#PER CHI AMA: Funeral Doom, Skepticism |
Con la Solitude Productions non c’è proprio verso di dormire sonni tranquilli. Dopo gli HellLight, torno a soffrire d’insonnia, tormentato da angosce e paure, contagiato dall’ascolto della nuova release dei russi Abstract Spirit, altra band che già abbiamo visionato sulle pagine del Pozzo. La proposta? Niente di più facile di un funeral doom, in cui un cavernoso e demoniaco vocalist si impossessa del microfono a partire dalla opening (e title) track, “Theomorphic Defectiveness”. Il sound del quartetto russo è decisamente meno accessibile rispetto a quello dei colleghi brasiliani sopraccitati. Meno accessibile perché di fondo vi è meno melodia, le tastiere sono decisamente meno invasive, seppur scandiscano i tempi, vi è un minor minimalismo sonoro; tuttavia qui si può trovare una maggiore imprevedibilità (l’uso delle trombe ad esempio nella breve “Leaden Dysthymia”), cosa assai rara per un genere ostico come questo. La cadenza dei nostri è sicuramente marziale, le ambientazioni nella loro cupezza, riescono addirittura ad infondere un senso di forte malessere interiore, tale da farci suggerire dalla label russa, l’etichetta per i nostri, di horror funeral doom band. Ben ci sta, aggiungo io, perché anche un ascolto non attento delle tracce, porterebbe a tale conclusione. Da brividi, non certo di piacere questa volta, l’impatto che il combo moscovita ha su chi scrive. L’oscurità di una notte senza luna si fa ancora più scura con la seconda song, “За сонмом цветных сновидений”, lenta e ossessiva nel suo macabro incedere. La voce da orco di A.K. iEzor è poi spaventosa, trasmettendo una malvagità primordiale. Le stridule ma efficaci chitarre offrono rari frangenti di epicità che richiamano il sound dei Primordial, ma non fatevi ingannare troppo, perché la musica dei nostri viaggia a rallentatore, seppur nella loro pomposa veste orchestrale. L’odio sgorga a fiumi dalla disarmonica quanto mai fluida colata lavica che emerge dagli strumenti di questo affascinante ensemble. Una voce femminile, quella di Stellarghost (la brava tastierista), fa capolino nella funerea “Prism of Muteness”, song che vanta un’ottima orchestrazione e anche la più varia del lotto. Con “Under Narcoleptic Delusions” si fa infatti ancora visita al catacombale antro della band, che chiude questo quarto capitolo della loro discografia con una monumentale cover degli Skepticism, “March October” per un finale all’insegna della cupezza totale. “Theomorphic Defectiveness” è in definitiva un album intrigante per certi versi, ma di difficilissimo approccio se non siete proprio dei fan del genere. Rischiereste seriamente di farvi male. (Francesco Scarci)
(Solitude Productions - 2013)
Voto: 70