di scadere nel già sentito in almeno un centinaio di dischi usciti negli ultimi 30 anni. Mi spiace, non ci siamo per niente ed è un vero peccato considerato il background in cui sono cresciuti i nostri, visto che da quelle parti è nata gente del calibro di Mar de Grises o Clair de Lune Morte, ma ahimè siamo lontani anni luce da quelle ottime performance dedite ad un death doom atmosferico. Le cose non migliorano nemmeno quando i nostri provano a virare verso sonorità più tirate ("Arpegios de Viento") o più melodiche ("Eones de Piedra") e doomeggianti ("Naos Katara"). Di strada ce n'è tanta da fare, se l'intenzione è quella di essere ricordati nelle enciclopedie della musica, altrimenti meglio lasciar perdere. (Francesco Scarci)

(Australis Records - 2019)
Voto: 50

https://endimionband.bandcamp.com/

venerdì 14 giugno 2019

Target - Deep Water Flames

#PER CHI AMA: Techno Death/Progressive, Meshuggah, Cynic
I Target me li ricordo bene: band cilena uscita con il debut nel 2011, 'Knot of Centipedes', un disco che sottolineava le eccellenti doti tecniche dell'ensemble di Santiago. Poi un gran silenzio, interrotto fortunatamente da un EP nel 2017, che mi faceva ben sperare per il proseguio della band che pensavo ormai desaparecida. Ed eccoli finalmente tornare con il secondo lavoro, questo 'Deep Water Flames' che ha permesso al quartetto di strappare un contratto con la Australis Records e strappare a me un sorriso per la loro proposta musicale. Quanto contenuto in questo disco infatti ha un che di miracoloso, dato che i nostri hanno pensato bene di combinare il techno death dei Meshuggah con il post metal dei The Ocean. Non capite quanto io abbia goduto e stia godendo tuttora all'ascolto di un pezzo come "Inverted Gloaming", che pone l'accento sulle capacità tecnico-esecutive, ma incredibilmente anche sulla creatività compositiva dei nostri. E allora preparatevi al classico muro di riffoni poliritmici, come i gods svedesi insegnano, ma anche a larghi tratti atmosferici, catchy quanto basta per far gridare al miracolo. Aggiungete a tutto questo un ottimo dualismo vocale, tra il growl e il suadente pulito dello stesso Andrés Piña e capirete il perchè del mio entusiasmo. "No Solace Arises" è più ritmata, ma altrettanto efficace nella sua portata emozionale, grazie a delle melodie di fondo assai gradevoli e ad una serie di cambi di tempo e break strumentali da URLO e lo scrivo in maiuscolo proprio per sottolinearlo a gran voce. Bravi, bravi e poi bravi. Non è una proposta semplice, ci vuole coraggio, perchè il rischio di essere etichettati come cloni è proprio dietro l'angolo, soprattutto quando pezzi come "Oceangrave" o la successiva "Surge Drift Motion", sembrano essere stati pensati da Jens Kidman e soci. Spaventosi a livello percussivo, paranoiche a livello chitarristico, orrorifiche per l'utilizzo dei synth, signori, 'Deep Water Flames' si candida ad essere uno dei top album sul versante techno death di questo 2019. Mamma mia che mazzate ci rifilano tra faccia e pancia, un uno due, diretto e montante, da knockout. E poi che dire quando in "Surge Drift Motion", la band smorza i toni, anzi spegne la luce completamente e regala un assolo (di scuola Cynic) da brividi. Un intermezzo ombroso per scrollarci di dosso l'incredulità che si è nel frattempo posata sulla mia faccia di fronte a tali sonorità ed è tempo di farci investire ancora dalla sublime ed ingannatoria atmosfera di "Drowned in an Everlasting Mantra", tranquilla all'inzio ma poi dirompente al massimo. Ancora tanta carne al fuoco, perchè mancano all'appello "Blackwaters", song assai mutevole nel suo incedere baldanzoso, e la lunga "Random Waves", oltre nove minuti di rabbiose e ubriacanti ritmiche, dove i Target saranno in grado di intrappolarci nella loro matrice sonora, merito delle tele intessute da questi incredibili musicisti e dell'ottima verve di cui è dotata la compagine sudamericana. Ah dimenticavo, l'ascolto di 'Deep Water Flames' è altamente consigliato da consumarsi in cuffia per assaporare al meglio la debordante miscela sonora (quasi noisy sul finire del penultimo pezzo) esplosa dalla strumentazione di questi artisti. Una bomba ad orologeria pronta ad esplodervi addosso. (Francesco Scarci)