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domenica 24 agosto 2014

Abstract Spirit / Ennui - Escapism

#PER CHI AMA: Funeral Death Doom
Ennui e Abstract Spirit sono due nomi che conosciamo molto bene qui nel Pozzo dei Dannati e le loro sonorità funeree ben si allineano con la filosofia del nostro sito. La MFL Records ha pensato bene di offrirceli in uno split album, 'Escapism', che propone per ogni band due pezzi dalle durate complessive notevoli. Ad aprire ci pensa "An Ode to the God's Fool" dei russi Abstract Spirit, che si confermano immondi portatori di morte con un sound sempre a cavallo tra il funeral e il doom più lugubre. Quello che mi piace della band è l'utilizzo di eterei e fascinosi momenti di quiete che riescono a spezzare un avanzare che risulterebbe invece asfissiante e ostico da digerire. Rispetto al passato c'è da sottolineare una maggior apertura alle melodie, merito di un più ampio spazio concesso a splendidi tocchi di pianoforte, questo forse a discapito dell'imprevedibilità che contraddistingueva i trascorsi dell'act moscovita. La componente orrorifica che mi aveva indotto a taggare il precedente 'Theomorphic Defectiveness' come horror funeral doom, è sempre presente, ma attenuata da una maggior cura a livello delle orchestrazioni che rendono la musica del trio, decisamente più accessibile. Non manca neppure la soave performance vocale della brava Stellarghost ad affiancare il sempre intransigente A.K. iEzor, con il suo ormai caratteristico growling profondo. "Schizotherica", la seconda traccia, mette in evidenza il lato più buio e criptico del trio di Mosca, esibendone però anche il loro aspetto più spirituale: l'andamento è lento, le tastiere tarpano quello che invece sarebbe il suono catacombale degli Abstract Spirit, creato da un riffing pesante e distorto. Paurosi. Con i georgiani Ennui, che abbiamo avuto modo di conoscere qualche mese fa in occasione del loro secondo Lp, 'The Last Way', rimaniamo in anfratti oscuri e deprimenti, che tributano maggiormente al death doom piuttosto che al funeral. "Where the Common Sense is Ruined" è una song di 14 minuti dotata di una ritmica possente su cui si staglia la voce grossa di David Unsaved. Echi di My Dying Bride emergono nelle pieghe infinite di questa traccia, che mostra una certa predilizione per la componente solistica che arricchisce notevolmente la proposta del combo di Tbilisi e assume l'arduo compito di infrangere la cupezza indotta dal sound a tratti tenebroso, costruito dai nostri. "The Day of Abandonment" chiude un album tetro e mortifero, e direi che lo fa con assoluta eleganza, quella che contraddistingue gli Ennui e la loro proposta all'insegna dello spleen decadente e straziante. La traccia, dai risvolti foschi e assai sinistri, si fa apprezzare per gli ottimi arrangiamenti che rendono il sound magniloquente e a tratti estasiante. 'Escapism' alla fine si rivela un ottimo lavoro di funeral death doom, che sicuramente ingolosirà tutti i fan, e che dovrebbe indurre altri ad avvicinarsi ad un genere che è ancora in grado di regalare vere e profonde emozioni. (Francesco Scarci)

sabato 19 ottobre 2013

Abstract Spirit - Theomorphic Defectiveness

#PER CHI AMA: Funeral Doom, Skepticism
Con la Solitude Productions non c’è proprio verso di dormire sonni tranquilli. Dopo gli HellLight, torno a soffrire d’insonnia, tormentato da angosce e paure, contagiato dall’ascolto della nuova release dei russi Abstract Spirit, altra band che già abbiamo visionato sulle pagine del Pozzo. La proposta? Niente di più facile di un funeral doom, in cui un cavernoso e demoniaco vocalist si impossessa del microfono a partire dalla opening (e title) track, “Theomorphic Defectiveness”. Il sound del quartetto russo è decisamente meno accessibile rispetto a quello dei colleghi brasiliani sopraccitati. Meno accessibile perché di fondo vi è meno melodia, le tastiere sono decisamente meno invasive, seppur scandiscano i tempi, vi è un minor minimalismo sonoro; tuttavia qui si può trovare una maggiore imprevedibilità (l’uso delle trombe ad esempio nella breve “Leaden Dysthymia”), cosa assai rara per un genere ostico come questo. La cadenza dei nostri è sicuramente marziale, le ambientazioni nella loro cupezza, riescono addirittura ad infondere un senso di forte malessere interiore, tale da farci suggerire dalla label russa, l’etichetta per i nostri, di horror funeral doom band. Ben ci sta, aggiungo io, perché anche un ascolto non attento delle tracce, porterebbe a tale conclusione. Da brividi, non certo di piacere questa volta, l’impatto che il combo moscovita ha su chi scrive. L’oscurità di una notte senza luna si fa ancora più scura con la seconda song, “За сонмом цветных сновидений”, lenta e ossessiva nel suo macabro incedere. La voce da orco di A.K. iEzor è poi spaventosa, trasmettendo una malvagità primordiale. Le stridule ma efficaci chitarre offrono rari frangenti di epicità che richiamano il sound dei Primordial, ma non fatevi ingannare troppo, perché la musica dei nostri viaggia a rallentatore, seppur nella loro pomposa veste orchestrale. L’odio sgorga a fiumi dalla disarmonica quanto mai fluida colata lavica che emerge dagli strumenti di questo affascinante ensemble. Una voce femminile, quella di Stellarghost (la brava tastierista), fa capolino nella funerea “Prism of Muteness”, song che vanta un’ottima orchestrazione e anche la più varia del lotto. Con “Under Narcoleptic Delusions” si fa infatti ancora visita al catacombale antro della band, che chiude questo quarto capitolo della loro discografia con una monumentale cover degli Skepticism, “March October” per un finale all’insegna della cupezza totale. “Theomorphic Defectiveness” è in definitiva un album intrigante per certi versi, ma di difficilissimo approccio se non siete proprio dei fan del genere. Rischiereste seriamente di farvi male. (Francesco Scarci)

(Solitude Productions - 2013)
Voto: 70

sabato 5 novembre 2011

Abstract Spirit - Horror Vacui

#PER CHI AMA: Funeral Doom
In fatto di gusti musicali mi ritengo una persona fortunata. Ho maturato, con il tempo, un’attenzione quasi maniacale verso gli aspetti più prettamente spirituali della musica, in ogni loro incarnazione. Dico questo perché sono giunto alla conclusione che quasi esclusivamente il genere doom, nelle sue molte derivazioni, è riuscito a imprimere il suo stigma universale nel profondo dei cuori di molte creature, affascinate da un suono che punta quasi ad un’illuminazione mistica. “Horror Vacui” ne è l’esempio: squarcia di netto il confine tra reale e irreale, distrugge il senso di comprensione, isola dai nostri simili. Le sette tracce di questa formazione russa rappresentano a tutti gli effetti ciò che un ascoltatore degno di questo nome si può aspettare da un full-length totalmente funeral doom. Compaiono certamente le tastiere, magistralmente non invasive, che non si arrogano nessun diritto di prima linea e attenuano un pressante senso di panico che pare incombere all’orizzonte. L’epico suono delle trombe dirige una marcia funebre cosmica accompagnato da litanie da cattedrale sconsacrata (ricordo “Until death overtakes me”). Le voci si alternano, a seconda dell’andamento, in growl (lento), sospiri (sottofondo), urla maniacali (stacco di tempo e cambiamento di riff). Sebbene la registrazione pesante accentui la compressione delle chitarre, la direzione verso cui punta la band è decisamente legata ad interessi atmosferici. Non lo considero come un equilibrio di causa-effetto, ma di sicuro un motivo ci sarà se sei tracce su sette superano i dieci minuti. Eh si, devo ripeterlo ancora una volta, perché è fondamentale: “Horror Vacui” è un viaggio nelle regioni più remote dello spirito nella comune tradizione ‘funeral’, un viaggio da affrontare da soli e tutto d’un fiato. L’ascolto ripetuto può avere conseguenze fisiche, quindi fate attenzione. Un momento topico di questo incubo nero lo troverete nella seconda traccia, “Post Mortem”, sintesi di quello che dovrebbe essere un caposaldo del genere. Solitude Productions… La mia etichetta perfetta… (Damiano Benato)

(Solitude Productions)
Voto: 75