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domenica 17 luglio 2022

Spartiti - Austerità

#PER CHI AMA: Indie/Alternative
Austerità. Significa rigore, efficienza, serietà e giustizia nell'ortodossia berlingueriana. Una austerità morale per i potenti. Qui invece noi non ce la facciamo proprio più (“Io sono quello che non ce la faccio”, "Io non ce la Faccio", mette in musica l'incipit di "Bassotuba non c'è" di Nori). Non c'è il bassotuba e non c'è neanche "Babbo Natale", che venirlo a sapere proprio la sera della vigilia e proprio nella sede locale del PCI conferisce significati ulteriori, come se a non esistere fosse parecchio altro, ecco (il testo stavolta è di Simone Lenzi dei Virginiana Miller). Il materialismo poetico secondo Max Collini tende a tratti a sfrangiarsi: pensate all'interminabile "Vera", una dilavata e poco riuscita reinvenzione di "Khmer Rossa" degli Offlaga Disco Pax. O alla nebulosa rivisitazione dell'epopea dell'eresiarca reggiano Basilio Albrisio, che non porta in chiusura quel plusvalore narrativo contemporaneo ricontestualizzato che tutti attendono (a parte la solleticante immagine delle dodici devote apostolesse). Ma anche nella comunque irresistibile "Sendero Luminoso", dove il gioco viene svelato ahimè troppo presto. Funziona il noi-vs-essi (l'amore preventivo del palestrato e l'avvocatessa in carriera) raccontato in "Banca Locale", non per via della stereotipata caratterizzazione dei personaggi, quanto nell'individuazione dell'intoppo (“sarà della famiglia Cooper”). I suoni di Jukka Reverberi accompagnano egregiamente. Sanno essere canzone ("Austerità") oppure semplicemente raccontare le immagini ("Vera"), farsi solenni e autoritari ("Io non ce la Faccio"; in "Nuova Betlemme" non sentite qualcosa di "When the Tigers Broke Free" dei Pink Floyd?), raccontare mirabilmente, infine, la più dolorosa delle dissoluzioni ("Bagliore"). (Alberto Calorosi)

(Woodworm Records - 2016)
Voto: 72

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