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sabato 24 ottobre 2015

Australasia - Notturno

#PER CHI AMA: Post Rock/Post Black, Mogwai, Godspeed You! Black Emperor 
Provo sempre un sottile senso di invidia quando capito in lavori come questo ‘Notturno’, secondo full length degli Australasia. Un disco complesso, concettuale, figlio dell’ottimo polistrumentista italiano Gian Spalluto che si diletta tra chitarre, basso, tastiere e batteria. Il risultato è un’opera post-rock strumentale, che però sta stretta nei confini del genere. Anzitutto, la durata dei pezzi: solo la bella "Eden" supera i 6 minuti di durata. Le altre tracce sono invece costruite su una forma canzone più concentrata e ragionata, senza inutili ridondanze chilometriche. Poi i suoni: certo, vengono in mente subito Mogwai e Godspeed You! Black Emperor, riferimenti fortissimi in ‘Notturno’. Ma non è tutto qui: alcuni s direttamente dalle librerie di The Cure e Mike Oldfield ("Creature", "Lumen"), altre progressionynth piombanoi ricordano i The Mars Volta e i Pink Floyd ("Haxo", "Amnesia"). Ci sono anche elementi tipici dello shoegaze (soprattutto sugli effetti delle chitarre); e i riferimenti allo stile orchestrale tipico delle colonne sonore di Ennio Morricone – ma anche Brian Eno – sono altrettanto evidenti ("Invisible", l’asciutta e poetica "Notturno"). Sopra tutto questo però, c’è un alone di oscurità, di crudo malessere e soffocamento, che permea il lavoro. Le melodie e gli arrangiamenti, pur emozionanti e oniriche, evocano un senso di perdita, nostalgia: a poco servono le distorsioni e le accelerazioni di batteria. I soundscapes creati da Spalluto rimandano chiaramente ad una scena black riletta però in chiave melodica e contemporanea, anche attraverso il misurato uso di elettronica e suoni ambient ("Nebula"). Un bel lavoro, capace di rapirvi per quasi tutto l’ascolto. ‘Notturno’ tuttavia non riesce a strapparmi un voto più alto: dopo aver premuto stop, l’eco dei brani si spegnerà piuttosto rapidamente. Tutto molto bello, ma forse poco personale e memorabile: intendiamoci, Spalluto tratta i riferimenti musicali da vero professionista, con gusto ed equilibrio. Ma c’è forse ancora poca rilettura personale al di là della pur originale combinazione degli elementi in sé. (Stefano Torregrossa)

(Apocalyptic Witchcraft - 2015)
Voto: 70

sabato 26 ottobre 2013

Australasia - Vertebra

#PER CHI AMA: Post-rock strumentale
Già recensiti e acclamati dal sottoscritto in occasione del loro EP d'esordio “Sin4tr4“, ritornano sulle scene gli Australasia a presentarci il loro primo full lenght. Fortunatamente non mi devo più accontentare di una manciata di brani come accadde per il debut, ma il nuovo “Vertebra” ci tiene compagnia con i suoi suoni fluttuanti per 35 minuti. La componente post rock strumentale si consolida in questa nuova release, anche se “Aorta” apre in modo roboante accarezzandoci poi con delicati tocchi acustici. I brani sono corti e per questo meglio immagazzinabili nella nostra memoria sonora. Una soave voce femminile (di Mina Carlucci) delizia il nostro palato sul finale della opening track con una eterea performance. E via con “Vostok”, il cui intro è affidato a suoni elettronici, che si accavallano con robuste chitarre e pezzi in acustico, a cura di Giuseppe Argentiero. Però è il driver Gian Spalluto, mastermind dei nostri, a condurci nei meandri più ispirati e reconditi della sua mente e con “Zero” tocca il proprio apice musicale. La canzone non è nulla di trascendentale in realtà, ma quel suo ardore pregno di malinconia e gioia allo stesso tempo, donano un sorriso al mio viso. L'accelerata finale poi, degna delle migliori band shoegaze, e retaggio della componente black che anima lo spirito irrequieto di Gian, completano quella che sarà la mia song preferita di questo intrigante “Vertebra”. È il turno di “Aura”, song al limite del trip hop, che potrebbe vivere tranquillamente su un disco di Sigur Ros o Massive Attack, in cui la bravissima Mina ci regala anche gli attimi più emozionali di questo disco. Dopo l'ascolto di questa song mi domando come l'Immortal Frost Productions, label dedita per lo più a black e ambient, abbia pensato di promuovere i nostri, che nutrirebbero maggiori speranze e visibilità, con etichette più vicine al loro sound. Scelta opinabile e non me ne vogliano gli amici della IFP. Con “Antenna” però me ne chiarisco il motivo: pezzo caustico, che rievoca l'ardore post black del polistrumentista italico, a miscelarsi egregiamente con sonorità cupe post rock. Si continua a martellare anche con la breve “Volume”, mentre i due minuti della title track rappresentano piuttosto un intermezzo che ci prepara alle soffuse melodie di “Apnea” (che già avevamo ascoltato nel precedente EP) in cui ancora una volta è la calda voce di Mina a deliziarci, quando si insinua nel vortice musicale dominato dall'elettronica. A chiudere ci pensano la robustezza disgregante di “Deficit” e la lunghissima “Cinema”, traccia che evoca paesaggi lontani, avvolti da una malinconica nebbia autunnale che conferma le eccelse qualità di una band che deve avere solo quel pizzico di fortuna per poter esplodere. Fossi in loro punterei oltremanica (o oltreoceano) per guardare speranzosi al proprio futuro. Bravi! (Francesco Scarci)

(Immortal Frost Productions - 2013)
Voto: 80

http://www.australasiamusic.com/

domenica 11 novembre 2012

Australasia - Sin4tr4

#PER CHI AMA: Sonorità Post
Dannazione, solo 22 minuti! Io ne volevo molto di più… Signori, vi presento gli italiani Australasia, ennesima dimostrazione di come il nostro bel paese, pur regredendo sempre più da un punto di vista economica, stia invece facendo balzi da gigante in territori musicali/artistici, tanto da rischiare di scalzare i godz mondiali. Gli Australasia ci presentano la loro personale interpretazione di post rock, dalle fosche tinte autunnali si, ma anche contraddistinto da un più elettrico e corrosivo uso delle chitarre. “Antenna” funge quasi da intro (ma intro non è) del lavoro e non fa altro che palesare l’amore del duo per l’entità post rock mondiali, penso soprattutto a God is an Astronaut ed Explosions in the Sky, certo che poi, quando la ritmica inizia a pestare sul serio deduco, che con il duo italico, si va ben oltre al post rock, nella normale accezione della definizione. Quando “Spine” attacca infatti, e ricompare il feroce fragore dei blast beat, rimango attonito ed affascinato dinnanzi siffatta espressione musicale. Sicuramente nel sound dei nostri compaiono le classiche stemperanti aperture ariose del genere “gentile”, ma accanto a queste si collocano pure, roboanti cavalcate dall’incedere devastante. E forse proprio in questo imprevedibile connubio tra forza e delicatezza, tra mostruosi riffing ed inserti elettronici, parti atmosferiche e melodie soffuse, che si nasconde il punto di forza dei nostri. “Apnea” inizia in modo più sinuoso, rilassato e finalmente si vede la comparsa di un angelo alla voce, mentre la musica assume connotati che esulano completamente dal metal e i suoni pian piano avvinghiano le mie terminazioni nervose, provocando un esaltante rilascio di endorfine, ma la song dura troppo poco per poterne assaporare tutte le sue sfaccettature. Va di scena (e scusate il gioco di parole) “Scenario”, song che si apre in modo canonico, per poi lasciar posto all’ennesima scarica al limite del post black (chi ha citato Deafheven?) contaminato dallo shoegaze. Cavolo anche questa dura troppo poco, che nervoso. Diamine, qualche brano più lungo non si poteva fare? Va beh, rassegnato di fronte a questa evidenza, mi lancio all’ascolto della seconda metà di questo EP: “Satellite”, “Retina” e “Fragile” completano questa release di sette pezzi, contraddistinte dalle melodie sonnacchiose della prima traccia, dalla robusta sezione ritmica della seconda contrappuntata da bei giri di chitarra ed infine dal pomposo e seducente sound dell’ultima traccia. Beh che dire, se non che anche oggi abbiamo scoperto una nuova interessante realtà nostrana, che auspico possa esplodere molto presto, grazie anche al vostro supporto, e possa dare del filo da torcere a tutte le realtà statunitensi, che ancora per poco primeggeranno nel panorama mondiale. “Sin4tr4”, una fantastica scoperta… (Francesco Scarci)

(Golden Morning Sounds)
Voto: 80