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giovedì 23 febbraio 2017

An Autumn for Crippled Children - Eternal

#FOR FANS OF: Post Black/Post Punk
Guitar grain creates a wide ranging dreamlike atmosphere, distant screams call out in anguish, and a mixture of organic and computerized rhythms fluctuate within the winds as notes create fleeting familiar sounds only to wash away moments later. An Autumn for Crippled Children inhabits a desolate plane creating the soundtrack to your suicide. A band with a name as edgy as the blade opening your veins, this Dutch trio indulges in similar distant reverberations to Altar of Plagues without the rising intensity, the vocal delivery is screamed from the background of shoegazing guitars, and keyboards bring in synthetic ambiances reminiscent of The Cure in some places and Alcest in others. Some stylistic choices on this album will leave you scratching your head as you wonder how such mainstream moments fit in with an underground moniker like post-black. Ambient moments in “I Will Never Let You Die” bridge on the psychedelic where “Farewell” and “On Fire” take the post part of their designation so far that it rounds the wrong corner and walks into pop-punk territory. 'Eternal' is awash with unusual directions that are easy to listen to and tough to interpret. This is catchy music, surface dwelling, and has just enough elements in it to dip a toe into extreme metal waters. An album like this is sure to be a guilty pleasure, something to wash yourself in while guzzling alcohol and thinking about where it all went wrong. As black metal/ post-black/ blackgaze or whatever label you want to affix to this obscure arrangement, it doesn't hit me as hard as Lifelover.

When you strip away the grain and screams An Autumn for Crippled Children sounds more as though they're playing depressive electronica, punk, and even 80s new wave in this album. Songs like “You Have Been In The Shadows For So Long” and “Swallowed by Night's Despair” launch into positive notes from the get-go and sink into sadness as more layers wash themselves over the bouncing structures. Clinical in their depressive direction, each song refuses to indulge the positive notes without reminding you that there is always something sinister and sad to hold down every up beat. The band's shoegaze sound is best demonstrated in “This Small Space You Occupied Is So Empty Now”. This song may as well be a My Bloody Valentine track with a wave of guitar noise driving the catchy drum sound. Synth organs accompany the breakdown halfway through the track creating a trippy electronica feel. Some points of the album feel like listening to the B-52's in an emo phase, others are like Blink-182's self-titled album. This band takes influence from a myriad of sounds and creates an atmosphere that is a far cry from black metal other than the expected aesthetics in guitar grain and screaming vocals. There's nary a blastbeat to be heard, tremolos are short like in “Matters of the Heart”, but double bass kicking is at a near constant in the juxtaposing rhythms. “On Fire” is very catchy with a morose piano caught in a web of guitars tightly seizing the melancholy of the quiet melody before ripping it away and offering a hard-nosed examination of the structure. An Autumn for Crippled Children works well together. This is a cohesive band with a good handle on how to design standout songs using very familiar sounds. There are many entertaining moments throughout this album and the range from catchy melancholy to the sappiest of sounds like in “Cloud Mood” all exude that dreamlike, ethereal aesthetic common to washing waves of treble across a shoegaze soundscape.

An Autumn for Crippled Children has an unusual take on post-black metal style. Greatly distancing itself from the norm, the band incorporates many influences into a unique approach that fashions the abrasive aesthetic into a desperate and dulcet product. Bending their sound this far has taken them in a direction that's worth a listen and easily accessible despite the sophomoric band name and some of the sappiest song titles I've ever seen. This band has a good handle on their direction and come together more harmoniously than expected. (Five_Nails)

domenica 26 ottobre 2014

An Autumn For Crippled Children - Try not to Love Everything you Destroy

#PER CHI AMA: Shoegaze, Post Punk
A distanza di quasi un anno da 'Try Not To Destroy Everything You Love', tornano gli olandesi An Autumn For Crippled Children, con un EP di due pezzi puramente digitale che richiama (e rivolta) il titolo del precedente album. Dicevamo di due song, che si aprono con la title track, che conducono inevitabilmente al lavoro dello scorso novembre. Se avete pertanto amato la band nel nuovo corso post-punk shoegaze, continuerete ad apprezzarla anche in questo concentrato ristrettissimo di sonorità eteree, in cui solo il rancido ed efferato screaming, mantiene una sorta di legame con gli esordi più burrascosi dell'act orange. Largo spazio dunque a synth e in secondo piano a ronzanti chitarre che tessono linee dotate di una malinconia disarmante. "Post War", sebbene un violentissimo incipit, a cura di chitarre iper vitaminizzate, è poesia desolante allo stato puro che solamente chi è avezzo a tali sonorità, potrà percepire e godere; gli altri vi sentiranno infatti solo il frastuono di zanzarose ritmiche serrate, in cui i synth alla fine assumono un ruolo assai invasivo nell'economia del brano. In attesa di un ritorno sulla scena, dotato di maggior carisma e personalità da parte dei nostri, godiamoci questo dolcetto del trio di Friesland. (Francesco Scarci)

lunedì 24 settembre 2012

An Autumn for Crippled Children - Only the Ocean Knows

#PER CHI AMA: Black Shoegaze, Dark, Alcest, Heretoir, Les Discrets
Che il terzo album di una band sia sempre quello della conferma ed eventuale consacrazione, è ormai luogo comune e assai diffuso, pertanto lo riterrò estremamente importante nella valutazione di questo nuovo capitolo degli olandesi An Autumn for Crippled Children, che mi avevano incuriosito con la loro prima prova, “Lost”, addirittura elettrizzato con la seconda release, “Everything”, e ora… E ora prosegue il personalissimo percorso dell’enigmatico trio di Friesland, con “Only the Ocean Knows”, un lavoro che ancora una volta si pone super partes per quanto riguarda la catalogazione del genere proposto. Ascoltando solo la musica infatti, potrei immaginare un fantomatico ibrido costituito dal dark sound dei The Cure, punk e shoegaze; poi non appena Mchl ci mette il suo grugnito malvagio, ecco apparire anche la componente black, per un risultato eccitante per chi adora suoni senza tempo e all’insegna della sperimentazione più avanguardistica. Colpiscono nel segno i nostri, per quanto si rischi di mal digerire l’utilizzo dello screaming, che su questa tipologia di musica sembra talvolta essere fuori posto; l’avrei visto bene infatti alternato con delle vocals pulite simil Alcest o Les Discrets. Ma non è certo un problema, e sicuramente non inficerà la mia valutazione finale, in quanto quello che più mi emoziona sono i suoni oscuri, disperati e tenebrosi che imperversano nel cd. “Past Tense”, ma soprattutto “Yes I know…” danno immediatamente sfoggio della bravura degli AAFCC, bravi nell’amalgamare le sonorità appena citate, con un’attitudine decisamente post rock, identificabile nella carica malinconica di cui è pregno il disco. Ascoltandolo e riascoltandolo, ho identificato nel basso l’elemento catalizzante, un basso che svolge un lavoro incredibile in fase ritmica, sostituendo a tutti gli effetti, quello che normalmente fanno le chitarre, qui decisamente in secondo piano. Di rilievo anche la performance delle keys, capaci di donare un forte pathos all’intero album: basti pensare alla fantastica ariosa apertura posta sul finire di “This Garden These Trees”, che vale da sola l’acquisto del cd. L’avrete già intuito, a me questo cd piace e non poco. Tutti i pezzi hanno qualcosa da donare: “In February” ad esempio è una song estremamente triste, cosi come pure la title track, che vive sul binomio tastiere/basso, su cui finiscono per stagliarsi le urla disumane del vocalist. Decadenti, autunnali, l’ideale colonna sonora dell’autunno che incombe. E io mi lascio avvolgere da queste tiepide sensazioni, come se la musica degli AAFCC, fosse una calda coperta che mi protegge dal freddo, davanti ad uno scoppiettante camino. Ultima citazione per “Uncurable”, una song che porta dentro di sé tutto quel feeling dark di fine anni ’70, che i primissimi The Cure, quelli di “Three Imaginary Boys”, incarnavano. Album estremamente interessante per chi è dotato di ampie vedute. E al traguardo del terzo lavoro, gli An Autumn for Crippled Children passano fortunatamente indenni. Avanti cosi. (Francesco Scarci)

(ATMF)
Voto: 80